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Concetti Chiave

  • L'architettura novecentista fu al centro di dibattiti negli anni '30, con critiche da parte di figure come Pier Maria Bardi, che cercò di influenzare Mussolini verso lo stile razionalista.
  • Nonostante le critiche, lo stile novecentista si affermò e fu parte integrante della Triennale di Milano, evidenziato da un manifesto del 1930.
  • La Triennale coinvolse artisti come Archille Funi, che espose opere con elementi classici e mitologici tipici dello stile novecentista.
  • Nel 1933, la nuova sede della Triennale ospitò pitture murali di artisti come Sironi e De Chirico, che usarono l'arte come strumento propagandistico per il regime fascista.
  • Corrado Cagli presentò opere come "Preparativi di guerra" e "La battaglia di San Martino e Solferino", caratterizzate da uno stile moderno e influenze cubiste e rinascimentali.

Triennale di Milano – Storia e architettura novecentista

Negli anni trenta, l’architettura novecentista entrò al centro di un dibattito attivo riguardante il suo valore artistico, personaggi come Pier Maria Bardi, primo direttore della Galleria del Milione, iniziarono ad attaccare aspramente questo stile. Bardi era infatti anche il direttore della rivista “Quadrante” insieme all’amico e collega Massimo Bontempelli e in un articolo del giornale pubblicò quella che viene conosciuta come la Tavola degli orrori, ovvero un’illustrazione che raggruppava vari edifici in stile novecentista, particolarmente apprezzato dal regime fascista. L’obiettivo di Bardi era infatti quello di mostrare la tavola a Benito Mussolini in modo da poterlo convincere dell’inadeguatezza dello stile novecentista e avvicinarlo invece a quello razionalista. L’incontro avvenne effettivamente a Roma nel 1931 durante la mostra dell’architettura razionale ma l’obiettivo non venne mai pienamente raggiunto. Questo stile infatti diventò sempre più conosciuto ed utilizzato, tanto da essere anche parte integrante della storia della Triennale di Milano, nel 1930 per l’appunto, venne pubblicato un manifesto nella cui facciata era presente un arco, tipico elemento dell’architettura novecentista.

Inoltre, nella vera e propria mostra vennero coinvolti artisti come Archille Funi, pittore del Novecento che propose opere tra cui “Storie di Didone”, dove la sua matrice novecentista appare evidente in particolare nel classicismo, nel riferimento mitologico, e nella presenza di un’architettura vagamente rinascimentale. Poco dopo, nel 1933, venne costruita la nuova sede della triennale per mano di Munzio vicino al Parco del Castello, la funzione principale ovviamente era quella di dare maggiore attenzione alla pittura decorativa e quindi giocò un ruolo essenziale la pittura murale, instaurando un dialogo vivo tra l’architettura e il muralismo, per questo vennero coinvolti i maggiori artisti del tempo come Sironi con “Le opere i giorni” oppure Funi con “Giochi atletici italiani” e De Chirico con “Cultura italiana”, ma anche Carrà, Cagli, Savinio e Casorati. Lo stesso Sironi era convinto della validità della pittura murale come strumento di propaganda politica per il regime fascista, a cui lui aderiva fermamente. Una delle poche parti rimaste ancora oggi nel palazzo è l’affresco di De Chirico, insieme al mosaico di Gino Severini “Le arti”, esemplificate da muse e sullo sfondo immagine che rappresenta sinteticamente diversi luoghi italiani (duomo Firenze, Torri Bologna, Colosseo nella parte di De Chirico), anche se in Severini è chiara la presenza dell’antico e del moderno in gru e palazzi proprio per la sua formazione ed appartenenza all’avanguardia futurista.
Corrado Cagli presentò in questa occasione la sua opera “Preparativi di guerra”, in cui mostra uno stile più espressivo, in realtà tutt’oggi non esiste più la vera copia originale mostrata alla triennale, ma solo il dipinto preparatorio, comunque leggibile, si nota infatti l’ispirazione di matrice classica sia a livello contenutistico (episodio che deriva dall’epoca romana) che a livello stilistico (dagli abiti e dalla presenza di un edificio classico). Tre anni dopo invece, alla triennale del 1936, realizzò l’opera intitolata “La battaglia di San Martino e Solferino”, anche in questo caso purtroppo l’originale è andata persa anche se sono rimaste a nostra disposizioni altre testimonianze della sua parvenza, come ad esempio le illustrazioni conservate nell’archivio della Triennale. Lo stile è pensato come moderno, essenziale e geometrizzato, sia con riferimenti alla contemporaneità del cubismo che anche allo stile più tradizione di Paolo Uccello in particolare nel suo quadro “Battaglia”, da cui Cagli sembra riprendere le lance.

Domande da interrogazione

  1. Qual era l'obiettivo di Pier Maria Bardi riguardo l'architettura novecentista?
  2. Pier Maria Bardi mirava a convincere Benito Mussolini dell'inadeguatezza dello stile novecentista, cercando di avvicinarlo allo stile razionalista, ma non riuscì pienamente nel suo intento.

  3. Quali artisti furono coinvolti nella Triennale di Milano e quali opere presentarono?
  4. Artisti come Archille Funi, Sironi, De Chirico, Carrà, Cagli, Savinio e Casorati furono coinvolti, presentando opere come "Storie di Didone", "Le opere i giorni", "Cultura italiana" e "Preparativi di guerra".

  5. Qual era la funzione principale della nuova sede della Triennale costruita nel 1933?
  6. La nuova sede della Triennale, costruita da Munzio, aveva la funzione principale di dare maggiore attenzione alla pittura decorativa, instaurando un dialogo tra architettura e muralismo.

  7. Quali elementi caratterizzano l'opera "Preparativi di guerra" di Corrado Cagli?
  8. "Preparativi di guerra" di Corrado Cagli è caratterizzata da uno stile espressivo con ispirazione classica, sia a livello contenutistico che stilistico, nonostante l'originale non esista più.

  9. Come si manifesta l'influenza del futurismo nell'opera di Gino Severini?
  10. Nell'opera di Gino Severini, "Le arti", l'influenza del futurismo si manifesta attraverso la presenza di elementi antichi e moderni, come gru e palazzi, riflettendo la sua formazione avanguardista.

Domande e risposte