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Concetti Chiave

  • Il placito di Marturi segnò una tappa fondamentale nell'integrazione del diritto romano con quello longobardo e franco, contribuendo al consolidamento del diritto giustinianeo nel medioevo.
  • La controversia del 1076 coinvolse la marchesa Beatrice da Canossa e riguardava la donazione di terre al Monastero di San Michele, usurpate illegittimamente da un nobile fiorentino.
  • Il giudice Nordilo utilizzò un frammento del Digesto di Ulpiano per legittimare la restituzione dei beni, segnando un ritorno all'applicazione della lex romana nei placita.
  • Il caso rappresenta una delle prime applicazioni del diritto giustinianeo, abbandonando le tradizionali pratiche consuetudinarie germaniche come ordalie e duelli.
  • Nel processo è menzionato Pepo legis doctor, un giurista preirneriano, indicato come già in possesso della completa compilazione giustinianea.

Placito di Marturi - Contenuto e importanza giuridica

L’attività esegetica messa in atto dai giuristi medievali consentì l’integrazione del diritto longobardo e franco con quello romano: ciò avviò il lento e graduale processo che nel corso del medioevo consolidò il diritto giustinianeo come diritto comune (ius comune) a tutte le genti.
Una delle più significative testimonianze della ricomparsa dei testi giustinianei nel corso dell’ XI secolo provenne dal placito di Marturi, una celebre controversia discussa nel 1076 che aveva coinvolto la marchesa Beatrice da Canossa.
Il fatto coinvolse due soggetti: gli attori furono i monaci del monastero di San Michele, sito nelle terre dei da Canossa; il convenuto era un giovane nobilotto fiorentino, Sigizone.

La vicenda in oggetto, relativa al defunto consorte della contessa Beatrice, riguardava la donazione, da parte del conte, di un notevole appezzamento di terra al Monastero di San Michele comprendente la Chiesa di Sant’Andrea sita presso il castello di Papaiano. Sebbene il territorio fosse di proprietà del monastero, esso era stato illegittimamente usurpato da Sigizone, il quale, più volte denunciato dai monaci di San Michele, riteneva di essere protetto dal diritto all’usucapione. Secondo il diritto delle popolazioni germaniche, per risolvere la controversia il giudice avrebbe dovuto valutare le prove addotte in giudizio (le quali potevano comprendere ordalie e duelli), ma il giudice canossiano Nordilo citò un frammento del giurista Ulpiano tratto dal IV libro del Digesto, il quale legittimava la restitutio in integrum anche dopo il raggiungimento della maggiore età del ricorrente nel caso in cui il ritardo fosse dovuto a una precedente denegata giustizia. Poiché i monaci di San Michele avevano più volte sollecitato il conte da Canossa ad intervenire senza ottenere alcun risultato, fu loro concessa la restituzione dei beni oggetto della contesa. Per la prima volta dopo secoli, un placitum veniva risolto non avvalendosi delle frammentarie fonti consuetudinarie di matrice barbarica (ordalia e duello), bensì mediante l’applicazione della lex romana.
Nel placito di Marturi emerge inoltre la presenza in giudizio di un certo Pepo legis doctor, universalmente considerato il giurista preirneriano, prima di questo già in possesso dell’intera compilazione giustinianea.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'importanza del placito di Marturi nel contesto giuridico medievale?
  2. Il placito di Marturi è significativo perché rappresenta uno dei primi casi in cui una controversia legale è stata risolta applicando la lex romana, anziché le fonti consuetudinarie barbariche, segnando un passo importante verso l'integrazione del diritto romano nel sistema giuridico medievale.

  3. Chi erano i protagonisti della controversia discussa nel placito di Marturi?
  4. I protagonisti della controversia erano i monaci del monastero di San Michele, che erano gli attori, e Sigizone, un giovane nobilotto fiorentino, che era il convenuto. La disputa riguardava la legittimità della donazione di un appezzamento di terra al monastero.

  5. Quale ruolo ha avuto il giurista Ulpiano nel placito di Marturi?
  6. Il giurista Ulpiano ha avuto un ruolo cruciale nel placito di Marturi poiché un frammento del suo lavoro nel Digesto è stato citato dal giudice Nordilo per legittimare la restitutio in integrum, influenzando la decisione finale a favore dei monaci di San Michele.

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