Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • La difformità tra forma e sostanza del contratto di lavoro si manifesta quando le clausole indicano un lavoro subordinato, anche se definito autonomo nel documento.
  • Un contrasto può esistere tra il contenuto del contratto e il reale svolgimento del lavoro, richiedendo un esame giudiziario delle pratiche lavorative effettive.
  • Il giudice deve verificare l'eterodirezione, ossia il controllo stringente sui contenuti e le modalità del lavoro, per identificare la subordinazione.
  • La prova dell'eterodirezione spesso deriva da un'analisi complessiva di varie circostanze di fatto, non sempre evidenti singolarmente.
  • I giudici possono utilizzare criteri sussidiari sviluppati dalla giurisprudenza per determinare la natura del rapporto di lavoro.

Indice

  1. Difformità tra forma e sostanza
  2. Ruolo del giudice del lavoro
  3. Sfide nella prova dell'eterodirezione

Difformità tra forma e sostanza

La difformità fra forma e sostanza del contratto di lavoro può manifestarsi principalmente in due modi:

- contraddizione fra la denominazione usata e le dichiarazioni formali contenute nel documento contrattuale. Quest’ipotesi sussiste quando le clausole del contratto prevedono la sottoposizione del lavoratore al potere direttivo (attività eterodiretta), il rapporto di lavoro sarà considerato subordinato anche qualora il contratto dovesse definirlo autonomo;

- contrasto fra contenuto cartaceo del contratto ed effettivo svolgimento del rapporto. La fattispecie ricorre, ad esempio, quando le parti danno vita a un rapporto di lavoro formalmente autonomo, che però nella pratica assume i connotati della subordinazione. In quest’ipotesi il giudice del lavoro è tenuto a esaminare i fatti che evidenziano la discordanza fra forma e sostanza. Solo in questo modo egli potrà risalire alle effettive intenzioni delle parti.

Ruolo del giudice del lavoro

Per dimostrare la natura subordinata del rapporto di lavoro, il giudice deve accertare la sussistenza del requisito più rilevante della fattispecie: l’eterodirezione. Se l’indagine giurisprudenziale comprova che il prestatore è sottoposto a prescrizioni stringenti sui contenuti e sulle modalità temporali del lavoro da svolgere e a verifiche costanti del lavoro eseguito, il rapporto sarà senza dubbio ricondotto alla subordinazione.

Sfide nella prova dell'eterodirezione

Spesso, però, i depistaggi operati dalla parte datoriale e la difficoltà di ricostruire vicende complesse e risalenti, non consentono di ottenere la prova dell’eterodirezione. Di solito, essa viene ricavata tramite l’analisi di una serie di circostanze di fatto, singolarmente non decisive ma efficaci se complessivamente considerate. Per facilitare il suo compito, il giudice può servirsi di determinati criteri sussidiari, determinati nel corso del tempo dalla stessa giurisprudenza.

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