Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • La norma di riconoscimento è una norma secondaria che descrive procedure per legittimare altre fonti del diritto, senza imporre obblighi o sanzioni.
  • Hart risolve il problema della legittimità delle regole giuridiche introducendo un'ultima fondamentale norma di riconoscimento, ispirandosi a Kelsen.
  • Wittgenstein, nel suo lavoro sul "gioco linguistico", afferma che il linguaggio ha significato solo nel suo contesto d'uso e non può essere privato.
  • Il linguaggio è uno strumento di interazione sociale, un "gioco sociale" che richiede regole per distinguere tra comportamenti corretti e scorretti.
  • Ogni regola, secondo Wittgenstein, deve essere seguita e applicata per mantenere la partecipazione al "gioco sociale".

Indice

  1. La norma di riconoscimento
  2. La filosofia del linguaggio
  3. Il gioco linguistico di Wittgenstein

La norma di riconoscimento

La norma di riconoscimento si configura come norma secondaria poiché non impone un obbligo bensì descrive la procedura da seguire per legittimare le altre fonti del diritto. La sua disapplicazione, pertanto, non produce una sanzione.
Circoscrivere la legittimità delle regole giuridiche determina un regresso. Rifacendosi a Kelsen, Hart risolve tale problematica in maniera innovativa. Egli sostiene che esista un’ultima e fondamentale norma di riconoscimento.

La filosofia del linguaggio

Nel tempo in cui operava Hart, la filosofia del linguaggio era animata da diversi pensatori importanti: Austin (non il positivista giuridico) e Wittgenstein, autore che scrisse il tractatus logicus philosophicusque, apprezzatissimo da Bertrand Russel, al quale succedette per breve tempo come docente universitario.

Il gioco linguistico di Wittgenstein

In questo libro, il filosofo studia il cosiddetto «gioco linguistico»: egli si interroga sulla nascita, sulla struttura e sulle caratteristiche del linguaggio. Wittgenstein sostiene che il linguaggio non sia eterno e immutabile: esso non ha un significato se non nel suo contesto d’uso. Secondo Wittgenstein, dunque, non esiste un linguaggio privato, cioè la possibilità che un soggetto possa, senza interagire con altri, sviluppare un linguaggio. Esso, quindi, per definizione è pubblico: si tratta di uno strumento di interazione sociale, dunque si configura come un «gioco sociale», in quanto presuppone delle regole che disciplinino l’interazione tra più soggetti. L’interazione, dice Wittgenstein, presuppone la possibilità di distinguere comportamenti corretti da atteggiamenti scorretti. Questo è il motivo per cui ogni forma di interazione richiede la necessaria applicazione di regole, alcune delle quali non possono essere in alcun caso violate poiché farlo determinerebbe l’uscita dal «gioco sociale».

Wittgenstein considera una qualunque regola che, in quanto tale, deve essere seguita, dunque applicata.

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