Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • I romani stabilirono che la servitù non può obbligare il titolare del fondo servente a fare qualcosa, ma solo a non fare, per vantaggio del fondo dominante.
  • Un'eccezione a questo principio era la servitù d'appoggio, dove il titolare del fondo servente doveva mantenere la struttura in buono stato.
  • Il principio di indivisibilità delle servitù permetteva l'applicazione del diritto su tutto il fondo se non specificato diversamente.
  • La servitù richiedeva due fondi distinti, uno dominante e uno servente, appartenenti a proprietari diversi.
  • La servitù doveva essere utile al fondo dominante e non poteva essere sfruttata per scopi diversi o abusivi.

Indice

  1. Principio della servitù romana
  2. Eccezione della servitù d'appoggio
  3. Indivisibilità delle servitù

Principio della servitù romana

I romani sostenevano che «servitus in facendo consistere nequit (la servitù non può costituire in fare)»: al titolare del fondo servente non può essere imposto di fare qualcosa; egli può essere tenuto solo a non fare qualcosa al fine di procurare vantaggio al proprietario del fondo dominante (come ad esempio non coltivare la parte del terreno su cui grava una servitù di passaggio).

Eccezione della servitù d'appoggio

Questo principio poteva essere derogato solo nel caso della servitù d’appoggio (servitus oneris ferendi), in cui il titolare del fondo servente, alla cui parete poteva appoggiarsi il vicino, era tenuto a mantenere in buono stato la parete: ciò implicava dunque il dover fare qualcosa e pertanto costituiva un’eccezione.

Indivisibilità delle servitù

Sulla base del principio di «indivisibilità delle servitù», inoltre, si stabilì che, se all’atto costitutivo di una servitù di passaggio non fosse stata definita in maniera specifica la parte del fondo ad essa adibita, l’esercizio del diritto poteva essere applicato a tutto il fondo.
Il requisito fondamentale per l’istituzione di una servitù era la presenza di due fondi (uno dominante e uno servente) i quali necessitavano di una duplice inerenza reale: essi dovevano appartenere a due proprietari distinti. La servitù implicava dei limiti: essa era valida solo al fine di conseguire un’utilità (utilitas) per il fondo a vantaggio del quale essa era stata istituita. Secondo i romani, infatti, la servitù doveva essere utile al fondo dominante: colui che si avvaleva della servitù, dunque, non poteva abusare del diritto di cui era titolare; egli, ad esempio, non poteva attingere alla sorgente del fondo servente per irrigare un terreno diverso dal suo o per vendere l’acqua a terzi. Per questa ragione, la servitù poteva essere applicata a fondi vicini ma non necessariamente contigui.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il principio fondamentale della servitù romana?
  2. Il principio fondamentale della servitù romana è che "servitus in facendo consistere nequit", il che significa che al titolare del fondo servente non può essere imposto di fare qualcosa, ma solo di astenersi dal fare per procurare vantaggio al fondo dominante.

  3. In quale caso il principio della servitù romana può essere derogato?
  4. Il principio può essere derogato nel caso della servitù d'appoggio (servitus oneris ferendi), dove il titolare del fondo servente è tenuto a mantenere in buono stato la parete su cui il vicino può appoggiarsi, implicando un obbligo di fare.

  5. Cosa implica il principio di indivisibilità delle servitù?
  6. Il principio di indivisibilità delle servitù implica che, se non è specificata la parte del fondo adibita alla servitù di passaggio, il diritto può essere esercitato su tutto il fondo, a condizione che ci sia un'utilità per il fondo dominante.

Domande e risposte

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