Concetti Chiave
- Herbert Hart critica la riduzione della norma a puro fatto e sostiene la separazione tra legge morale e diritto, opponendosi alle teorie di Austin.
- Hart preferisce la forma giuridica della norma al comando coattivo, evidenziando che il diritto non si impone solo attraverso comandi imperativi.
- Il filosofo sostiene che l'efficacia di un comando dipende da modalità, destinatario e contenuto, mentre le norme giuridiche impongono obblighi indipendentemente da chi le ha emanate.
- Hart critica il concetto di sovranità di Austin, evidenziando l'incapacità di spiegare il passaggio immediato del potere sovrano tra monarchi.
- Secondo Hart, il nuovo sovrano detiene immediatamente la sovranità al ricevere lo scettro, senza necessità di abitudine all'obbedienza.
Indice
Hart e la tradizione filosofica
Herbert Hart, giurista inglese, operò all’interno di una tradizione filosofica molto diversa rispetto a quella kelseniana, dalla quale fu altresì influenzato.
Proprio come Kelsen, però, anche Hart si rifiutò di ridurre la norma a puro fatto. Tale concezione emerge nel suo libro «concetto di diritto», in cui il pensatore, oltre a ritenere fondamentale la separazione tra legge morale e diritto, confuta le teorie di Austin, il quale affermava che il diritto non è altro che il comando del sovrano sostenuto dalla minaccia di una sanzione (principio fattuale).
Critica al comando coattivo di Austin
Rifacendosi a Kelsen, Hart predilige la forma della norma a quella del comando coattivo (supposta da Austin). Secondo il filosofo, invece, il diritto non si impone attraverso il comando poiché esso presenta sempre una forma imperativa. L’effetto del comando, però, persiste soltanto in funzione della presenza fisica di chi impone uno specifico obbligo.
Esempio del comando e delle sue condizioni
Consideriamo, ad esempio, il caso in cui un soggetto venga minacciato da un fuorilegge, il quale gli impone di dargli tutti i suoi soldi. Se il soggetto però non ha denaro, l’obbligo si estingue nel momento in cui il fuorilegge non lo minaccia più. Il comando, dunque, ha delle condizioni pragmatiche.
Efficacia dei comandi e delle norme
Secondo Hart, un comando acquista efficacia sulla base delle modalità, del destinatario e del contenuto che esso presenta. Le norme giuridiche, al contrario, impongono un obbligo al di là di colui che lo ha prodotto: esse, pertanto, non sono comandi.
Hart, inoltre, critica il concetto di sovranità teorizzato da Austin. Tale modello, infatti, non è in grado di rendere conto del passaggio della sovranità da un monarca a un altro: Austin affermava che il sovrano è colui che è abituato ad essere obbedito. Il passaggio di potere da un rex a un altro rex, però, è immediato: a partire dal momento in cui riceve lo scettro, il successore detiene la sovranità. Nel momento in cui acquisisce il potere, dunque, egli non è di per sé abituato ad essere obbedito.
Domande da interrogazione
- Qual è la principale critica di Hart alle teorie di Austin riguardo al diritto?
- Come Hart differenzia le norme giuridiche dai comandi coattivi?
- In che modo Hart critica il concetto di sovranità di Austin?
Hart critica la concezione di Austin secondo cui il diritto è semplicemente il comando del sovrano sostenuto dalla minaccia di una sanzione, sostenendo invece che le norme giuridiche impongono obblighi al di là di chi le ha prodotte e non sono semplici comandi.
Hart sostiene che le norme giuridiche impongono obblighi indipendentemente dalla presenza fisica di chi le impone, mentre i comandi coattivi, come quelli descritti da Austin, dipendono dalla presenza fisica e dalla minaccia di chi li emette.
Hart critica il concetto di sovranità di Austin, affermando che non spiega adeguatamente il passaggio di sovranità da un monarca a un altro, poiché il nuovo sovrano non è abituato ad essere obbedito nel momento in cui acquisisce il potere.