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La struttura del Paradiso
Il Paradiso è la terza parte della Divina Commedia in cui Dante completa il suo viaggio e giunge alla visione di Dio.Dante scrive la cantica negli ultimi anni della sua vita, dal 1614 al 1621. Inizia la stesura dell'Opera a Verona, ospitato presso
la tenuta Cangrande della Scala, immerso in un clima positivo, dove il poeta gode di una grande considerazione; tuttavia
l’ambiente veronese lo porta a riflettere sui conflitti politici a Firenze e a prenderne le distanze.
La struttura
La struttura del Paradiso dantesco rispecchia la visione del Cosmo aristotelico, riletta in chiave cristiana da San Tommasonella sua Summa. Secondo questa visione l’Inferno e il Purgatorio si trovano sulla terra, mentre il Paradiso viene collocato in
cielo. Per questo il paradiso è formato da 9 Cieli concentrici che ruotano intorno alla Terra, la quale è immobile al centro
dell’Universo. Da questa struttura si può notare come Dante accetti la visione tolemaica geocentrica, interpretabile in chiave
cristiana: Se la Terra si trova al centro della creazione, necessariamente deve essere al centro dell’Universo e non può
essere un pianeta più piccolo di altri e insignificante.
Nel pensiero dantesco la visione religiosa e quella astronomica si saldano. I Cieli ruotano intorno alla Terra e, dato che il
movimento esprime la volontà dei cieli di ricongiungersi con Dio, questo moto ha un significato religioso. Per sottolineare
l’importanza del moto, questa ideologia afferma che più ci si avvicina a Dio, più i Cieli ruotano velocemente. Questo
movimento, dunque, non è uniforme e viene creato dalle gerarchie angeliche (angeli, arcangeli e serafini), le quali sono
dotate di intelligenza ma non hanno corpo.
La divisione dei Cieli
Il paradiso dantesco viene suddiviso in 9 Cieli concentrici e, infine, si trova l’Empireo. La suddivisione secondo i pianeti èdeterminata dal fatto che, secondo l’ideologia dantesca, i pianeti influenzano la vita degli uomini, pur lasciandoli liberi delle
loro scelte, altrimenti l’uomo non sarebbe responsabile delle proprie azioni.
I primi 7 Cieli sono caratterizzati dalla presenza di un pianeta, questo perché Dante non ha un’idea chiara su cosa siano i
corpi celesti, infatti per lui non c’è una differenza tra pianeti, satelliti e stelle. In particolare i primi 3 Cieli sono quelli più vicini alla Terra, che risentono della sua presenza in quanto il nostro pianeta proietta su di essi un’ombra. In questi Cieli si trovano le Anime Beate ma che danno importanza ai beni terreni.
Nell’8o e 9o cielo Dante assiste alla visione trionfale di Cristo e le gerarchie angeliche.
Nell’Empireo, invece, Dante è accompagnato da San Bernardo e Beatrice e incontra Dio. In particolare, San Bernardo
rivolge la famosa preghiera alla Vergine, in modo che la Madonna interceda perché Dante possa completare la sua missione
e penetrare nei misteri della fede. - Luna → risiedono gli spiriti che non hanno potuto portare a termine i voti religiosi, non per loro volontà ma a causa della violenza inflitta loro da altri uomini.
- Mercurio → risiedono gli spiriti attivi, cioè coloro che hanno agito per il bene, alla ricerca della gloria, ma che nel
ricercare la gloria provavano troppo compiacimento. - Venere → risiedono gli spiriti amanti. Anche in questo Cielo le anime sono condizionate, in modo positivo, dagli affetti terreni. - Sole → risiedono gli spiriti sapienti, in quanto il Sole è simbolo di luce e sapienza. In questo Cielo Dante incontra San Francesco e San Domenico che celebreranno ognuno le lodi dell’altro ordine (ordine francescano e ordine domenicano). - Marte → risiedono gli spiriti militari che combattono per la fede. Qui Dante incontra Cacciaguida, morto durante la seconda Crociata e al quale chiederà il senso del proprio viaggio e quale sia la sua missione. - Giove → risiedono le anime dei giusti - Saturno → risiedono gli spiriti contemplativi - - -
Cielo delle Stelle fisse → qui ruotano tutti gli astri e Dante assiste ad una sorta di trionfo di Cristo e Maria.
Primo mobile → riceve il movimento da Dio. Qui Dante assiste alla visione delle gerarchie angeliche.
Empireo → Paradiso vero e proprio, dove non esistono spazio e tempo. In questo luogo sono presenti Dio, la Madonna, i Santi e tutti i Beati in una rosa.
Gli incontri con le anime
Le anime incontrano Dante nel Cielo della virtù che più le ha caratterizzate durante la vita terrena. In questo modo Danteriesce a saldare due principi: il principio narrativo, secondo cui l’autore vuole istituire una gerarchia anche tra i beati, e il principio secondo cui i beati non sono tutti beati allo stesso modo, infatti la beatitudine consiste nella perfetta conformazione dell’anima alla volontà di Dio, che tuttavia non può mai essere perfetta.
In questo contesto Dante interroga sempre le anime circa la loro volontà di appartenere ad un Cielo più alto, ma le anime, di
volta in volta, risponderanno che la loro felicità consiste nella piena conformazione del loro desiderio alla volontà di Dio e per questo non possono essere insoddisfatte.
Ogni categoria di anime ha una visione più o meno profonda della figura di Dio, a seconda della virtù che li ha caratterizzati
in vita, ognuna delle quali è determinata dall’influenza di un pianeta.
La visione di Dio
Dante realizza la visione di Dio solo nell’ultimo canto, quando, attraverso la contemplazione e l’affinamento delle suecapacità e l’intervento della Grazia Divina, riesce a penetrare nei misteri fondamentali della fede, quali: -
il principio di unità, che tiene insieme l’Universo grazie all’amore di Dio; - -
la trinità, uno dei dogmi della fede cattolica;
la reincarnazione, ovvero Dio che si fa uomo.
Caratteristiche del Paradiso
Nel paradiso il dialogo con le anime è più ridimensionato, e le parti dottrinali, astronomiche e teologiche hanno uno spaziopiù ampio. Dante sottolinea più volte due temi centrali:
- Tema dell’indicibilità → Dante sottolinea sin dal primo canto come l’esperienza che ha vissuto è stata così elevata,
così intensa, che per lui è difficile ricordarla. Infatti la memoria umana è limitata e spesso chiede aiuto a Dio perché
le sue facoltà sensibili siano tali da permettergli di ricordare l’esperienza vissuta.
- Tema dell’ineffabilità → Dante sottolinea la difficoltà di riprodurre con linguaggio umano, che è un linguaggio limitato,
la profondità dell’esperienza vissuta.
Inoltre il paesaggio paradisiaco è caratterizzato dalla luce e dalla musicalità. La luce ha un carattere simbolico, infatti
rappresenta Dio, la verità, e si oppone al buio dell’Inferno e alla luce soffusa del Purgatorio. La musicalità deriva dal
movimento dei Cieli, caratteristica tipica del pensiero neoplatonico.
Lo stile
In questa cantica Dante utilizza uno stile più elevato, infatti utilizza molti latinismi e termini tecnici del linguaggio filosofico, ma anche citazioni scritturali delle Sacre Scritture e figure retoriche, come metafore e similitudini. Tuttavia, anche nel Paradiso, non viene meno la concretezza dantesca, infatti si ha la mescolanza di un registro basso e di uno elevato, che rimanda alla tradizione cristiana.La figura di Beatrice
Nel momento in cui Dante giunge in cima al Paradiso, accompagnato da Virgilio, quest’ultimo scompare, in quanto haesaurito il suo compito. Inoltre Virgilio è un’anima del Limbo (che fa parte dell’Inferno), dunque non ha accesso al paradiso;
in secondo luogo Virgilio scompare in quanto rappresenta la ragione umana, che può portare l’uomo a rendersi conto delle
conseguenze del peccato e della necessità di purificarsi, ma non basta per riconoscere i profondi misteri della fede.
Beatrice è, come dice Auerbach, figura christi, ovvero è più di un’allegoria perché mantiene i caratteri della donna in carne
ed ossa (sorride) ma nello stesso tempo è anche simbolo della Grazia Divina e della teologia, due facoltà che
permettono a dante di comprendere i misteri della fede. In questo contesto con Grazia Divina si intende il dono che viene da
Dio e che permette l’incontro con uno slancio mistico nel finale, permettendo a Dante di comprendere i misteri della fede;
con teologia si intende la scienza del divino, che permette la conoscenza di quelle verità a cui la ragione umana può giungere.