Concetti Chiave
- I contratti di buona fede nel diritto romano seguono il principio dell'utilitas contraensium, che valuta l'utilità per le parti contraenti.
- I criteri soggettivi di responsabilità si basano sull'atteggiamento psicologico del debitore, distinguendo tra dolo e colpa, con diverse tipologie di colpa riconosciute dai romani.
- La culpa levis, la culpa lata e la culpa in concreto sono tre tipi di colpa, con la colpa in concreto misurata sulla diligenza che una persona applica ai propri affari.
- I criteri oggettivi non considerano lo stato psicologico; un debitore è responsabile tranne nei casi di forza maggiore o caso fortuito.
- Nei contratti di comodato, il comodatario ha una responsabilità elevata per custodia tecnica, mentre nel deposito il depositario è responsabile principalmente per dolo.
Indice
Contratti di buona fede
I contratti di buona fede sono i contratti permeati dalla buona fede contrattuale. Per questi contratti si segue un criterio definito «criterio della utilità dei contraenti (utilitas contraensium)».
I criteri soggettivi sono quelli in cui si tiene conto dell’atteggiamento psicologico tenuto dal debitore nei confronti dell’evento dannoso. In base ad essi esistono il dolo e la colpa. Il dolo è la volontà in ordine all’evento; la colpa, invece, è la volontà in ordine a una condotta inidonea a evitare l’evento (per negligenza, imprudenza o imperizia). Chi è in colpa, dunque, non vorrebbe che uno specifico evento si verifichi, ma assume un comportamento imprudente da cui scaturisce una colpa (si pensi, ad esempio, a un ragazzo che tira una pallonata in prossimità di un barbiere; per imprudenza o imperizia, la palla colpisce le mani del barbiere che, per questo, taglia erroneamente la gola all’uomo cui stava facendo la barba. L’evento verificatosi non è stato voluto dal ragazzo che, tuttavia, lo ha provocato assumendo un atteggiamento imprudente.
Tipologie di culpa romana
I romani distinguevano tre differenti tipologie di culpa:
- la culpa levis (colpa lieve) è parametrata sulla diligenza che è solito avere l’uomo medio (bonus vir), ovvero il padre di famiglia;
- la culpa lata è la colpa di colui il quale non capisce quello che tutti gli altri capiscono;
- la culpa in concreto, infine, è quella che è parametrata sulla diligenza che si è soliti avere nei propri affari. Se un soggetto esegue una prestazione con una perizia minore a quella propria della sua professione, in questo caso si ha inadempimento. Si pensi, ad esempio, a uno scultore che esegue in modo approssimativo una scultura: eseguendo la prestazione in modo meno accurato di quanto dovrebbe, egli comette una culpa in concreto. In tal caso i romani parlavano di diligentia quam sui o quam in sui, la quale attiene alla diligenza che si è soliti avere nei propri affari. Chi è tenuto a eseguire la prestazione, sarà ritenuto responsabile solo per colpa commissiva (nel caso in cui egli abbia direttamente provocato un danno all’oggetto della prestazione) e mai per colpa omissiva (qualora eventuali deterioramenti non siano stati provocati dal debitore).
Criteri oggettivi di responsabilità
I criteri di carattere oggettivo, invece, prescindono dall’aspetto psicologico. Ne è un esempio la cosiddetta «responsabilità per custodia tecnica», che oggi viene fatta ricadere nel caso di cosiddetta «responsabilità oggettiva». Il debitore è sempre responsabile a parte due casi: caso fortuito e forza maggiore (vis maior cui resistit non potest). Al di fuori di questi casi, in presenza di un criterio oggettivo il debitore è sempre responsabile.
Contratto di comodato d’uso
Contratto di comodato d'uso
Si consideri, ad esempio, il contratto di comodato: un soggetto, comodante, consegna a un secondo soggetto, il comodatario, affinché quest’ultimo possa usarlo gratuitamente. In tal caso, l’utilità maggiore ricade sul comodatario, poiché egli può servirsi di un bene a titolo gratuito. Egli, dunque, ha una responsabilità estremamente gravosa: egli è responsabile per custodia tecnica (quindi in tutti i casi eccetto quello fortuito o di forza maggiore).
Contratto di deposito
Contratto di deposito
Diverso è il caso del contratto di deposito, in cui un soggetto deponente consegna a un soggetto (depositario) affinché costui lo custodisca gratuitamente. In questo caso, quindi, la maggiore utilitas sarà del deponente. La responsabilità del depositario, dunque, è meno gravosa di quella del comodatario. Sulla base del canone della utilitas contraensium, secondo il diritto romano il depositario era responsabile solo per dolo.
Domande da interrogazione
- Cosa sono i contratti di buona fede nel contesto romano?
- Quali sono i criteri soggettivi di responsabilità nel diritto romano?
- Come si definisce la culpa in concreto?
- Cosa caratterizza i criteri oggettivi di responsabilità?
- Qual è la differenza di responsabilità tra il comodatario e il depositario?
I contratti di buona fede sono quelli permeati dalla buona fede contrattuale e seguono il criterio della "utilitas contraensium", che considera l'utilità dei contraenti.
I criteri soggettivi considerano l'atteggiamento psicologico del debitore verso l'evento dannoso, distinguendo tra dolo e colpa, con diverse tipologie di culpa come culpa levis, culpa lata e culpa in concreto.
La culpa in concreto è parametrata sulla diligenza che si è soliti avere nei propri affari, e si verifica quando un soggetto esegue una prestazione con perizia inferiore a quella della sua professione, risultando in inadempimento.
I criteri oggettivi prescindono dall'aspetto psicologico e includono la responsabilità per custodia tecnica, dove il debitore è responsabile eccetto nei casi di caso fortuito e forza maggiore.
Nel contratto di comodato, il comodatario ha una responsabilità gravosa per custodia tecnica, mentre nel contratto di deposito, il depositario è responsabile solo per dolo, poiché la maggiore utilitas è del deponente.