Concetti Chiave
- La riforma sanitaria del 1978 ha sostituito il sistema mutualistico con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), uniformando i trattamenti sanitari in tutta Italia e concentrando la gestione sulle regioni.
- I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) rappresentano il minimo garantito di assistenza sanitaria, ma la loro applicazione varia tra le regioni, creando disuguaglianze territoriali.
- L'aziendalizzazione delle strutture sanitarie ha portato alla creazione delle ASL, che devono bilanciare la qualità del servizio con la gestione finanziaria per evitare deficit.
- La riforma ha introdotto un nuovo modello di finanziamento basato sulle tariffe per prestazione, promuovendo la competitività tra strutture pubbliche e private convenzionate per migliorare la qualità dei servizi.
- La partecipazione dei cittadini è formalmente valorizzata attraverso associazioni e sindacati, ma le decisioni rimangono in gran parte nelle mani delle regioni, evidenziando un ruolo teorico più che pratico.
Indice
Servizio sanitario nazionale
La riforma sanitaria ha garantito il superamento del pregresso sistema mutualistico: prima del 1978 l’assistenza sanitaria veniva data dalle casse mutue, ogni persona in basa al lavoro che svolgeva aveva la sua cassa mutua che dava un determinato tipo di assistenza sanitaria, gratuita. I trattamenti erano dunque differenziati, perciò sono state abolite le casse mutue e si è parlato di servizio sanitario nazionale.La riforma sanitaria del ‘78 nel corso degli anni ha subito degli aggiustamenti con delle leggi successive.
I punti cardinali della riforma sono:
- livelli essenziali di assistenza (LEA) livelli minimi e uguali in tutta Italia da dare come servizio sanitario. I LEA dovrebbero essere aggiornati periodicamente perché periodicamente si diffondono nuove malattie che se non rientrano nei LEA il servizio non viene offerto. Dato che la sanità è stata data in gestione alle regioni, i LEA dovrebbero essere uguali in tutta Italia se il servizio sanitario funzionasse ovunque allo stesso modo: dove funziona peggio i LEA saranno peggiori, non riescono a garantire il livello minimo perché sennò non ci sarebbe la mobilità passiva.
- attribuzione di maggiori responsabilità gestionali alle regioni, questo passaggio di potere è avvenuto nel corso del tempo.
- Aziendalizzazione. Nel ’78 sono state create le USSL (unità socio sanitarie locali): il territorio nazionale è stato diviso in diverse parti, ogni parte era un USSL che gestisce la sanità su un determinato territorio e x mila abitati. Il territorio regionale delle Marche era stato diviso in 24 USL (Jesi USL n 10). Ogni USSL aveva un presidente, un vicepresidente, comitato di gestione dell’USSL. Ad un certo punto si è passati da USL ad ASL (sul territorio sono state ridotte a 10 e Jesi è diventata l’asl n 5). Si parla dunque di azienda sanitaria locale e questo ha un duplice significato: il fine è quello di fornire un servizio di alta qualità all’utente e come tutte le aziende deve porre attenzione alla gestione finanziaria evitando il più possibile il deficit. Se l’asl chiude in deficit, rientra nel deficit della regione che fa parte del deficit pubblico.
Ogni regione l’ASL l’ha chiamata in maniera diversa come ASST o ASUR nelle Marche (azienda sanitaria unica regionale).
A livello regionale la sanità è divisa in 5 aree vaste (ogni area vasta corrisponde ad una provincia: Pesaro, Ancona, Macerata, Fermo, Ascoli) e due aziende ospedaliere che sono autonome, sono al di fuori dell’area vasta (Torrette e Marche Nord che raggruppa gli ospedali di Pesaro e Fano). L’area vasta è a capo di tutti i presidi ospedalieri dell’area vasta, quindi all’interno di ogni area vasta ci sono i singoli presidi ospedalieri (nell’area vasta due: ospedale di Jesi, Fabriano, Senigallia ecc.).
- Nuovo modello di finanziamento che tenga conto delle risorse disponibili. In passato lo Stato dava risorse alle strutture sanitarie per ogni giorno di ricovero del paziente, con il nuovo modello, per ogni prestazione sanitaria che ogni ospedale da, ha una tariffa (ed ecco perché oggi quando un paziente viene ricoverato non rimane molto all’interno della struttura, in caso contrario si ridurrebbero gli interventi e anche l’incasso) => uno degli indici di qualità di un ospedale è proprio il numero degli interventi di un determinato tipo, l’utente andrà a curarsi in quell’ospedale per che sa che la qualità è buona e per la nomea.
- La competitività tra pubblico e privato (che però è convenzionato e quindi opera come se fosse pubblico) per garantire il costante miglioramento qualitativo delle prestazioni e la più ampia libertà di scelta da parte del cittadino. Nelle marche si dice che c’è troppa sanità privata (20%).
- Partecipazione del cittadino attraverso delle associazioni a tutela dello stesso (cittadinanza attiva, tribunale dei diritti del malato, sindacati, partiti politici, comitati => chi decide però è sempre la Regione); il sindaco in primis deve farsi portavoce degli interessi della popolazione locale per la sanità.
La riforma sanitaria ter 30 Novembre 1998, n. 49
Gli aspetti salienti sono: valorizzazione delle regioni, partecipazione dei cittadini (anche se è molto teorica, fanno sentire la loro voce attraverso il sindaco, sindacati, comitati), integrazione sociosanitaria (collaborazione tra sanitario quindi asl e sociale quindi comuni, nelle categorie di: minori, anziani, tossicodipendenti, disabili).*Nel sociale interviene il Comune, nelle Marche (Jesi e Vallesina) i comuni hanno messo in gestione comune i servizi sociali e hanno creato un ente sovracomunale Asp9 (azienda servizi alla persona) che dovrà comunicare con l’area vasta 2 e con l’asur (parte sanitaria).
Ogni asl ha un territorio di circa 100-150mila abitanti essendo così vasto, all’interno dell’asl come strutture sanitarie si creano i distretti sanitari che sono strutture presenti nel territorio come uffici periferici dell’asl, dove il cittadino va a fare delle prestazioni burocratiche (cambio del medico, richiesta esenzione dal ticket) o delle prestazioni sanitarie minori (analisi, visite mediche, esami diagnostici) e dove lavorano dipendenti del servizio sanitario.
Se il cittadino vuole effettuare una visita medica specialistica da un medico ha varie opzioni: ospedale per avere la prestazione pubblica che viene data spesso dopo parecchio tempo dalla prenotazione e si paga il ticket; si rivolge ad un medico, privatamente (medico che al mattino lavora in ospedale e al pomeriggio lavora come lavoratore autonomo), oppure se il medico esercita la libera professione intramuraria o intramoenia (all’interno dell’ospedale), il cittadino andrà da lui privatamente pagando l’intero costo della visita, ma la prestazione viene data subito.
Il medico ospedaliero che vuole esercitare la libera professione, oltre al fatto di essere dipendente pubblico può farlo, se vuole farlo all’interno dell’ospedale chiede l’autorizzazione all’ospedale di esercitare la libera professione intramoenia oppure lo fa all’esterno dell’ospedale aprendo uno studio.
I principi fondamentali del Servizio sanitario nazionale
I principi fondamentali del SSN (creato con la riforma sanitaria, è l’insieme di tutte le strutture sanitarie)1. Universalità: l’assistenza sanitaria è garantita a tutti senza distinzione;
2. Uguaglianza: il SSN si esplica a favore di tutta la popolazione senza distinzione di condizione individuali o sociali cercando di garantire a tutti lo stesso livello di assistenza (LEA: livelli minimi di assistenza che in concreto devono cercare di garantire l’uguaglianza di trattamento a tutti);
3. Globalità: gli interventi devono essere tra loro coordinati per cercare di eliminare tutto ciò che è potenzialmente pericoloso per la salute del singolo individuo, c’è quindi la prevenzione, la cura, la riabilitazione, tutte le forme di tutela di salute non solo fisica ma anche mentale/psichica, tutela della salute dello sport, della donna dell’inquinamento;
Gli obiettivi del Servizio sanitario nazionale
1. Superamento squilibri territoriali delle condizioni socio-sanitarie del paese (LEA in alcune regioni vengono rispettate, in altre regioni specialmente al sud non vengono rispettati molto =>gli squilibri non sono stati superati nei fatti)2. Sicurezza del lavoro
3. Tutela della maternità e dell’infanzia (consultori e legge 194 del ’78, oltre a reparti di ginecologia/ostetricia/ pediatria)
4. Realizzazione di adeguati servizi medico-scolastici
5. È nato il settore medicina dello sport (tutela sanitaria delle attività sportive)
6. Tutela della salute degli anziani
7. Tutela della salute mentale (legge 180)
Domande da interrogazione
- Qual è stato l'impatto principale della riforma sanitaria del 1978 sul sistema sanitario italiano?
- Quali sono i livelli essenziali di assistenza (LEA) e perché sono importanti?
- Come è strutturata la gestione sanitaria a livello regionale?
- Quali sono i principi fondamentali del Servizio Sanitario Nazionale?
- Quali sono gli obiettivi principali del Servizio Sanitario Nazionale?
La riforma sanitaria del 1978 ha abolito il sistema mutualistico precedente, introducendo il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per garantire un'assistenza sanitaria universale e uniforme in tutta Italia.
I LEA sono livelli minimi di assistenza sanitaria che devono essere garantiti uniformemente in tutta Italia. Sono cruciali per assicurare che tutti i cittadini ricevano un trattamento sanitario equo e adeguato.
La gestione sanitaria è affidata alle regioni, che operano attraverso le ASL (Aziende Sanitarie Locali) e le aree vaste, ognuna delle quali corrisponde a una provincia e gestisce i presidi ospedalieri locali.
I principi fondamentali del SSN includono universalità, uguaglianza e globalità, garantendo assistenza sanitaria a tutti senza distinzione e coordinando interventi per la salute fisica e mentale.
Gli obiettivi principali del SSN includono il superamento degli squilibri territoriali, la sicurezza sul lavoro, la tutela della maternità e dell'infanzia, la realizzazione di servizi medico-scolastici, e la tutela della salute mentale e degli anziani.