Concetti Chiave
- I controlimiti costituzionali sono definiti dalla Corte costituzionale per proteggere i principi supremi dell'ordinamento italiano e i diritti inalienabili della persona.
- Il caso Taricco ha sollevato un dibattito sulla possibile violazione del principio di legalità penale da parte di una norma europea, mettendo in luce i limiti del primato del diritto UE.
- La Corte costituzionale ha rigettato l'applicazione della "regola Taricco" poiché incompatibile con i principi supremi, senza necessità di invocare i controlimiti.
- La Corte di giustizia ha accolto le argomentazioni italiane, garantendo una compatibilità tra il diritto UE e i diritti inalienabili tutelati dalla Costituzione italiana.
- I controlimiti permettono al diritto comunitario di prevalere su quello nazionale, eccetto quando viola i principi fondamentali dell'ordinamento italiano.
Indice
Limiti costituzionali e diritti inalienabili
Gli unici limiti, o cosiddetti controlimiti, stabiliti dalla Corte costituzionale (sent. 232/1989), in linea con la giurisprudenza di altri paesi, sono quelli del rispetto dei principi supremi dell’ordinamento costituzionale e dei diritti inalienabili della persona (gli stessi che secondo la Corte costituiscono limiti alla revisione costituzionale. Si tratta di una clausola giurisprudenziale di salvaguardia, il ricorso alla quale è ritenuto anche dalla Corte «sommamente improbabile»: ciò perché l’ordinamento dell’Unione proclama a più riprese principi e diritti in tutto analoghi se non coincidenti con quelli di cui essa esige il rispetto.
Il caso Taricco e il dibattito
In una circostanza si è sfiorato il ricorso ai controlimiti, suscitando un ampio dibattito dottrinario: il caso Taricco, sollevato contro l’applicazione di una disposizione europea (l’art. 325 Tfue) nei giudizi per frode fiscale in danno degli interessi finanziari dell’Unione, così come interpretata dalla Corte di giustizia (sentenza del 8 settembre 2015 nella causa C-105/14). Questa, per dirla in breve, aveva preteso che i giudici italiani disapplicassero i termini di prescrizione previsti dalla legge nazionale, quindi allungandoli, per i reati di evasione dell’Iva ove considerati di particolare gravità. Da parte dei nostri tribunali si ribatteva che la norma imposta dal giudice europeo avrebbe comportato la violazione del principio di legalità in materia penale, qualificato dalla Corte costituzionale nell’ord. 24/2017 quale appunto «principio supremo dell’ordinamento, posto a presidio dei diritti inviolabili dell’individuo».
Interpretazione della Corte di giustizia
Quell’ordinanza rimetteva la questione attraverso il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia, la quale (sentenza del 5 dicembre 2017 nella causa C-42/17), di fatto recependo le argomentazioni del giudice costituzionale, si pronunciava fornendo un’interpretazione compatibile con la tutela dei diritti inalienabili. La Corte costituzionale ha così potuto dichiarare la non applicabilità della «regola Taricco» sulla base non solo della Costituzione ma dello stesso diritto dell’Unione, senza pertanto necessità di ricorrere ai controlimiti (sent. 115/2018).
In sostanza, in virtù dei controlimiti costituzionali il diritto comunitario prevale su quello nazionale eccetta l’ipotesi di violazione dei principi fondamentali posti a guardia dell’ordinamento italiano.
Domande da interrogazione
- Quali sono i limiti al primato del diritto dell'Unione Europea secondo la Corte costituzionale italiana?
- In quale caso si è discusso l'applicazione dei controlimiti?
- Come si è risolta la questione del caso Taricco?
I limiti, o controlimiti, sono il rispetto dei principi supremi dell'ordinamento costituzionale e dei diritti inalienabili della persona, considerati limiti anche alla revisione costituzionale.
Il caso Taricco, riguardante l'applicazione di una disposizione europea nei giudizi per frode fiscale, ha sollevato un dibattito sui controlimiti, poiché si riteneva che violasse il principio di legalità in materia penale.
La Corte di giustizia ha fornito un'interpretazione compatibile con la tutela dei diritti inalienabili, permettendo alla Corte costituzionale di dichiarare la non applicabilità della "regola Taricco" senza ricorrere ai controlimiti.