Concetti Chiave
- Il re teoricamente deteneva un potere illimitato per l'interesse dello Stato, derivato dalla grazia divina.
- La monarchia assoluta non era completamente attuabile a causa dei numerosi poteri sociali e locali resistenti all'ubbidienza totale.
- Nonostante gli sforzi del re, la nobiltà, il clero e le città spesso lottavano per ottenere privilegi e migliorare le loro posizioni.
- In periodi di forza, il re riusciva a consolidare il potere personale; in quelli di debolezza, era costretto a cedere autorità.
- Il vero potere assoluto risiedeva nell'organizzazione politica centrale, inclusi gli alti dignitari e il Parlamento.
Il potere del re
In teoria, il re disponeva di un potere assoluto, cioè senza limiti, pur dovendolo usare non per sé, ma per l’interesse dello Stato. Secondo la teoria della monarchia assoluta, infatti, il potere del re derivava dalla volontà (dalla “grazia”) di Dio. I sudditi, perciò, erano totalmente soggetti alla volontà del sovrano, come alla volontà divina.
La pratica della monarchia assoluta
Tuttavia, contrariamente a quello che la formula “monarchia assoluta” potrebbe far pensare, la pratica della monarchia assoluta era diversa. Nonostante gli sforzi per imporre la propria autorità, il re aveva di fronte a sé un regno composto di tanti poteri sociali e locali (la nobiltà, il clero, le professioni, le città ecc.), refrattari all’ubbidienza assoluta.
Lotta per i privilegi
Essi, anzi, per tutto il periodo dell’assolutismo, lottarono contro il re per strappargli privilegi e migliorare così le proprie posizioni. Nei periodi di maggiore forza, il re riusciva a imporre il proprio potere personale e ridurre all’ubbidienza il suo regno. Nei periodi di debolezza, invece, il re era costretto a cedere pezzi consistenti del suo potere. Ciò che può definirsi “assoluto” non è quindi il potere personale del re, il quale fu sempre più o meno condizionato, ma piuttosto il potere dell’organizzazione politica centrale che, oltre al re, comprendeva gli alti dignitari e il Parlamento, che rappresentava le tante divisioni e i tanti interessi del regno.