Concetti Chiave
- Nel Canto V dell'Inferno, Dante esplora il concetto di amore ineluttabile attraverso la storia di Francesca e Paolo, puniti per la loro passione sfrenata.
- Il "cor gentile" rappresenta una nobiltà d'animo che trascende la volontà, un tema centrale dello Stil Novo, in cui l'amore è inevitabile e irresistibile.
- Nel Canto VI, Ciacco predice le lotte politiche tra le fazioni Bianchi e Neri a Firenze, sottolineando il dominio futuro dei Neri con l'aiuto di Papa Bonifacio VIII.
- Nel Canto VII, gli avari e i prodighi sono condannati a spingere massi in eterno, mentre gli iracondi e gli accidiosi subiscono punizioni nell'acqua melmosa dello Stige.
- Nel Canto VIII, Dante incontra Filippo Argenti, un nemico personale, rappresentato tra gli iracondi, e manifesta con soddisfazione il suo odio verso di lui, approvato da Virgilio.
Amor qu’ al cor gentil ratto s’apprende
prese costui della bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor qu’a nullo amato amor perdona,
mi prese del costui piacer si forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Indice
Il Canto V dell'Inferno
Siamo nel canto V dell’Inferno, nel II cerchio, dove sono puniti coloro che hanno peccato di lussuria. Le anime sono trasportate da una bufera, come, in vita, furono trasportate dalla passione sfrenata. Francesca narra la relazione che ha avuto con il cognato Paolo e che le ha causato la morte, per mano del marito.
• Amore, che si attacca rapidamente al cuore nobile fece innamorare costui (= Paolo) del bel corpo che mi fu strappato; e il modo con cui io fui uccisa [mi fu strappato] continua ancora a ferirmi.
• Amore che non consente che chi è amato non ricambi l’amore, così fortemente mi avvinse della bellezza di costui (= Paolo) che, come vedi è sempre presente [in me].
Amore e Nobiltà d'Animo
Amore (sentimento provato da Francesca per Paolo) che divampa, che si trasmette come una fiamma, in un attimo, in un cuore gentile (= nobile, non di lignaggio, ma di spirito) e quindi che supera la volontà dell’individuo e vince ogni resistenza, fece innamorare Paolo di Francesca e il modo con cui a quest’ultima fu data la morte, crea in essa ancora sofferenza e sdegno perché uccisa da marito come adultera, colta in flagrante.
Nella 2.a terzina è l’amore che Francesca prova per Paolo a costituire il soggetto; esso diventa ineluttabile perché una volta amata da Paolo essa non poteva far altro che contraccambiare il sentimento.
Il tema ci rimanda al concetto dello Stil novo secondo cui il “cor gentile” è un cuore nobile, ma non di una nobiltà che derivata dall’appartenenza ad una casata di nobile lignaggio, bensì di una nobiltà d’animo, cioè nobile per virtù personali, una nobiltà che acquista solo per merito e non per via ereditaria come, invece, succedeva durante l’epoca feudale. Il cor gentile e Amore costituiscono una sola cosa e non è possibile che uno stia l’altro e si attraggono a vicenda e si identificano, senza alcuna razionalità.
Francesca non ha nulla della donna angelicata e idealizzata del Dolce Stil Novo; il desiderio si impadronisce di lei con tanta forza e intensità da non abbandonarla nemmeno dopo la morte. Sembra quasi che Dante voglia giustificare il comportamento dei due amanti che non hanno saputo reprimere la passione (v.39 “la ragion sottomettono al talento”), e hanno sottoposto la ragione al desiderio sensuale, all’istinti amoroso.
I passaggi sono questi:
Paolo è nobile d’animo, pertanto Amore lo fa subito innamorare di Francesca. A sua volta Francesca, poiché l’Amore non permette a chi è amato di non essere ricambiato, si innamora di Paolo. Il ruolo dell’Amore nella vicenda è evidenziato dall’anafora presente all’inizio di ogni terzina.
Il Tradimento di Gianciotto
Perché Dante colloca l’anima di Gianciotto, il marito di Francesca, nel cerchio dell’Inferno ,dove sono puniti i traditori dei parenti?
Secondo l’etica medioevale, un sentimento amoroso rivolto a una persona “gentile”, cioè colma dei valori tradizionali di cortesia, non poteva non essere ricambiato. Quello stesso amore, in realtà, è la causa della morte che viene inflitta da Gianciotto agli amanti. Gli amanti hanno tradito Gianciotto, ma Gianciotto ha tradito la regola dell’amor cortese quindi, essendo traditore, verrà destinato nel più fondo dei ghiacci infernali, cioè nella “caina”, nel luogo che attende i peccatori di tradimento.
Infine da notare che entrambe le terzine iniziano con il concetto di ineluttabilità del sentimento amoroso e termina con due immagini che ispirano dolore e commozione: la morte violenta di Francesca e la pena che i due amanti sono costretti a subire per l’eternità.
La Discordia a Firenze
Dante pone a Ciacco una domanda che nel complesso riguarda il futuro politico di Firenze
1)A quali estremi arriverà Firenze, viste le lotte intestine fra Bianchi e Neri?
Dopo aspri contrasti, le due fazioni arriveranno al sangue e la fazione dei Bianchi (capeggiati dai Cerchi) caccerà la fazione dei Neri (capeggiati dai Donati) con molta violenza nei confronti delle persone [a cui saranno confiscati anche i beni]. Tuttavia, entro i tre anni successivi sarà destino che i Bianchi soccombano e che i Neri riprendano il potere, con l’aiuto di colui che invece ora sta tenendo un comportamento ambiguo (Papa Bonifacio VIII). I Neri resteranno a lungo padroni assoluti della città, opprimendo crudelmente la parte avversaria, per quanto quest’ultima esprima lamenti e sdegno.
2) A Firenze esiste ancora qualche uomo giusto?
Gli uomini giusti, a Firenze, ormai sono ben pochi e nessuno li ascolta
3) Qual è la causa che ha creato così tanta discordia fra i Fiorentini?
Sono la superbia, l’invidia e l’avidità di guadagno, tre sentimenti sempre pronti a far scoppiare la discordia fra fazioni opposte.
veggio - v.5: vedo, scorgo intorno a me
pugna - v.26: Virgilio prende dei pugni di terra e li getta a Cerbero per farlo calmare
maggio - v.48: più grave, riferito alla pena a cui sono condannate le anime
attosca - v. 84: avvelenare, tormenta amaramente
pute – v.12: il miscuglio di terra che avvolge i dannati esala un fetore insopportabile
adona - v.34: la pioggia opprime, fiacca i dannati
piaggia – v.69: barcamenarsi, tenersi in bilico, detto di Bonifacio VIII che all’inizio si comportava in modo ambiguo fra le due fazioni dei Bianchi e dei Neri.
fier - v.105: saranno
Punizioni nel Cerchio III e IV
Nel cerchio III sono puniti gli avari e i prodighi cioè coloro che in vita non fecero un uso corretto del denaro, sia in un senso che nell’altro. Sono condannati a spingere in continuazione con il petto degli enormi massi. Seguono un percorso circolare, gli uni in una direzione e gli altri nella direzione opposta. Quando si incontrano si accusano dei rispettivi peccati e ripercorrono la semicirconferenza in senso opposto fino a ripetere la stessa cosa. Il giorno del Giudizio Universale, gli avari usciranno dalla tomba con il pugno chiuso, mentre i prodighi avranno il capo rasato.
Nel cerchio IV sono puniti gli iracondi e gli accidiosi. I primi si percuotono a vicenda e si sbranano, i secondi sono sommersi nelle acque melmose dello Stige e i loro sospiri emessi sottacqua creano un gorgoglio in superficie. Pena del contrappasso per analogia: come in vita gli accidiosi furono inerti e non praticarono la virtù, ora se ne stanno immobili sotto il fango e la loro presenza è segnalata soltanto dal ribollire della melma.
L'Incontro con Filippo Argenti
Durante la traversata della Stigia (Canto VIII), un dannato sporco di fango emerge dalla palude. Fra quest’ultimo e Dante, si instaura un alterco; il dannato cerca, inutilmente, di non farsi conoscere ed allunga le mani verso l’imbarcazione, in segno d’ira, ma viene respinto da Virgilio con parole molto pesanti. Dante che riconosce in lui il fiorentino Filippo Argenti, nonostante la melma che lo ricopre, esprime grande soddisfazione per la sua condanna. Verso di lui, Dante, manifesta un grande sentimento di odio che Virgilio, l’unico caso in tutta la Commedia, approva. Quindi ira da un lato e odio dall’altra.
In questo episodio entra in gioco la vita personale di Dante. Sappiamo che i rapporti fra la famiglia Alighieri e la famiglia Argenti non erano mai stati buoni. Infatti si narra che Filippo Argenti, una volta prese a schiaffi Dante e che la sua famiglia si oppose alla revoca del bando di esilio a carico del Poeta. Si sa anche che egli avesse approfittato della confisca dei beni Dante per acquisirli. Forse è per questo che Dante, visto immerso il suo nemico nella melma della Stigia, condannato fra gli iracondi, gioisce e lo tratta con veemenza, adoperando termini quali: spirito maledetto, fiorentino spirito bizzarro (= rabbioso); i dannati come lui sono trattati come cani ed assimilati a porci.
Il dannato non conferma mai il suo nome che conosciamo solo alla fine del Canto, per bocca degli altri dannati pronti a straziarne il corpo.
Da sottolineare che non è Dante, ma Virgilio a darci informazioni sulla condotta terrena di Filippo Argenti ed egli ricorre a tale espediente per evitare di essere accusato di risentimento personale.
Prima di terminare la traversata della palude, Dante esprime un desiderio a Virgilio: vorrebbe vedere immerso nella melma il suo nemico e sarà accontentato. Alcuni critici hanno scritto che Dante desidera una vendetta personale, di stampo medievale e che una simile richiesta lascia presupporre che Filippo Argenti fosse ancora in vita, altrimenti se fosse stato già morto, la sua ira ed il suo odio sarebbero stati del tutto inutili. Altri sostengono, invece, che si tratta di un’accusa verso la società fiorentina del tempo di Dante.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del Canto V dell'Inferno?
- Come viene descritto l'amore tra Francesca e Paolo?
- Perché Gianciotto è considerato un traditore nel contesto dell'Inferno di Dante?
- Quali sono le cause della discordia a Firenze secondo Dante?
- Come viene rappresentato l'incontro con Filippo Argenti?
Il Canto V dell'Inferno si concentra sul peccato di lussuria, dove le anime sono punite da una bufera che le trasporta, riflettendo la passione sfrenata che le ha travolte in vita. Francesca racconta la sua relazione con Paolo, che ha portato alla loro morte per mano del marito di lei.
L'amore tra Francesca e Paolo è descritto come un sentimento ineluttabile che si accende rapidamente in un cuore nobile, superando la volontà individuale e vincendo ogni resistenza. Questo amore è così forte che persiste anche dopo la morte.
Gianciotto è considerato un traditore perché, secondo l'etica medievale, ha tradito la regola dell'amor cortese uccidendo Francesca e Paolo. Nonostante gli amanti abbiano tradito Gianciotto, la sua azione lo destina al cerchio infernale dei traditori dei parenti.
Dante attribuisce la discordia a Firenze alla superbia, all'invidia e all'avidità di guadagno, sentimenti che fomentano le lotte tra le fazioni opposte dei Bianchi e dei Neri.
L'incontro con Filippo Argenti avviene durante la traversata della Stigia, dove Dante esprime odio verso di lui. Filippo, coperto di fango, cerca di avvicinarsi all'imbarcazione ma viene respinto da Virgilio. Dante gioisce della sua condanna, riflettendo un risentimento personale dovuto a vecchie rivalità.