Concetti Chiave
- Il concetto di flexicurity combina flessibilità e sicurezza nel mercato del lavoro europeo, bilanciando esigenze economiche e inclusività.
- Dal 2010, l'Europa ha promosso riforme legislative per rendere il lavoro più flessibile, allontanandosi dalla strategia europea dell'occupazione.
- Le leggi finanziarie e di bilancio, sottoposte al controllo delle istituzioni europee, sono strumenti chiave per implementare le riforme del lavoro.
- Nel 2007, il pilastro europeo dei diritti sociali ha introdotto innovazioni nelle politiche del lavoro, con raccomandazioni del Consiglio e della Commissione.
- La direttiva europea sulle condizioni di lavoro trasparenti, da recepire entro il 2022, garantisce diritti minimi sociali, già in gran parte riconosciuti in Italia.
Flexicurity nel mondo del lavoro
Il progetto europeo relativo al mercato del lavoro si fonda su due elementi tra loro equilibrati: da un lato il bisogno di dare un’adeguata risposta alle esigenze economiche e sociali; dall’altro, invece, l’obiettivo di rendere estremamente inclusivo il mercato del lavoro. Progressivamente, le istituzioni europee hanno però abbandonato la SEO (strategia europea dell’occupazione), favorendo le politiche legislative in grado di liberalizzare e rendere ulteriormente flessibile l’uso della forza lavoro.
Il segnale inequivocabile di questo cambiamento è stata la pubblicazione, nel 2010, di un documento che ha introdotto la cosiddetta «flexicurity», termine che implica una riforma dei diritti nazionali sempre più all’insegna della flessibilità del lavoro. Le riforme che hanno maggiormente riguardato il mondo del lavoro sono state attuate tramite le leggi finanziarie e di bilancio che, prima della loro approvazione, vengono sempre sottoposte al giudizio delle istituzioni europee di natura economica. Queste esercitano un controllo attento e oculato sulle politiche economiche del lavoro dei 27 stati membri.Negli ultimi due anni le istituzioni europee hanno tentato di introdurre dei correttivi rispetto all’indirizzo assunto dalle politiche del lavoro: in particolare, nel 2007 fu varato il cosiddetto «pilastro europeo dei diritti sociali». Esso consta di un documento preparatorio e di una raccomandazione del Consiglio e della Commissione europea che mirano a innovare ulteriormente le suddette politiche. All’inizio della scorsa estate, l’Unione europea ha promulgato una direttiva relativa alle condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili, che gli stati membri dovranno recepire entro il 2022. Essa ha introdotto una serie di diritti minimi di carattere sociale per tutti i lavoratori dei diversi Paesi dell’Ue. In Italia, però, il recepimento non avrà molte conseguenze pratiche: la maggior parte dei diritti enucleati nella direttiva, infatti, è già stata riconosciuta a livello nazionale.