Concetti Chiave
- Il primo canto del Purgatorio rappresenta la transizione alla seconda cantica, con l'immagine della barca simbolo dell'ingegno poetico di Dante.
- Dante invoca Calliope, la musa della poesia epica, per affrontare il tema elevato del Purgatorio, segnando un cambio rispetto alle Muse dell'Inferno.
- Il canto è ricco di descrizioni visive e allegoriche, come il "Dolce color di oriental zaffiro" e le quattro stelle simbolo delle virtù cardinali.
- Catone l'Uticense appare come custode del Purgatorio, simbolo di libertà politica e allegoria della liberazione cristiana dal peccato.
- Il canto si conclude con il rito del lavaggio del viso e del giunco, segno di umiltà e inizio del percorso di purificazione di Dante.
Transizione al Purgatorio
Il primo canto del Purgatorio segna la transizione dalla prima alla seconda cantica. All’inizio troviamo l’immagine della barca che naviga e che è il simbolo dell’ingegno poetico di Dante alle prese con l’opera. Il linguaggio metaforico domina nettamente per tutta la durata del canto. Poiché l’entrata nel regno del Purgatorio, configurato come una montagna che si eleva dalle acque dell’emisfero australe, implica un argomento da trattare più elevato, Dante non invoca l’aiuto generico delle Muse come aveva fatto nell’Inferno, bensì il sostegno della Musa dalla bella voce, cioè Calliope, la musa della poesia epica e pertanto considerata la maggiore.
A partire dal verso 13, Dante acquista serenità perché è ormai giunto nel regno della purificazione.Simbolismo e allegorie
Tal serenità si traduce in una percezione visiva: il colore del cielo (“Dolce color di oriental zaffiro”) e lo splendore della stella di Venere che invita ad amare. La luce di Venere fa apparire in modo meno distinto la costellazione dei pesci. Si tratta di un’indicazione astronomica che ci permette di capire che siamo al 10 aprile del 1300. Dal punto di vista stilistico si può notare il tono ampio dato dal gerundio “velando” che dà l’impressione di volersi attardare sulla descrizione, come se si trattasse di un dipinto . La stessa sensazione ci è fornita dalle ripetizione delle consonanti liquide (amar, conforta, rider,m d’oriente). A queste immagini fa seguito tutta una serie di allegorie: le quattro stelle che illuminano l’emisfero australe, simbolo delle quattro virtù cardinali che costituivano la guida dell’uomo prima che avesse commesso il peccato originale. L’uso dell’imperfetto al v. 25 – Goder pareva - ci dà la sensazione del perdurare dello spettacolo. Anche l’opposizione fra emisfero australe e emisfero boreale diventa opposizione fra la metà della terra dove tutto è sotto la giurisdizione di Dio e quella in cui esiste in continuazione la lotta fra il peccato e la salvezza.
Catone e la libertà
Ad un tratto, compare Catone l’Uticense il cui ritratto esprime solennità e dignità. E’ stato discusso sul motivo per cui Catone, morto suicida e di religione pagano sia stato scelto come custode della montagna del Purgatorio. Come pagano avrebbe dovuto essere collocato nel Limbo e come suicida nell’apposito girone infernale insieme a Pier delle Vigne. La critica più recente sostiene che tutte le anime appaiono a Dante come figure doppie: l’identità storica ed il nuovo significato simbolico. Nella fattispecie, Catone è un pagano suicida, ma è anche l’eroe della libertà politica dell’antica Roma e quindi anche l’allegoria della liberazione cristiana dal peccato. All’inizio, Catone accoglie Dante e Virgilio con un certo stupore anche un po’ aspro, che, in parte, ci potrebbero ricordare quelle di Caronte. Ma esiste una differenza: nei confronti di Caronte, Virgilio usa parole brusche che non ammettono repliche, mentre nei confronti di Catone l’atteggiamento è riverente. La ricerca di libertà diventa un punto di contatto fra Catone e Dante: Catone ha ricercato la libertà politica e Dante è alla ricerca della liberazione dal peccato. Dante è sopraffatto dall’apparizione di Catone e da tutto ciò che egli ha detto come è sopraffatto dall’atmosfera soprannaturale ed il suo atteggiamento si colloca fra lo sbigottivo e l’interrogativo.
Rito di purificazione
Il rito del lavaggio del viso e del giunco occupa la parte finale del canto come si trattasse di un momento sacro in cui, attraverso l’umiltà cristiana, Dante intraprende la via della purificazione. Da notare una nuova immagine di luce che bene si addice al momento solenne della purificazione; Dante vede il tremolare della superficie del mare sotto le luci dell’alba ed il paesaggio così luminoso sembra allargarsi all’infinito. Si tratta di un paesaggio tutto terreno, ma su cui aleggia un qualcosa di divino.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato della transizione al Purgatorio nel primo canto?
- Come viene rappresentato il simbolismo e le allegorie nel canto?
- Perché Catone l'Uticense è scelto come custode del Purgatorio?
- Qual è il significato del rito di purificazione nel canto?
- Come viene descritta l'atmosfera nel canto?
La transizione al Purgatorio segna il passaggio dalla prima alla seconda cantica, con l'immagine della barca che simboleggia l'ingegno poetico di Dante. Dante invoca Calliope, la musa della poesia epica, per affrontare l'argomento elevato del Purgatorio.
Il simbolismo è evidente nel colore del cielo e nella stella di Venere, che invita ad amare. Le quattro stelle simboleggiano le virtù cardinali, e l'opposizione tra emisfero australe e boreale rappresenta la giurisdizione divina e la lotta tra peccato e salvezza.
Catone, nonostante sia un pagano suicida, è scelto per la sua rappresentazione simbolica della libertà politica e della liberazione cristiana dal peccato. La sua presenza esprime solennità e dignità, e il suo incontro con Dante riflette la ricerca della libertà.
Il rito del lavaggio del viso e del giunco rappresenta un momento sacro di umiltà cristiana, in cui Dante inizia il percorso di purificazione. La luce del paesaggio simboleggia un'atmosfera divina che accompagna questo momento solenne.
L'atmosfera è descritta attraverso immagini visive e sonore, come il "Dolce color di oriental zaffiro" e il tremolare del mare sotto le luci dell'alba, creando un paesaggio terreno ma con un'aura divina.