Concetti Chiave
- Il canto XI del Purgatorio si divide in quattro sezioni, ciascuna focalizzata su un diverso aspetto della superbia e la sua redenzione.
- La preghiera dei superbi è strutturata con simmetria medievale, alternando lodi a Dio e richieste, ispirata da altri testi sacri.
- Omberto Aldobrandeschi illustra il superamento della superbia attraverso il contrasto tra orgoglio passato e umile accettazione della penitenza.
- Oderisi da Gubbio discute la vanità della gloria, sottolineando la transitorietà della fama e la necessità di consapevolezza e umiltà.
- Provenzan Salvani introduce una profezia sull'esilio di Dante, evidenziando il tema dell'umiliazione e della richiesta di aiuto.
Indice
Struttura del Canto
Il canto può essere suddiviso in quattro parti circa uguali:
1. la preghiera dei superbi ed il commento di Dante narratore (1-36)
2. Omberto Aldobrandeschi: la superbia del nobile (37-72)
3. Oderisi da Gubbio: la superbia dell’artista (73-117)
4. Provenzan Salvani: la superbia vinta per amicizia (118-142)
Simmetria e richiami testuali
Ha una struttura molto precisa, secondo il gusto della simmetria rigorosa che è tipico del medioevo e di Dante:
- ad ogni invocazione corrisponde una terzina
- 12 versi sono dedicati alla lode di Dio, 12 alle richieste
Comprende inoltre richiami ad altri testi: il Cantico delle creature di san Francesco (vv.4-5) ed il libro dell’Esodo (vv.13-14), simbolo della conversione a Dio come liberazione dal peccato.
Superamento del peccato di superbia
Sono infine evidenti i segnali del superamento del peccato di superbia:
- l’abbondante uso di pronomi ed aggettivi di prima persona plurale (noi, nostro)
- il riconoscimento della propria insufficienza (vv. 8-9, 15, 18-19)
- la preghiera per gli altri e non per sé stessi (vv. 21-24).
Nelle sue parole è evidente quanto il suo peccato sia ormai superato: anzitutto nel contrasto tra ciò che fu e ciò che è ora (vv. 58 e 67); inoltre, nell’anticlimax su cui il suo discorso è costruito: dall’arroganza iniziale (vv.58-66), alla consapevolezza dell’errore (vv. 67-69), all’umile accettazione della penitenza (vv. 70-72).
Vanità della gloria e profezie
Tutto il suo discorso è costruito sul tema della vanità della gloria. In realtà, secondo Dante, è giusto che il magnanimo aspiri alla fama per le sue opere meritorie, ma deve anche essere consapevole che tale fama è transitoria, come evidenziano le metafore utilizzate (vv. 91, 100-102, 115-117).
Nella parte finale del canto troviamo una delle molte profezie sull’esilio di Dante pronunciate dalle anime che egli incontra: chiudendosi su un’immagine di autoumiliazione, le parole di Oderisi gli preannunciano l’umiliazione che lui stesso dovrà subire negli anni di esilio, costretto a chiedere ospitalità ed aiuto ai vari signori italiani.
Domande da interrogazione
- Qual è la struttura del canto analizzato?
- Come viene rappresentato il superamento del peccato di superbia nel testo?
- Qual è il tema centrale del discorso sulla vanità della gloria?
Il canto è suddiviso in quattro parti circa uguali: la preghiera dei superbi e il commento di Dante narratore, la superbia del nobile Omberto Aldobrandeschi, la superbia dell'artista Oderisi da Gubbio, e la superbia vinta per amicizia di Provenzan Salvani.
Il superamento del peccato di superbia è evidenziato dall'uso di pronomi e aggettivi di prima persona plurale, il riconoscimento della propria insufficienza, e la preghiera per gli altri. Inoltre, c'è un contrasto tra l'arroganza iniziale e l'umile accettazione della penitenza.
Il tema centrale è la transitorietà della fama. Dante sottolinea che, sebbene sia giusto aspirare alla fama per opere meritorie, bisogna essere consapevoli della sua natura effimera, come illustrato dalle metafore nel testo.