Concetti Chiave
- La rivoluzione tecnologica ha ridefinito la professionalità, diminuendo il lavoro manuale e aumentando quello impiegatizio.
- L'automazione richiede ai lavoratori maggiore flessibilità e adattabilità, favorendo la nascita di nuove professioni tecnologiche.
- Nonostante l'ottimismo, i lavori dequalificati permangono, accentuando la distinzione tra lavoro qualificato e non qualificato.
- La flessibilità del lavoro è cruciale, comportando mobilità lavorativa e possibili periodi di disoccupazione.
- Le leggi italiane del 1997 e 1999 mirano a rendere il mercato del lavoro più flessibile per affrontare i cambiamenti economici.
Nuove professionalità e flessibilità
Anche il nostro paese è stato investito dalla rivoluzione tecnologica, basata fondamentalmente sull'informatica e sull'elettronica. I cambiamenti dell'orgairim7ione e della produzione nelle aziende, determinati dalle nuove tecnologie, hanno rimesso in discussione la professionalità dei lavoratori. Precedentemente un'accentuata divisione del lavoro richiedeva una bassa professionalità per l'esecuzione materiale di mansioni semplici e ripetitive; inoltre era netta la distinzione tra lavoro manuale degli operai e lavoro impiegatizio. Oggi gli operai, soprattutto non specializzati, tendono, in generale, a diminuire, mentre aumentano gli impiegati. L'automazione delle operazioni semplici e ripetitive impone quindi ai lavoratori maggiore flessibilità e spirito di adattamento per svolgere altre mansioni.
Nascono nuove professioni legate al progresso tecnologico: programmatore, analista dei sistemi, progettista, consulente ecc. Nonostante la visione ottimistica di molti di fronte a questo stato di cose, c'è chi sottolinea come la rivoluzione informatica non potrà eliminare i lavori dequalificati, pesanti e ripetitivi (usciere, centralinista, addetto alle pulizie ecc.), e come anzi la divaricazione tra lavoro qualificato e lavoro dequalificato diventerà sempre più consistente. In un sistema economico dominato dal cambiamento diventa centrale per le imprese la flessibilità del lavoro, ossia la possibilità di poter rapidamente modificare il contenuto delle mansioni, la loro organizzazione, il livello di occupazione. Per i lavoratori questo significa maggiori spostamenti nel lavoro (mobilità) sia all'interno della stessa azienda, sia verso nuove aziende e ciò può comportare periodi più o meno lunghi di disoccupazione. Alla difficile ricerca di lavoro si aggiunge così la necessità di continui aggiornamenti per stare al passo con le trasformazioni della realtà produttiva. La legge n. 196 del 1997 (nota come "pacchetto Treu") e la legge n. 263 del 1999 hanno previsto una serie di misure con l'obiettivo di rendere più flessibile il mercato del lavoro.