Concetti Chiave
- Il potere direttivo del datore di lavoro è limitato dal divieto di discriminazioni, per evitare disparità ingiustificate tra lavoratori.
- L'articolo 15 dello statuto dei lavoratori stabilisce la nullità di atti discriminatori, specialmente per motivi sindacali.
- Nel determinare le mansioni dei lavoratori, è fondamentale considerare mansioni, qualifiche e categorie legali.
- I livelli, che temporaneamente sostituirono le categorie legali, sono stati ripristinati con il Jobs Act per chiarire le mansioni prevalenti.
- Oggi, il datore di lavoro ha prerogative più ampie rispetto al passato, pur dovendo rispettare i limiti legali.
Divieto di discriminazioni
Il primo limite che viene riconosciuto in stretta connessione al potere direttivo è il divieto di discriminazioni: l’esercizio del potere datoriale deve essere tale purché non comporti forme di discriminazione a danno del lavoratore. È dunque indispensabile evitare che si creino situazioni di disparità tra due o più lavoratori che non siano giustificate. La prima forma di limitazione connessa alle discriminazioni è stata introdotta dall’articolo 15 dello statuto dei lavoratori, il quale enuncia e stabilisce la nullità di tutti gli atti o fatti che siano diretti a ledere in qualsiasi modo la posizione del lavoratore per ragioni sindacali. A questa disposizione ne sono state affiancate molte altre: si pensi ad esempio alle regole inerenti alle discriminazioni di natura sessuale.
Concetti del potere direttivo
Nell’ambito del potere direttivo (cioè della possibilità per il datore di lavoro di definire le mansioni dei lavoratori) bisogna distinguere tre concetti:
- mansioni, individuate dal datore di lavoro sulla base del potere direttivo;
- qualifiche, costituite dall’insieme delle mansioni demandate al lavoratore;
- categorie legali, definite dall’articolo 2095 del codice civile (dirigenti, impiegati, quadri e operai).
Le mansioni compongono le qualifiche, le quali a loro volta vanno a incidere sulle categorie.
Evoluzione delle categorie legali
Nel momento in cui il datore di lavoro individua il contenuto della prestazione lavorativa, egli deve necessariamente rifarsi ai tre elementi sopra indicati. Per un determinato lasso di tempo, però, le categorie legali furono sostituite dai cosiddetti «livelli». Esse sono state riprese in seguito alla pubblicazione del Jobs act. Esso nacque in seguito alle proteste di alcuni lavoratori, i quali ritenevano di svolgere mansioni promiscue. Per tutelare il lavoratore, in questi casi la giurisprudenza ha ridefinito le prestazioni sulla base delle mansioni prevalenti assegnate a ogni lavoratore.
In sintesi, dunque, il datore di lavoro gode oggi di prerogative più ampie in tal senso rispetto a quelle che gli erano riconosciute in passato.
Domande da interrogazione
- Qual è il primo limite riconosciuto al potere direttivo del datore di lavoro?
- Quali sono i tre concetti distinti nell'ambito del potere direttivo?
- Come è stato ridefinito il contenuto delle prestazioni lavorative in seguito alle proteste dei lavoratori?
Il primo limite è il divieto di discriminazioni, che impone al datore di lavoro di esercitare il suo potere senza creare disparità ingiustificate tra i lavoratori.
I tre concetti sono le mansioni, le qualifiche e le categorie legali, che il datore di lavoro deve considerare quando definisce le prestazioni lavorative.
La giurisprudenza ha ridefinito le prestazioni basandosi sulle mansioni prevalenti assegnate a ogni lavoratore, per tutelare chi svolgeva mansioni promiscue.