Concetti Chiave
- L'imprenditore può massimizzare il profitto riducendo i costi di produzione o aumentando i ricavi, che dipendono dal prezzo e dalla quantità venduta.
- Il costo-opportunità rappresenta il valore di ciò a cui si rinuncia quando si utilizza un fattore produttivo in un ciclo produttivo specifico, piuttosto che in un'alternativa più vantaggiosa.
- I costi fissi non variano con la quantità prodotta e comprendono le quote di ammortamento per nuovi impianti, mentre i costi variabili cambiano in base alla produzione e includono materie prime e utenze.
- L'analisi dei costi marginali e medi è fondamentale per l'imprenditore, che mira a produrre fino al punto in cui il costo medio è minimo, noto come ottimo tecnico.
- Le economie di scala permettono alle imprese di ridurre il costo medio per unità prodotta aumentando la produzione e sfruttando macchinari più avanzati per ottimizzare i processi.
Indice
- Che cosa e quanto produrre?
- I costi dell'impresa
- Il costo-opportunità
- I costi fissi
- Costi variabili
- Manodopera
- Costi delle utenze
- L’andamento dei costi variabili
- Costi variabili e produttività dei fattori variabili
- Il costo totale
- Il costo medio
- L’andamento del costo medio
- Il costo marginale
- L’andamento del costo marginale
- Ottimo tecnico
- I costi nel lungo periodo
- Le economie di scala
- L’offerta e l’ottimo economico
- L’equilibrio costi-ricavi
Che cosa e quanto produrre?
L'imprenditore, per conseguire il massimo profitto può agire in due modi: ridurre le spese necessarie per la produzione (costi) o aumentare le entrate derivanti dalla vendita dei propri prodotti (ricavi).L' incremento dei ricavi dipende dal prezzo di vendita e dalla quantità venduta.
I costi dell'impresa
La produzione comporta sempre dei costi per l' impresa che deve procurarsi i fattori produttivi pagandone un prezzo.I costi di produzione sono i sacrifici che l' impresa deve sopportare per procurarsi i fattori produttivi.
Il costo-opportunità
Si potrebbe pensare che l'utilizzo del terreno non debba essere considerato tra i costi di produzione. In effetti, da un punto di vista contabile, è così, perché quel costo non verrà preso in considerazione dalla contabilità aziendale in quanto non comporta alcuna spesa monetaria. Ma da un punto di vista economico la valutazione è diversa. Infatti un determinato impiego del fattore produttivo impedisce all'imprenditore un utilizzo alternativo dello stesso.Questa nozione più ampia del costo di produzione, che non si riferisce soltanto ai pagamenti di somme di denaro, nel linguaggio economico prende il nome di costo-opportunità: il costo dell'impiego di un fattore in un ciclo produttivo è dato dall' opportunità perduta per non averlo impiegato nel miglior modo alternativo.
Il costo-opportunità fa riferimento quindi non tanto a un' uscita di denaro, quanto a una mancata entrata. Esso può essere definito come il valore di ciò a cui si rinuncia per utilizzare il fattore produttivo.
Il costo di produzione può essere inteso in due diversi significati:
● Costo contabile: é l' insieme delle somme di denaro effettivamente sostenute dall'impresa per acquistare i fattori produttivi.
● Costo economico: é un concetto più ampio che comprende anche i costi-opportunità.
Nel significato economico, i costi di produzione non consistono necessariamente in un esborso monetario.
L'economista, a differenza del contabile, considera costi di produzione anche i cosiddetti costi-opportunità sopportati ogniqualvolta l'impresa si avvalga nella produzione di beni propri o di lavoro non retribuito per i quali non paga denaro.
Prendiamo il caso di un imprenditore agricolo che coltivi un terreno di sua proprietà, per il quale non deve quindi pagare alcuna rendita.
Si potrebbe pensare che l'utilizzo del terreno non debba essere considerato tra i costi di produzione.
In effetti, da un punto di vista squisitamente contabile, così, perché quel costo non verrà preso in considerazione dalla contabilità aziendale in quanto non comporta alcuna spesa monetaria.
Allo stesso modo l'imprenditore che investe nell'impresa denaro proprio deve imputare tra i costi di produzione l'interesse che avrebbe ricavato se avesse impiegato i propri risparmi in altro modo, magari depositandoli presso un istituto di credito o acquistando titoli di Stato. Questa nozione più ampia del costo di produzione, che non si riferisce soltanto ai pagamenti di somme di denaro, nella letteratura economica prende il nome di costo-opportunità: il costo dell'impiego di un fattore in un ciclo produttivo dato dall'opportunità perduta per non averlo impiegato nel miglior modo alternativo.
Il costo-opportunità fa riferimento quindi non tanto a un'uscita di denaro, quanto a una mancata entrata.
Il costo-opportunità dunque una conseguenza del problema della scarsità delle risorse.
Nel costo economico di produzione viene anche fatto rientrare il compenso minimo riconosciuto all'imprenditore per lo svolgimento della sua attività, definito come profitto normale per distinguerlo dal profitto vero e proprio che matura soltanto nel caso in di ricavi della impresa superino i costi di produzione.
Quindi, quando parleremo di profitto ci si riferirà all'extraprofitto e non al profitto normale tecnicamente, rappresenta un costo economico.
Esiste un'altra importante nozione di costo che non può essere contabilizzata e che sfugge all'analisi dei bilanci aziendali ma non a quella degli economisti.
Si tratta dei cosiddetti costi sociali che derivano dai danni che l'attività dell’ impresa provoca alla collettività o a singoli individui e per i quali l'impresa non sarebbe chiamata a pagare una somma di denaro.
Accade dunque che a fronte di un vantaggio per l'impresa privata corrisponda un danno per la collettività che non viene fatto rientrare dall'imprenditore tra i costi di produzione.
I costi fissi
I costi fissi sono quelli che non variano al variare della quantità prodotta.Una particolare attenzione va dedicata alle quote di ammortamento. Gli impianti e macchinari invecchiano sia fisicamente che economicamente in conseguenza al progresso tecnologico che li rende obsoleti.
L’imprenditore deve pertanto prevedere il momento in cui sarà necessario acquistare nuovi impianti e accantonare la somma di denaro che si renderà necessaria per tale evenienza.
Ciò è possibile mediante l’ammortamento, cioè l’accantonamento di quote annuali calcolate in modo piuttosto approssimativo.
L’incidenza sul costo fisso di ogni singola unità prodotta varia notevolmente con l’aumentare della produzione.
Un compito molto importante sta nel dimensionare gli impianti per sfruttarli al meglio delle loro potenzialità prevedendo sia l’andamento della domanda che l’evoluzione del mercato.
Per queste ragioni l’imprenditore è alla ricerca costante di soluzioni che consentano un’ampia flessibilità di impiego dei fattori produttivi. Una strategia molto praticata al riguardo è quella dell’outsourcing che consiste nell’affidare un processo organizzativo a un fornitore esterno il quale ne assume completamente il governo diventando l’unico responsabile e proprietario degli investimenti e delle risorse necessarie.
L’immutabilità dei costi fissi ha tuttavia determinati limiti. Ogni impianto è in grado di sopportare fino a un certo livello di produzione, oltre il quale è necessario sostituirlo con un altro più adeguato.
Costi variabili
I costi variabili variano in funzione della quantità prodotta, sono variabili i costi per l’acquisto di materie prime , I costi per le utenze, i costi commerciali e i costi di amministrazione.
Manodopera
La natura variabile o fissa del costo della manodopera è fronte di perplessità.La questione attiene essenzialmente alla possibilità giuridica dell’impresa di assumere o licenziare liberamente i propri dipendenti in base alle necessità produttive del momento. In Italia le imprese non hanno facilità di adeguare rapidamente l’organico in relazione al fabbisogno produttivo, il costo della manodopera è considerato di tipo fisso. Infatti, anche in presenza di cali di produzione l’impresa dovrebbe continuare a corrispondere regolarmente i salari i propri dipendenti.
Il costo di alcuni tipi di rapporti di lavoro, come quello straordinario, a tempo determinato e le collaborazioni coordinate e continuative, rientrerebbero tra i costi variabili.
Costi delle utenze
Per costi delle utenze ci riferiamo per l’elettricità, gas, acqua, telefono ecc. costi che sono correlati ai volumi di produzione.(È altrettanto vero che le bollette devono essere pagate indipendentemente dal consumo).
L’andamento dei costi variabili
Quando la produzione è pari a zero essi sono nulli. Nella fase iniziale della produzione aumentano lentamente con incrementi meno che proporzionali fino al punto di subire incrementi elevatissimi anche al minimo aumento produttivo.
Costi variabili e produttività dei fattori variabili
La produttività dei fattori variabili inizialmente era crescente quindi da una certa quantità in poi decrescente, fino ad arrivare al risultato per cui un ulteriore aggiunta di fattore determina una riduzione della produzione.I fattori variabili si combinano meglio con gli impianti esistenti e di conseguenza si verificano meno sprechi, pochi guasti e rari incidenti, quando invece gli impianti vengono sfruttati più intensamente gli incidenti si verificano con ritmo crescente, la manutenzione delle strutture si fa più pesante , la quantità di materie prime deperisce o viene sprecata, tutto ciò determina un’espansione dei costi variabili. Tutti questi inconvenienti determinano una scarsa efficienza produttiva.
Il costo totale
Il costo totale è formato dalla somma dei costi fissi e dei costi variabili, che può dunque definirsi come l’insieme delle spese sostenute dall’imprenditore per realizzare l’intera produzione.L’andamento del costo totale è lo stesso dei costi variabili perciò il costo totale coinciderà con i costi fissi.
Il costo medio
Il costo unitario medio o costo unitario (CUM) È dato dal rapporto tra il costo totale e la quantità prodotta.
L’andamento del costo medio
Le variazioni del valore del costo medio all’aumentare della produzione sono influenzate sia dalla componente dei costi fissi, sia da quella dei costi variabili.
Il costo marginale
Il costo marginale (CMg) corrisponde alla variazione del costo totale che deriva dalla produzione di una unità aggiuntiva di prodotto.
L’andamento del costo marginale
Anche il costo marginale segue l’aumento della produzione con andamento prima del crescente e poi decrescente, ma l’intensità delle variazioni è diversa, infatti nel costo marginale la componente dei costi fissi non esercita alcuna influenza: le variazioni dipendono esclusivamente dai costi variabili.
Ottimo tecnico
Per l’imprenditore l’analisi dei costi è fondamentale. Intuitivamente potremmo dire che egli avrà convenienza a spingere la produzione fino al punto di fuga dove il valore del costo medio è minimo.Così facendo, infatti, sfrutterà i propri impianti al costo più basso (ottimo tecnico).
Tuttavia, come noto, l’obbiettivo dell’imprenditore non è tanto quello di minimizzare i costi, quanto piuttosto di rendere massimo i profitti.
I costi nel lungo periodo
L’andamento a U delle curve dei costi non può valere nel diverso contesto di lungo periodo.La sostituzione degli impianti con altri più efficienti fa sì che si assista al susseguirsi di curve il cui valore minimo è sempre più basso. Ogni curva rappresenta l’andamento dei costi breve periodo con un dato impianto.
Grazie alle innovazioni tecnologiche al miglioramento delle tecniche produttive, queste curve tendono a spostarsi verso destra e il basso, significa che i nuovi impianti permettono di realizzare maggiori produzioni a costi sempre inferiori.
L’andamento del costo medio nel lungo periodo è rappresentato dalla linea che congiunge i punti minimi delle curve.
Le economie di scala
L’economia di scala è una strategia utilizzata dalle imprese per produrre beni e servizi su larga scala riducendo i costi e aumentando i guadagni.Le imprese che attuano questa strategia investono grandi capitali nel processo di produzione e nei macchinari di nuova generazione così da ottimizzare e aumentare il volume di produzione. L’aumento delle unità prodotte comporterà un incremento di acquisti di materie prime che verrà quindi effettuato su larga scala a prezzi minori.
Si parla di economie di scala quando il costo medio per ogni unità prodotta diminuisce al crescere dell’output prodotto.
Esempio: L’impresa X che si occupa della produzione di scarpe decide di innovare il processo produttivo e apportare nuovi macchinari sostituendo la lavorazione manuale con quella robotica. L’acquisto di questo nuovo impianto comporterà un aumento della produzione e una tempistica di produttiva minore da cui deriverà l’incremento dell’acquisto di materie prime effettuato su larga scala.
- Prima delle innovazioni il costo totale era di 100 e la quantità prodotta era 10; costo Medio = 10
- In seguito alle innovazioni e all’acquisto su larga scala il costo totale è 80 e la quantità prodotta 15; costo Medio 5,3.
Unità prodotta Costo medio
Prima 10 10
Dopo 15 5,3
L’offerta e l’ottimo economico
Secondo la legge dell’offerta la quantità offerta aumenta all’aumentare del prezzo di vendita e viceversa diminuisce al diminuire del prezzo di vendita. La condizione di ottimo economico è caratterizzata dal massimo profitto, l'imprenditore avrà quindi convenienza a spingere la produzione fintanto che il costo di produzione dell’ultima unità prodotta sia inferiore al ricavo ottenuto dalla sua vendita.
L’equilibrio costi-ricavi
L’imprenditore deve evitare che i ricavi ottenuti dalla vendita siano inferiori ai costi sostenuti per realizzarla. Quando i ricavi eguagliano i costi si ha un punto di pareggio, ovvero la quantità di prodotto venduto necessaria per coprire i costi di produzione. Se i ricavi ottenuti superano i costi sostenuti si avrà un utile, in caso contrario una perdita.Quando le imprese hanno bisogno di ottenere un finanziamento si rivolgono prevalentemente alle banche, le quali valuteranno il punto di pareggio dell’impresa richiedente il finanziamento per poter accertarsi che questa riesca ad affermarsi sul mercato e a realizzare una redditività sufficiente a garantire la restituzione del prestito e il pagamento degli interessi.
Domande da interrogazione
- Qual è la differenza tra costo contabile e costo economico?
- Come si classificano i costi fissi e variabili?
- Cosa si intende per economie di scala?
- Qual è l'importanza dell'ottimo tecnico per un imprenditore?
- Come si raggiunge l'equilibrio costi-ricavi?
Il costo contabile si riferisce alle somme di denaro effettivamente spese dall'impresa per acquistare i fattori produttivi, mentre il costo economico include anche i costi-opportunità, che rappresentano il valore delle opportunità perse per non aver impiegato i fattori produttivi nel modo alternativo migliore.
I costi fissi non variano con la quantità prodotta e includono elementi come le quote di ammortamento, mentre i costi variabili cambiano in base alla quantità prodotta e comprendono costi per materie prime, utenze, e costi commerciali.
Le economie di scala si riferiscono alla strategia di produzione su larga scala che riduce i costi medi per unità prodotta, aumentando i guadagni grazie a investimenti in macchinari e processi produttivi più efficienti.
L'ottimo tecnico è importante perché rappresenta il punto in cui il costo medio è minimo, permettendo all'imprenditore di sfruttare gli impianti al costo più basso, anche se l'obiettivo principale rimane massimizzare i profitti.
L'equilibrio costi-ricavi si raggiunge quando i ricavi ottenuti dalla vendita eguagliano i costi sostenuti per la produzione, determinando un punto di pareggio. Se i ricavi superano i costi, si ottiene un utile; altrimenti, si verifica una perdita.