Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Il Canto III dell'Inferno si svolge tra la porta dell'inferno, l'anti-inferno e la riva dell'Acheronte, dove sono puniti gli ignavi, coloro che non presero mai posizione in vita.
  • Gli ignavi sono costretti a correre nudi dietro un vessillo, tormentati da mosconi e vespe, con il sangue e le lacrime che attirano vermi, simbolo del loro disprezzo nella vita.
  • Dante incontra l'ombra di "colui che fece per viltà de il gran rifiuto", probabilmente riferito a Celestino V, che abdicò al papato per inadeguatezza.
  • Caronte, il traghettatore dell'Acheronte, è descritto come un demone, rappresentando il primo incontro infernale di Dante, e Virgilio lo affronta con parole dure.
  • Il canto termina con un terremoto e un fulmine che fanno svenire Dante, un artificio narrativo che gli consente di attraversare l'Acheronte senza memoria dell'evento.

Indice

  1. La punizione degli ignavi
  2. L'incontro con Pier da Morrone
  3. La visione delle anime al fiume
  4. L'arrivo di Caronte

La punizione degli ignavi

L’azione del canto III si svolge, prima davanti alla porta dell’inferno, quindi nell’anti inferno ed infine sulla riva dell’Acheronte. In questo girone sono puniti gli ignavi, cioè coloro che nella vita non si schierarono mai e che quindi che non ebbero mai il coraggio delle proprie idee e non presero mai posizione.

La loro punizione consiste nel correre nudi dietro ad un vessillo che si muove rapidamente. Sono tormentati dalla presenza dei mosconi e delle vespe e del sangue che cola dal loro corpo, mescolato a lacrime, si cibano i vermi. Tale punizione è inflitta per contrappasso: nella vita gli ignavi furono dei pigri, dei codardi e si comportarono da indolenti per mancanza di volontà e di forza attiva tale da poter lottare per un ideale. Piuttosto che assumersi responsabilità, preferirono rinunciare; invece ora, nell’Inferno sono costretti a correre senza scopo dietro una bandiera indecifrabile stimolati dalla presenza di mosconi, vermi e vespe simbolo di quanto disprezzo siano oggetto da parte di Dante: l’analogia è evidente fra la bassezza nell’ordine natura ledi questi insetti e la vita “cieca e bassa” condotta volutamente dagli ignavi.

L'incontro con Pier da Morrone

Fra queste anime, Dante incontra l’ombra di “colui che fece per viltà de il gran rifiuto”. La perifrasi ci riporta con ogni probabilità a Pier da Morrone che fu eletto pontefice nell’agosto nel luglio 1294 con il nome di Celestino V. Ritenutosi inadatto per le responsabilità politiche che la nomina avrebbe comportato, preferì rinunciare al soglio pontificio soltanto dopo cinque mesi. La sua rinuncia comportò la nomina di Bonifacio VIII.

Parafrasi vv. 58-87

Dopo che io vi ebbi riconosciuto alcune anime

vidi e identificai l’ombra di colui

che per pusillanimità rinunciò ad un così alto incarico.

Subito, compresi e fui certo

che questa era la folla dei vili

verso cui Dio ed i loro nemici provano disprezzo

Questi essere abietti che vissero come anime morte

erano tutte nude e punzecchiate

da mosconi e vespe che si trovavano in questo luogo

Pungendole, il sangue colava dal loro volto

e, mescolato con le lacrime, , ai loro piedi

veniva raccolto da vermi fastidiosi.

La visione delle anime al fiume

E dopo essermi messo a guardare oltre la schiera degli ignavi

notai una fila di anime in riva ad un fiume:

per cui chiesi a :” Maestro, ora permettimi di sapere

di che genere di anime si trattasse e quale legge

le fa apparire così sollecite a raggiungere l’altra riva,

come io posso discernere attraverso questa luce così fioca.

Ed egli mi rispose: “Il fatto ti sarà reso evidente

quando fermeremo i nostri passi

sulla riva del doloroso fiume dell’Acheronte.

Allora dopo aver abbassato gli occhi per la vergogna

per timore che le mie parole fossero inopportune, non parlai più

fintanto che non fummo arrivati al fiume

L'arrivo di Caronte

Ed ecco venire verso di noi su di una barca

un vegliardo, bianco per la canizia che lo ricopriva,

gridando: “Guai a voi anime malvagie!”

Non sperate mai di vedere il cielo

I vengo qui per condurvi sull’altra riva

Nelle tenebre eterne, fra le pene infernali.

Quindi Dante ci presenta il traghettatore Caronte. Nella tradizione, Caronte è una figura mitologica che Dante, però, trasforma in un demone, il primo che ha incontrato lungo il suo viaggio. Nei suoi confronti Virgilio, adopera parole molto aspre e questo sta a significare che tutte le forze infernali non possono nulla contro la volontà di Dio.. L’angoscia per le cose viste ed udite, alla fine del canto trova un suo culmine quando il terremoto ed un fulmine fanno svenire Dante. Lo svenimento può essere anche visto come un artificio che permetterà Dante di attraversare l’Acheronte senza che ne resti traccia nella sua mente.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la punizione inflitta agli ignavi nell'Inferno?
  2. Gli ignavi sono puniti correndo nudi dietro a un vessillo in movimento, tormentati da mosconi e vespe, con il sangue e le lacrime che nutrono i vermi, simbolo del loro disprezzo.

  3. Chi è Pier da Morrone e quale scelta fece?
  4. Pier da Morrone, noto come Celestino V, rinunciò al papato per viltà, portando alla nomina di Bonifacio VIII.

  5. Cosa chiede Dante al suo maestro riguardo alle anime al fiume?
  6. Dante chiede di sapere chi siano le anime in riva al fiume e quale legge le spinga a raggiungere l'altra riva.

  7. Chi è Caronte e quale ruolo svolge?
  8. Caronte è il traghettatore che conduce le anime malvagie sull'altra riva dell'Acheronte, nelle tenebre eterne.

  9. Come termina il canto III e quale significato ha lo svenimento di Dante?
  10. Il canto termina con un terremoto e un fulmine che fanno svenire Dante, un artificio per attraversare l'Acheronte senza memoria dell'evento.

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