Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • La disciplina dello sciopero nei servizi pubblici essenziali è strutturata su livelli contrattuali e legali.
  • I codici di autoregolamentazione, adottati negli anni '80, definiscono prestazioni minime e procedure di conciliazione durante gli scioperi.
  • Il termine di rarefazione stabilisce un intervallo temporale tra scioperi per evitare danni eccessivi alla collettività.
  • L'autoregolamentazione fallì a causa della pluralità di codici e della mancanza di obbligatorietà per lavoratori non sindacalizzati.
  • La legge 146/1990 ha introdotto regole legali come preavviso di dieci giorni e specifiche su durata e modalità dello sciopero.

Indice

  1. La regolamentazione contrattuale dello sciopero
  2. Problemi dell'autoregolamentazione
  3. Intervento legislativo con la legge 146/1990

La regolamentazione contrattuale dello sciopero

La disciplina sullo sciopero dei servizi pubblici essenziali si articola su due livelli.

Il primo è quello contrattuale, reso operativo tramite accordi collettivi o codici di autoregolamentazione. Questi ultimi sono stati adottati dai sindacati maggiormente rappresentativi nel corso degli anni ’80. I codici di autoregolamentazione individuano le prestazioni indispensabili che devono essere garantite anche nel corso dello sciopero e le procedure di conciliazione da espletare in caso di astensione dei lavoratori autonomi. Esso, inoltre, ha introdotto il termine di rarefazione. L’espressione indica l’intervallo di tempo fra uno sciopero e l’altro, che deve essere necessariamente osservato perché è fondamentale che nei servizi pubblici essenziali gli scioperi non siano reiterati a breve termine, dato che ciò arrecherebbe un danno eccessivo alla collettività.

Problemi dell'autoregolamentazione

Nella pratica, l’esperienza dell’autoregolamentazione non ebbe successo per due motivi:

1) ogni servizio era regolato da una pluralità di codici e ciò rendeva la disciplina incerta;

2) ogni codice era valido nei confronti dei lavoratori affiliati al sindacato che lo aveva adottato, ma non era in grado di vincolare i lavoratori non aderenti. Questi ultimi restavano quindi liberi di esercitare lo sciopero senza garantire le prestazioni minime essenziali.

Intervento legislativo con la legge 146/1990

Lo scarso successo del livello contrattuale (autoregolamentativo) incentivò la pubblicazione della legge 146/1990, che disciplinò lo sciopero dei servizi pubblici essenziali a livello legale. Quest’ultimo ha imposto l’obbligo di esperire procedure di raffreddamento e conciliazione, l’obbligo di indire lo sciopero con almeno dieci giorni di preavviso e, infine, di indicare durata, modalità e motivazione dell’astensione dal lavoro.

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