Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • L'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori sanziona le condotte antisindacali, ovvero comportamenti datoriali che impediscono o limitano le libertà sindacali.
  • La norma si applica esclusivamente ai datori di lavoro, che possono essere ritenuti responsabili anche per azioni antisindacali compiute da collaboratori o dipendenti.
  • È considerata condotta antisindacale qualsiasi azione che ostacoli la libertà sindacale, includendo atti non definibili a priori, rendendo l'articolo una norma aperta.
  • Le condotte antisindacali possono essere sia giuridiche che materiali, e devono essere attuali per essere contestabili in giudizio.
  • Esiste una distinzione tra condotte giuridicamente rilevanti e quelle che, pur antagonistiche, sono legittime nei fatti e non violano i diritti sindacali.

Statuto dei lavoratori - Articolo 28

Lo Statuto dei lavoratori contiene uno strumento efficace per punire le violazioni delle libertà sindacali: si tratta dell’art. 28, che sanziona appunto le condotte antisindacali. Si considerano tali tutti i comportamenti datoriali volti a impedire o limitare l’esercizio delle prerogative ex art. 39 Cost. Mentre gli atti discriminatori per ragioni sindacali possono essere promossi da chiunque, l’azione in giudizio ex art.

28 è rivolta solo al datore di lavoro, perché solo il datore può dar vita all’illecito previsto. Ovviamente questi può avvalersi di soggetti terzi per perseguire l’obiettivo antisindacali (dirigenti, collaboratori, ecc.). Pertanto, egli è chiamato a rispondere anche dei comportamenti antisindacali posti in essere da un proprio dipendente.
L’art. 28 si configura come norma aperta: ciò vuol dire che nella definizione di «condotta antisindacale» rientrano tutte le attività che impediscano o limitino la libertà sindacale, quindi anche quelle non definibili a priori; da ciò la considerazione dell’art. 28 come norma aperta.
La condotta antisindacale riguarda sia atti giuridici lesivi, sia comportamenti materiali (ad esempio reprimere lo sciopero o il volantinaggio). Il ricorso in giudizio è valido se l’illecito è attuale e se i suoi effetti perdurano: fra le attività antisindacali, le più gravi sono quelle volte a impedire o limitare il diritto di sciopero e le prerogative riconosciute dallo Statuto dei lavoratori. La repressione può essere anche intenzionale, il risultato non cambia: affinché sussista l’illegittimità è sufficiente che la condotta sia oggettivamente idonea a produrre la lesione dei beni protetti.
Bisogna però distinguere tra condotta antisindacale giuridicamente rilevante e condotta che può essere considerata sindacale nei fatti, ma non giuridicamente. Nell’ultima categoria rientrano i comportamenti antagonistici ma comunque legittimi, ad esempio la naturale tendenza datoriale di opporsi alle rivendicazioni sindacali. La prima, invece, comprende le condotte che abusano del normale potere di conflitto fra datore e lavoratori, giungendo a reprimere in modo illecito le libertà e i diritti sindacali garantiti dagli artt. 39 e 40 Cost.

Domande da interrogazione

  1. Qual è lo scopo principale dell'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori?
  2. L'articolo 28 dello Statuto dei lavoratori mira a punire le condotte antisindacali, ovvero i comportamenti datoriali che impediscono o limitano l'esercizio delle libertà sindacali previste dall'articolo 39 della Costituzione.

  3. Chi può essere ritenuto responsabile delle condotte antisindacali secondo l'articolo 28?
  4. Solo il datore di lavoro può essere ritenuto responsabile delle condotte antisindacali, anche se queste sono attuate da terzi come dirigenti o collaboratori, poiché è il datore che può dar vita all'illecito previsto.

  5. Quali sono le caratteristiche di una condotta antisindacale secondo l'articolo 28?
  6. Una condotta antisindacale include sia atti giuridici lesivi che comportamenti materiali che impediscono o limitano la libertà sindacale. È considerata tale se è oggettivamente idonea a produrre la lesione dei beni protetti, indipendentemente dall'intenzione.

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