Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Il Trattato di Lisbona è stato firmato nel 2007, ma la ratifica ha subito un ritardo a causa del primo referendum negativo in Irlanda nel 2008, poi superato nel 2009.
  • Le riforme erano necessarie per superare complessità burocratiche e migliorare l'efficienza decisionale dell'Unione Europea.
  • La rapida espansione dell'UE ha generato preoccupazioni su migrazioni interne e concorrenza nel lavoro e nei servizi.
  • Il trattato mira a migliorare il funzionamento dell'Europa esistente, piuttosto che perseguire ulteriori progressi federalisti.
  • Il Trattato di Lisbona ha modificato i precedenti trattati senza introdurre simboli federali, differenziandosi dal fallito trattato costituzionale.

Ratifica del trattato di Lisbona (2007)

Una conferenza intergovernativa sfociò, alla fine del 2007, nella firma del Trattato di Lisbona. Il processo di ratifica ebbe però una battuta d’arresto per l’esito negativo del referendum irlandese del giugno 2008 (in quel paese il referendum sulla revisione costituzionale, presupposto della ratifica, è obbligatorio), poi superato da un secondo referendum nel quale prevalsero i «sì», e giunse infine a conclusione nel novembre 2009.
Proprio ciò che aveva indotto ad avviare il processo di riforma dei trattati (eccessiva complessità, troppa burocrazia, limitata democraticità, processo decisionale poco efficiente) ha allontanato una parte dell’opinione pubblica, anche in paesi da sempre europeisti; inoltre, l’entità e la rapidità dell’allargamento hanno imposto un’accelerazione ed estensione del processo di integrazione a cui non tutti erano preparati.

Ciò ha suscitato preoccupazioni e timori per le massicce migrazioni interne, i rischi della concorrenza per il lavoro e nel campo delle imprese e dei servizi, la fatica di rapporti obbligati fra culture diverse. Le esigenze di consolidamento dell’edificio dell’Unione hanno così prevalso sulle aspettative di ulteriori progressi; l’approccio pragmatico è stato considerato più utile rispetto alle prospettive federaliste. Il problema è parso quello di far funzionare meglio l’Europa che esiste: tanto più che la grande crisi finanziaria ed economica fra il 2007 e il 2013 ha rilanciato l’immagine dello stato come garante e protettore di ultima istanza del cittadino contro i rischi dei mercati fuori controllo.

Va però detto che con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona l’assetto dell’Unione è molto simile a quello delineato dal fallito trattato costituzionale, rinunciando però a tutta la simbologia «federalista» che lo caratterizzava. Vediamo alcuni esempi. Il trattato costituzionale sostituiva integralmente tutti i trattati precedenti e aveva una struttura tipica «da costituzione»; il Trattato di Lisbona modifica e non abroga i trattati preesistenti. Il trattato costituzionale dotava l’Unione di un suo apparato simbolico (bandiera, inno, festa, motto) e, soprattutto, di un preambolo solenne volto a delineare, «a nome dei cittadini e degli stati d’Europa», un’identità comune; nel Trattato di Lisbona poco o nulla è rimasto di tutto ciò.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali difficoltà nel processo di ratifica del Trattato di Lisbona?
  2. Il processo di ratifica incontrò difficoltà a causa dell'esito negativo del primo referendum irlandese nel 2008, che fu poi superato da un secondo referendum positivo. Inoltre, l'eccessiva complessità e burocrazia, la limitata democraticità e il processo decisionale poco efficiente allontanarono parte dell'opinione pubblica.

  3. In che modo il Trattato di Lisbona differisce dal trattato costituzionale fallito?
  4. Il Trattato di Lisbona modifica i trattati preesistenti senza abrogarli, a differenza del trattato costituzionale che li sostituiva integralmente. Inoltre, rinuncia alla simbologia federalista, come bandiera e inno, che caratterizzava il trattato costituzionale.

  5. Quali furono le preoccupazioni legate all'allargamento dell'Unione Europea?
  6. Le preoccupazioni includevano le massicce migrazioni interne, i rischi della concorrenza nel lavoro e nei servizi, e le difficoltà nei rapporti tra culture diverse. Queste preoccupazioni furono accentuate dalla rapidità dell'allargamento e dalla necessità di un'integrazione più estesa.

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