Concetti Chiave
- L'actio aquae pluviae arcendae proteggeva i proprietari terrieri dalla deviazione del flusso naturale delle acque causata dalle opere dei vicini.
- In caso di danni, il proprietario responsabile doveva ripristinare l'originale situazione o risarcire il danno subito dal vicino.
- Se le modifiche erano opera di un precedente proprietario, al vicino danneggiato era permesso riparare la situazione a sue spese.
- La denuncia di manodopera (operis novi nuntiatio) era un avvertimento formale contro opere pericolose su fondi vicini.
- Il proprietario che riceveva la denuncia poteva richiedere un decreto al pretore per dimostrare l'infondatezza della proibizione.
Indice
Actio aquae pluviae arcendae e operis novi nuntiatio
Actio aquae pluviae arcendae
Tale azione mirava a tutelare i proprietari dei fondi rustici dalla sovrabbondanza di acque. Nel caso di specie, tale azione veniva concessa al proprietario di un fondo contro il vicino che, con opere realizzate sul proprio fondo, avesse mutato lo scorrere naturale delle acque, facendole confluire nel fondo contiguo.
Nell’ambito del processo formulare, tale azione prevedeva la clausola arbitraria: il vicino, pertanto, avrebbe dovuto ripristinare la situazione originaria dei luoghi; diversamente, egli avrebbe dovuto pagare al proprietario del fondo su cui l’acqua si era riversata il danno per il pregiudizio ricevuto. Nel caso in cui la modificazione dei luoghi non fosse stata compiuta dall’attuale propretario del fondo ma, ad esempio, da un precedente proprietario, al vicino, sul cui fondo l’acqua si era riversata, veniva concesso di ripristinare a sue spese lo stato dei luoghi e il proprietario del fondo da cui l’acqua proveniva doveva permettere tale intervento.
Denuncia di manodopera (operis novi nuntiatio)
La denuncia di nuova opera era un atto solenne stragiudiziale con il quale si intimava al proprietario del fondo vicino, sul quale si stessero eseguendo opere di costruzione o di demolizione, che risultassero pericolose. La procedura era di origine arcaica. Sebbene non si conoscano quali parole il nuntians, colui che rivolgeva l’intimazione, dovesse rivolgere al vicino, si sa che, in certi casi, si operava con un contegno concludente che prevedeva il lancio di una pietra (iactus lapilli) verso il fondo di un vicino. Quest’ultimo, dopo aver ricevuto l’intimazione, doveva rivolgersi al pretore e richiedere la remissio, cioè un decreto per mezzo del quale si attestava l’infondatezza della proibizione e si autorizzava la prosecuzione dell’opera. Diversamente, se il vicino a cui era stata rivolta l’intimazione avesse proseguito nell’esecuzione dell’opera, il nuntians avrebbe potuto ottenere dal pretore un interdetto demolitorio.
Domande da interrogazione
- Qual era lo scopo dell'actio aquae pluviae arcendae?
- Cosa comportava la denuncia di manodopera (operis novi nuntiatio)?
- Quali erano le conseguenze se il vicino non rispettava l'intimazione nella denuncia di manodopera?
L'actio aquae pluviae arcendae mirava a proteggere i proprietari di fondi rustici dall'eccesso di acque causato da modifiche al flusso naturale da parte di un vicino.
La denuncia di manodopera era un atto solenne che intimava al proprietario di un fondo vicino di fermare opere pericolose, con la possibilità di richiedere un decreto dal pretore per continuare i lavori.
Se il vicino ignorava l'intimazione e proseguiva i lavori, il nuntians poteva ottenere un interdetto demolitorio dal pretore per fermare l'opera.