Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Nel XIII secolo, l'Università di Bologna affiancò la lectura con la discussione di quaestiones legitimae per applicare il diritto giustinianeo.
  • Le Dissentiones dominorum erano dispute scolastiche tra studiosi su casi non regolati dal Codex giustinianeo, spesso dovuti alla frammentazione politica e ai rapporti feudali.
  • Le quaestiones venivano approfondite in spazi didattici dedicati, offrendo agli studenti esercizi di logica e argomentazione.
  • Docenti bolognesi recuperarono il genere delle summae, criticate da Azzone e Pillio per l'accumulo di materiale intorno ai libri legales.
  • Accursio, allievo di Azzone, creò la Magna glossa, una selezione di glosse che divenne l'interpretazione standard del diritto giustinianeo per secoli.

Indice

  1. L'evoluzione del metodo di studio
  2. Le sfide del diritto giustinianeo
  3. Il ruolo delle quaestiones
  4. L'opera di Accursio e la Magna glossa

L'evoluzione del metodo di studio

Durante il XIII secolo, il metodo della lectura utilizzato presso l’università di Bologna fu affiancato dalla discussione di quaestiones legitimae inerenti l’applicazione pratica del diritto giustinianeo. In questo ambito sono particolarmente rilevanti le «Dissentiones dominorum», dispute scolastiche fra autorevoli studiosi relative alla soluzione di casi disciplinati da costituzioni (norme imperiali) del Codex giustinianeo.

Le sfide del diritto giustinianeo

Spesso, però, risultava impossibile ricondurre situazioni giuridicamente rilevanti alle norme giustinianee. Si pensi, ad esempio, alla frammentazione della penisola in comuni, dinamica del tutto estranea al contesto romano, e alle quaestiones relative ai rapporti feudali (quaestiones feudorum). La fattispecie non regolata dal diritto giustinianeo generava una quaestio de facto o emergens, che doveva essere risolta dal giurista o dall’interprete avvalendosi degli strumenti implicitamente desumibili dalla lettura complessiva della compilazione giustinianea (analogia iuris).

Il ruolo delle quaestiones

Dunque, mentre il casus legis era discusso durante la lezione accademica, le quaestiones erano sviluppate in appositi spazi della didattica destinati alla disputa pubblica e solenne e, pertanto, fornivano agli studenti un esercizio di logica argomentativa.
Nel corso del XIII secolo, inoltre, i docenti bolognesi recuperarono il genere letterario delle summae, come testimoniano due opere consuntive della compilazione giustinianea: la Summa al Codex del giurista Azzone, il quale esprime la propria disapprovazione per l’eccessivo materiale che nel corso dei decenni si era stratificato intorno ai libri legales (glosse, dissentiones, notabilia, quaestiones, ecc); il Libellus disputatorius di Pillio, nel quale emerge un medesimo scontento e viene proposto il nuovo modello didattico affidato a formule mnemoniche.

L'opera di Accursio e la Magna glossa

Fu proprio uno dei più importanti allievi di Azzone, il giurista Accursio, a divenire fautore dell’esigenza di attribuire alla pratica giudiziaria univocità e omogeneità: l’attività esegetica, rivelatasi fondamentale per attualizzare il diritto giustinianeo, rischiava di comprometterne l’efficacia. Accursio realizzò pertanto una cernita delle glosse che corredavano i libri legales, mantenendone circa 97000 e dando vita nel 1468 alla cosiddetta «Magna glossa», opera considerata per più di cinque secoli l’interpretazione corrente del complesso normativo giustinianeo che presentava la medesima struttura del Corpus iuris civilis e che, proprio per questo, cominciò a esserne considerata sostitutiva.

Domande da interrogazione

  1. Qual era il ruolo delle quaestiones legitimae nell'università di Bologna durante il XIII secolo?
  2. Le quaestiones legitimae erano discussioni accademiche che affiancavano il metodo della lectura, concentrandosi sull'applicazione pratica del diritto giustinianeo e fornendo agli studenti un esercizio di logica argomentativa.

  3. Come venivano affrontate le situazioni giuridiche non regolamentate dal diritto giustinianeo?
  4. Le situazioni non regolamentate generavano una quaestio de facto o emergens, che doveva essere risolta dai giuristi utilizzando strumenti desumibili dalla lettura complessiva della compilazione giustinianea, come l'analogia iuris.

  5. Qual è stato il contributo di Accursio alla pratica giudiziaria del diritto giustinianeo?
  6. Accursio ha realizzato una selezione delle glosse che accompagnavano i libri legales, mantenendone circa 97000, e ha creato la «Magna glossa», un'opera che è stata considerata per secoli l'interpretazione corrente del diritto giustinianeo.

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