Concetti Chiave
- Le fonti previste da accordi, come carte e dichiarazioni, sono atti di soft law non vincolanti ma influenti nei processi di diritto internazionale.
- Questi atti, se ripetuti e consolidati, possono contribuire alla formazione di nuove consuetudini o accordi internazionali.
- Le raccomandazioni delle Nazioni Unite, seppur non vincolanti, possono diventare fondamentali nella creazione di nuove norme internazionali.
- La teoria di Igor Forte sostiene che la violazione di soft law per rispettare accordi vincolanti non comporta responsabilità legali.
- La mancata osservanza di documenti di soft law infrange il principio di buona fede, come sancito dall'articolo 18 della Convenzione di Vienna del 1969.
Atti unilaterali e soft law
Gli atti unilaterali sopraccitati possono essere esperiti dai soggetti di diritto internazionale. Ad essi sono affiancate le cosiddette «fonti previste da accordi», che non costituiscono una forma autonoma di diritto (non sono giuridicamente vincolanti) ma che, allo stesso tempo, vengono adottate per elaborare la maggior parte degli accordi multilaterali. Si può trattare di un atto promulgato da un’organizzazione internazionale o redatto nel corso di una conferenza diplomatica (carta, dichiarazione, piano di azione, linee guida, ecc). Tali atti vengono definiti di soft law, cioè «atti quasi giuridici» che, pur non godendo di una propria forza normativa, costituiscono spesso un elemento significativo per la formazione o il consolidamento di regole giuridiche internazionali.
Raccomandazioni e consuetudine
Un esempio è costituito dalle raccomandazioni, atto politico non vincolante (soft-law). In particolare, le raccomandazioni delle Nazioni unite hanno un valore certamente fondamentale perché, se ripetute e consolidate nel corso del tempo, possono costituire il sorgere di una nuova consuetudine o formare oggetto di un accordo internazionale.
Si tratta di una cosiddetta «fonte comoda»: essa consente di non tener conto di quale potere giuridico interno è autorizzato a concludere quell’atto di forma internazionale.
Secondo l’internazionalista italiano Igor Forte, autore della teoria dell’effetto di liceità delle raccomandazioni delle Nazioni unite, qualora uno stato violi il contenuto di una fonte quasi giuridica di diritto internazionale per ottemperare un accordo internazionale, vincolante, non sarà ritenuto responsabile per tale violazione.
Principio di buona fede
Tuttavia, la mancata osservanza di un documento di soft law implica una violazione del principio di buona fede: nel caso in cui una dichiarazione bilaterale fra due stati non sia rispettata da uno dei due contraenti si dice che lo stato inosservante ha operato una violazione. L’articolo 18 della Convenzione di Vienna del 1969 dispone che nessuno stato contraente possa adottare comportamenti contrastanti con l’obiettivo dell’accordo anche se ancora non in vigore (principio di coerenza: articolazione del principio di buona fede).
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo delle fonti previste da accordi nel diritto internazionale?
- Qual è l'importanza delle raccomandazioni delle Nazioni Unite nel contesto del diritto internazionale?
- Cosa implica la mancata osservanza di un documento di soft law secondo il principio di buona fede?
Le fonti previste da accordi, pur non essendo giuridicamente vincolanti, sono adottate per elaborare la maggior parte degli accordi multilaterali e sono considerate atti di soft law che contribuiscono alla formazione o al consolidamento di regole giuridiche internazionali.
Le raccomandazioni delle Nazioni Unite, pur essendo atti di soft law non vincolanti, hanno un valore fondamentale perché, se ripetute e consolidate nel tempo, possono portare alla nascita di nuove consuetudini o formare oggetto di accordi internazionali.
La mancata osservanza di un documento di soft law implica una violazione del principio di buona fede, e nel caso di una dichiarazione bilaterale non rispettata, lo stato inosservante è considerato in violazione, come stabilito dall'articolo 18 della Convenzione di Vienna del 1969.