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Concetti Chiave

  • Leon Battista Alberti, un umanista versatile del Rinascimento, è noto per il suo contributo all'architettura e alla teoria estetica rinascimentale.
  • La sua filosofia architettonica enfatizzava l'armonia e le proporzioni, modellate sull'organismo umano e integrate nel contesto urbano.
  • Tra i suoi progetti più celebri ci sono il Tempio Malatestiano e il Palazzo Rucellai, sebbene spesso delegasse l'esecuzione pratica ad altri.
  • Nei dialoghi "Della famiglia", Alberti esplora modelli di vita sociale e l'importanza della gestione saggia degli affari e della casa.
  • Alberti valorizzava l'uso del volgare per raggiungere un pubblico più ampio, sostenendo che il toscano potesse competere con il latino.

Leon Battista Alberti

Nato a Genova da famiglia fiorentina bandita da Firenze per motivi politici, Leon Battista Alberti (1404-1472) studiò nelle maggiori università dell'Italia settentrionale, a Padova e a Bologna. Si recò a Firenze solo nel 1428 e da allora visse fra Firenze e Roma. Fu un umanista coltissimo, letterato, filosofo, poeta; si occupò di politica e di giurisprudenza. Insieme a Leonardo da Vinci, rappresenta l'incarnazione di quell'ideale di uomo colto, versatile, completo, dai molteplici interessi, che la pedagogia umanistico-rinascimentale perseguiva.
Si occupò in sede teorica e pratica di varie arti, ma l'architettura fu quella che meglio rispondeva alla sua indagine scientifica e razionale. Ha lasciato testimonianza del suo metodo e della dottrina estetica rinascimentale negli scritti Della pittura (1436) e nel De re aedificatoria (1450-72). Le sue opere architettoniche sono rimaste incompiute o alterate nel corso della realizzazione pratica che il maestro affidava sempre ad altri. Aveva, infatti, come principio quello di tenere distinto il progetto dall'esecuzione. L'ideale estetico di Alberti si fonda sulla ricerca di forme perfettamente armoniche e proporzionate alla scala umana, modellate sull'organismo umano e definite in funzione dell'uomo. Nel campo dell'architettura, Alberti si occupa non dell'edificio in se stesso, ma dell'edificio inserito nel contesto della città; analogamente, studia l'intero complesso urbano in funzione degli edifici pubblici e privati di cui è composto e degli uomini che l'abiteranno.
Alberti approfondì con coscienza quasi da archeologo i problemi tecnici ed estetici dei monumenti romani e da lì trasse per i suoi progetti il senso dell'ordine e delle pro-porzioni. Ricordiamo il progetto del Tempio Malatestiano, voluto da Sigismondo Malatesta, signore di Rimini; il progetto per il palazzo commissionato dal ricco mercante fiorentino Giovanni Rucellai, che Alberti disegnò ma che fu seguito e realizzato da Bernardo Rossellino: il palazzo Rucellai è la più notevole delle opere fiorentine dell'Alber- ti. Sempre a Firenze progettò il disegno della facciata della chiesa di Santa Maria Novella e la Cappella di San Pancrazio; a Mantova progettò la chiesa di Sant'Andrea.
La sua concezione dell'architettura e della pittura, così come la sua attività artistica, testimoniano l'importanza di riferirsi all'arte antica, come mondo dominato dalla proporzione e dall'armonia, che egli considera le condizioni del bello nell'arte. Nei suoi dialoghi Della famiglia (1443) sono rappresentati modelli di vita propri di un mondo in cui il modo di vivere del mercante appare un punto di riferimento per l'intera società. Il mercante è l'accorto padre di famiglia che presiede a complesse attività economiche e che trova nella donna la custode dei beni da lui accumulati e nei figli i continuatori della sua opera.
Alberti scriveva di solito in latino, ma per i dialoghi Della famiglia fece uso del volgare, perché lingua capita da tutti. Riteneva che la lingua toscana non fosse inferiore al latino: avrebbe acquistato prestigio se i dotti l'avessero adoperata e migliorata. I libri Della famiglia contengono indicazioni su come gestire la casa e gli affari nel modo più saggio e proficuo; viene espresso un nuovo modo di concepire se stessi, i rapporti con gli altri, il proprio ruolo sociale. Il terzo libro è dedicato alla masserizia, cioè l'arte di gestire i propri beni. Il personaggio che ha la parte di maggior rilievo (Giannozzo) afferma che l'uomo può definirsi veramente sue tre cose: l'animo, il corpo e il tempo.
Il buon uso dell'animo si manifesta nella capacità d'instaurare buoni rapporti umani e non fare mai cosa di cui si dubiti che sia ben fatta; il buon uso del corpo consiste nel conservare la salute attraverso l'esercizio fisico e la dieta; il buon uso del tempo è finalizzato al miglioramento delle proprie condizioni di vita. Il tempo non è più di Dio (come nella concezione medievale) ma dell'uomo, fa quasi parte della sua natura, come il corpo. Gestire il proprio tempo equivale a razionalizzare la propria esistenza.
Alberti discute sul modo migliore di vivere. Occorre in primo luogo avere una casa e alimentarsi; la casa dev'essere di proprietà e ciò che occorre per l'alimentazione è bene che sia prodotto su terre proprie. Il valore che appare centrale nell'opera di Alberti è l'attività: il peccato maggiore è sprecare il tempo, non adoperarlo, perché è come gettare via la propria vita. Per Leon Battista Alberti una buona educazione è volta a fini pratici e concreti

Domande da interrogazione

  1. Chi era Leon Battista Alberti e quale fu il suo contributo principale?
  2. Leon Battista Alberti era un umanista, letterato, filosofo e architetto del Rinascimento, noto per il suo contributo all'architettura e alla teoria estetica rinascimentale, come evidenziato nei suoi scritti "Della pittura" e "De re aedificatoria".

  3. Qual era l'approccio di Alberti all'architettura?
  4. Alberti si concentrava sull'armonia e le proporzioni umane, considerando l'edificio nel contesto urbano e studiando l'intero complesso urbano in funzione degli edifici e degli abitanti.

  5. Quali sono alcune delle opere architettoniche più note di Alberti?
  6. Tra le opere più note di Alberti ci sono il Tempio Malatestiano a Rimini, il Palazzo Rucellai a Firenze, la facciata della chiesa di Santa Maria Novella e la chiesa di Sant'Andrea a Mantova.

  7. Come concepiva Alberti il tempo e la sua gestione?
  8. Alberti considerava il tempo come parte della natura umana, da gestire razionalmente per migliorare le proprie condizioni di vita, sottolineando l'importanza di non sprecarlo.

  9. Qual era la visione di Alberti sulla lingua e l'educazione?
  10. Alberti riteneva che la lingua toscana non fosse inferiore al latino e che il suo prestigio sarebbe aumentato con l'uso da parte dei dotti. Credeva in un'educazione pratica e concreta, volta a fini utili.

Domande e risposte