Concetti Chiave
- Il sovrano nelle forme di governo parlamentari rappresenta l'unità dello stato, con eccezioni come la Costituzione spagnola del 1978 che gli conferisce poteri specifici.
- Il capo dello Stato funge da organo di equilibrio, intervenendo nelle crisi tra governo e parlamento, senza il dualismo re-parlamento del passato.
- Fino all'Ottocento, il re aveva un ruolo attivo in politica militare ed estera, mantenendo parzialmente l'equilibrio con il parlamento.
- Con la nascita dei partiti di massa, il governo divenne il comitato direttivo della maggioranza parlamentare, riducendo il ruolo del parlamento a ratificare decisioni esterne.
- Progressivamente, i partiti acquistarono maggiore influenza, condizionando l'operato degli organi costituzionali nei sistemi parlamentari.
Il ruolo del sovrano
Al giorno d’oggi, nelle forme di governo parlamentari il sovrano impersonifica l’unità dello stato. Un’eccezione è rappresentata dalla Costituzione spagnola del 1978, che attribuisce al re alcuni poteri di intervento effettivi, i quali devono comunque essere esercitati in accordo con Governo e Parlamento.
Equilibrio dei poteri
Il capo dello Stato (sovrano o presidente della Repubblica) è considerato un organo di equilibrio del sistema: egli è tenuto a intervenire per risolvere eventuali crisi riguardanti i rapporti fra governo e parlamento. A differenza di quanto avveniva in passato, inoltre, gli attuali modelli parlamentari non prevedono il dualismo re-parlamento: solo quest’ultimo è l’organo centrale del sistema.
Fino all’ottocento, però, l’equilibrio dei poteri regi e parlamentari si è parzialmente mantenuto: il re ha continuato a esercitare un ruolo di indirizzo politico attivo limitatamente al settore della politica militare e della politica estera.
Evoluzione dei partiti
Già allora, comunque, il Parlamento ricopriva una posizione dominante: i partiti avevano una struttura molto semplice, erano organizzati come comitati elettorali e coincidevano con i gruppi parlamentari.
La nascita dei primi partiti di massa mutò la situazione: gradualmente, il governo assunse il ruolo di comitato direttivo della maggioranza parlamentare e come tale si dimostrò in grado di far approvare il proprio programma politico. Così il parlamento perse il suo ruolo preferenziale, limitandosi in molti casi a ratificare decisioni già concordate al suo esterno.
In generale, i partiti esercitarono un’influenza sempre maggiore, giungendo persino a condizionare l’operato degli organi costituzionali.