Concetti Chiave
- Negli anni '90 in Italia, furono introdotte innovazioni lavoristiche come assunzioni a tempo determinato e nuovi contratti di lavoro per affrontare la crisi economica.
- La globalizzazione inizialmente stimolò la crescita economica, ma successivamente causò una crisi nei Paesi occidentali a causa della concorrenza dei Paesi con costi del lavoro inferiori.
- Le nuove tecnologie e l'introduzione dell'euro trasformarono l'assetto produttivo, diminuendo l'efficacia del settore produttivo locale.
- Gli economisti proposero di rendere le imprese più flessibili per affrontare la concorrenza, ottimizzando i costi e adattandosi ai cambiamenti del mercato globale.
- La flessibilità del lavoro si riferisce a una gestione della forza lavoro che risponde rapidamente alle variazioni ambientali e alle esigenze aziendali.
Sviluppo del diritto del lavoro negli anni novanta
All’inizio degli anni 90 del XX secolo, nonostante l’eliminazione della scala mobile, la situazione economica dell’Italia appariva drammatica.
Nel tentativo di porvi rimedio, alla fine degli anni 80 sono state introdotte molte innovazioni lavoristiche: vennero incentivate le assunzioni a tempo determinato; fu favorito il collocamento tramite richiesta nominativa. Sono stati introdotti nuovi tipi di contratto di lavoro (a tempo parziale e di formazione) e, infine, l’istituto dell’indennità di anzianità è stato sostituito dal TFR.
Contestualmente, si sono rese più efficaci le visite di controllo sui lavoratori in malattia tramite la previsione delle fasce orarie di reperibilità domiciliare; sono state anche rafforzate le garanzie dei lavoratori soprattutto in merito al licenziamento.
Durante gli anni novanta, la globalizzazione ha favorito gli scambi commerciali fra diverse aree economiche.
In un primo momento ciò favorì una grande crescita economica; a lungo andare, però, la globalizzazione diede vita a una crisi economica: nei cosiddetti «Paesi del secondo mondo», in particolare la Cina, i costi del lavoro erano nettamente inferiori a quelli dei Paesi occidentali. Questi ultimi importarono moltissimi prodotti dai Paesi in via di sviluppo e ciò alimentò la crisi economica di interi settori industriali, sbaragliati dalla concorrenza estera.La situazione fu ulteriormente aggravata dallo sviluppo inarrestabile delle nuove tecnologie, che rivoluzionarono totalmente l’assetto produttivo, e dall’introduzione della moneta unica europea: l’euro. L’efficacia del settore produttivo diminuì drasticamente e gli economisti proposero di risolvere la situazione rendendo più flessibili le imprese: essi sostenevano che soltanto un’azienda flessibile è in grado di ottimizzare i costi e di tenere testa alla concorrenza.
L’espressione «flessibilità del lavoro» fa riferimento a una modalità di gestione della forza lavoro caratterizzata da un'elevata adattabilità alle variazioni dell'ambiente produttivo, in relazione sia alle esigenze aziendali sia allo sviluppo del mercato economico globale.