Concetti Chiave
- Il rifinanziamento del debito nell'eurozona avviene in una valuta non controllata dai singoli stati, simile a un debito in valuta estera, ma con interessi passivi più bassi.
- La crisi ha accentuato la tensione tra la necessità di coordinamento economico e la resistenza degli stati a cedere sovranità, creando divisioni tra paesi creditori e debitori.
- Sentimenti antieuropei sono cresciuti in tutta l'UE, sia nei paesi del sud con finanze precarie che nei paesi del nord chiamati a interventi solidali.
- Per affrontare la crisi, l'eurozona ha creato strumenti temporanei come l'Efsf e, successivamente, lo strumento permanente Esm per sostenere finanziariamente i paesi in difficoltà.
- La Germania ha fortemente sostenuto l'Esm, richiedendo il coinvolgimento dei parlamenti nazionali, inclusi il Bundestag, per gli impegni che potrebbero limitare la sovranità nazionale.
Strategia economica del quantitative easing
Oggi il rifinanziamento del debito dei singoli paesi della zona euro avviene in una valuta di cui non controllano il valore, quasi come se fosse un debito in valuta estera. In compenso, da che esiste l’euro, gli stati possono avvalersi di interessi passivi molto più bassi che in passato.
La crisi ha provocato una rinnovata tensione fra la tendenza degli stati a non cedere ulteriori poteri e l’opposta esigenza di un più stretto coordinamento delle politiche economiche e finanziarie e, quindi, di un più penetrante ruolo dell’Unione; nonché forti tensioni fra «paesi creditori» e «paesi debitori», ovvero fra i paesi con una più solida finanza pubblica (decisi a non assumersi i costi del debito altrui, e comunque a richiedere in cambio di aiuti draconiane politiche di austerità) e quelli in condizioni più precarie (che hanno comunque bisogno di tempi lunghi per rimettere a posto i conti senza imporre ai loro cittadini sacrifici intollerabili).
Dopo molte esitazioni che hanno aggravato la situazione sui mercati, gli stati della zona euro hanno dovuto ricorrere a massicci interventi di sostegno. Prima si sono allestiti strumenti temporanei volti a dar respiro finanziario ai paesi in difficoltà (in particolare, il fondo europeo di stabilità finanziaria, cosiddetto fondo salva-stati noto con l’acronimo Efsf). Successivamente si è faticosamente concordata l’istituzione di uno strumento permanente, attraverso una miniriforma del Tfue (art. 136), affiancata dalla firma di un trattato ad hoc sottoscritto dai soli stati dell’eurozona (il Trattato che istituisce il meccanismo europeo di stabilità, ossia il fondo salva-stati noto con l’acronimo Esm). La scelta è stata fortemente voluta dalla Germania, il cui Tribunale costituzionale, come ribadito in una sentenza del settembre 2012, richiede il coinvolgimento delle istanze democratiche nazionali (cioè del Bundestag, chiamato assieme agli altri parlamenti ad autorizzare la ratifica) in caso di ulteriori impegni europei suscettibili di limitare la sovranità nazionale.
Domande da interrogazione
- Qual è stato l'impatto della crisi economica sulla gestione del debito nella zona euro?
- Quali strumenti sono stati adottati per sostenere i paesi in difficoltà nella zona euro?
- Qual è stato il ruolo della Germania nella creazione del meccanismo europeo di stabilità?
La crisi ha accentuato le tensioni tra la necessità di un maggiore coordinamento economico e la riluttanza degli stati a cedere poteri, oltre a creare divisioni tra paesi creditori e debitori.
Sono stati creati strumenti temporanei come l'Efsf e successivamente un meccanismo permanente, l'Esm, per fornire supporto finanziario ai paesi in difficoltà.
La Germania ha fortemente sostenuto la creazione dell'Esm, richiedendo il coinvolgimento delle istanze democratiche nazionali per qualsiasi impegno europeo che potesse limitare la sovranità nazionale.