Concetti Chiave
- I sabiniani consideravano possibile includere lo scambio di beni come vendita, mentre i proculiani lo consideravano permuta, data l'incertezza su chi fosse venditore e compratore.
- L'opinione proculiana prevaleva, classificando lo scambio di beni come contratti innominati e definendolo "permuta".
- I sabiniani basavano la loro teoria su casi di "res venalis", dove era chiaro chi fosse compratore e venditore; questa posizione, seppur minoritaria, fu adottata dall'imperatore Gordiano.
- Il pretium doveva essere certo; tuttavia, Giustiniano permise di affidare la determinazione del prezzo a un terzo se le parti erano d'accordo.
- Giustiniano risolse molte dispute legali, inclusa la "laesio enormis", permettendo la rescissione del contratto se un fondo veniva venduto a meno della metà del suo valore reale.
Dibattito tra sabiniani e proculiani
I sabiniani ritenevano che fosse possibile far rientrare nell’ambito della compravendita anche lo scambio di cosa con cosa, ove il pretium era rappresentato da un bene diverso dal denaro; i proculiani, invece, sostenevano che tale ipotesi configurasse una permuta, poiché, come scrisse il giurista Paolo, «se si ammettesse un caso come questo nel novero dei contratti di compravendita non sarebbe possibile capire chi sia il venditore e il compratore, dal momento che entrambi trasferiscono la proprietà di un bene». Comprendere le suddette posizioni, però, era fondamentale perché compratore e venditore avevano obblighi e tutele diverse. L’opinione dei proculiani divenne prevalente per cui, alla fine, lo scambio di cosa con cosa rientrò nell’ambito dei contratti innominati e fu definito «permuta». Tuttavia, i sabiniani avevano impostato la loro ipotesi su un caso molto particolare, quella della cosiddetta «res venalis», cioè della cosa chiaramente posta in vendita, per la quale non vi è dubbio su chi possa essere compratore e chi venditore. In tal caso, dunque, l’obiezione dei proculiani non poteva sussistere. Sebbene si configurò solo come dottrina minore, la posizione dei sabiniani fu adottata dall’imperatore Gordiano.
Ruolo di Giustiniano nelle controversie
Infine, è fondamentale precisare che il pretium doveva essere certo e non poteva essere rimesso all’arbitrium di un terzo, sebbene quest’ultima ipotesi fu avvalorata da alcuni giuristi romani. Giustiniano decretò che si potesse rimettere l’arbitrium del pretium a un terzo qualora le due parti fossero d’accordo. In generale, l’imperatore Giustiniano risolse molte controversie vigenti tra i giuristi romani, tramite le cosiddette «quinquaginta decisiones». Una di tali controversie era la cosiddetta «laesio enormis», la quale sussisteva nel caso in cui un fondo venisse venduto a meno della metà del suo prezzo effettivo. Tale ipotesi si verificava quando un cittadino eminente (potens) costringeva, tramite minaccia operata da bravi, un contadino a cedergli a un prezzo esiguo un fondo agricolo. Giustiniano decretò che in tal caso potesse avvenire la recessione del contratto, a meno che il compratore non si impegnasse a pagare il prezzo effettivo.
Domande da interrogazione
- Qual era la differenza di opinione tra sabiniani e proculiani riguardo allo scambio di beni nel mondo romano?
- Come l'imperatore Giustiniano ha risolto alcune controversie giuridiche romane?
- In quali circostanze il pretium poteva essere determinato da un terzo secondo Giustiniano?
I sabiniani ritenevano che lo scambio di cosa con cosa potesse rientrare nella compravendita, mentre i proculiani lo consideravano una permuta, poiché non era chiaro chi fosse il venditore e chi il compratore.
Giustiniano risolse molte controversie tramite le "quinquaginta decisiones", tra cui la "laesio enormis", permettendo la recessione del contratto se un fondo veniva venduto a meno della metà del suo prezzo effettivo.
Giustiniano decretò che il pretium potesse essere rimesso all'arbitrium di un terzo se entrambe le parti erano d'accordo.