Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Il bilancio dello Stato è un mezzo per governare l'economia e attuare politiche pubbliche specifiche, come politiche fiscali e tributarie.
  • L'interventismo statale nell'economia ha radici storiche legate a politiche di espansione territoriale ed economica.
  • La misura dell'intervento statale nell'economia di mercato è una questione dibattuta nel pensiero economico moderno.
  • Nell'economia occidentale moderna, scuole di pensiero come la Scuola dell'Economia classica e il Neo-Liberismo promuovono l'autoregolazione del mercato.
  • L'idea di un mercato che può raggiungere un equilibrio autonomamente è centrale nel pensiero economico di diverse correnti, inclusa la Nuova Macroeconomia Classica.

Indice

  1. Il bilancio dello Stato
  2. Interventismo storico dello Stato
  3. Pensiero economico moderno

Il bilancio dello Stato

Che il bilancio dello Stato, e le decisioni che riguardano le entrate pubbliche da una parte e le spese pubbliche dall’altra, possano essere uno strumento di governo dell’economia, e di realizzazione quindi di specifiche politiche pubbliche (politica economica; politica di bilancio in senso stretto, per la fissazione dei saldi e del livello di indebitamento; politiche fiscali e tributarie) è – storicamente – un approdo cui si è giunti con il crescente sviluppo delle funzioni dello Stato, e quindi con il crescente interventismo dello Stato nell’Economia.

Interventismo storico dello Stato

Questo interventismo è un dato storico, legato alle politiche internazionali di espansione territoriale o di espansione economica e commerciale (guerra, colonialismo ecc.). Ciò che costituisce una questione discussa nel pensiero economico moderno, fin dai suoi albori, è la misura (minima o massima) di questo intervento dello Stato nella regolazione dell’economia di mercato, cioè quale debba essere la sua dimensione ottimale.

Pensiero economico moderno

Nell’economia occidentale moderna, a cominciare dal pensiero della c.d. Scuola dell’Economia classica (pensatori inglesi della seconda metà del ’700 e della prima metà dell’800 come Adam Smith [1723-1790], David Ricardo [1772- 1823], ecc.), e poi del c.d. Neo-Liberismo economico (Friedrich von Hayek [1899-1992], Ludwig von Mises [1881- 1973], per arrivare alla c.d. Nuova Macroeconomia Classica (Robert Lucas Jr.[1937], Thomas Sargent [1943]), rimane centrale l’idea di un mercato in perfetta libera concorrenza che è capace, entro certi limiti, di autoregolarsi, o comunque capace di raggiungere “da solo”, per dinamiche interne di funzionamento, una situazione di equilibrio tra domanda e offerta (di beni/servizi, di lavoro, di capitale, ecc.).

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