Concetti Chiave
- Virgilio funge da guida per Dante nella Divina Commedia, ispirandosi all'Eneide per rappresentare il viaggio spirituale dell'anima umana.
- Dante si pone come protagonista della sua opera, seguendo l'esempio di Sant'Agostino, per rappresentare un "io" cristiano collettivo.
- La dualità tra Dante autore e Dante personaggio sottolinea la complessità dell'"Io", distinguendo la narrazione personale dall'autobiografia cristiana.
- Nel Medioevo, l'idea di autore era legata a Dio, e Dante usa perifrasi per evitare di apparire superbo, firmando raramente le sue opere.
- Con la Divina Commedia, Dante inaugura una nuova tradizione letteraria, giustificando l'uso del suo nome come simbolo di auctoritas e creazione divina.
Indice
- La complessità dell'io nella Divina Commedia
- Virgilio e il modello dell'Eneide
- Enea e Dante: eroi a confronto
- Dante auctor e Dante agens
- Dante-personaggio e Dante-autore
- Il concetto di autore nel Medioevo
La complessità dell'io nella Divina Commedia
Questo appunto di Letteratura Italiana tratta della complessità dell’”Io” nella Divina Commedia e si sofferma sul modello dell’Eneide virgiliana, sulla dualità tra l’io individuale e quello collettivo, sulla differenza tra Dante auctor e Dante agens, sulla figura dell’auctor nel Medioevo.

Virgilio e il modello dell'Eneide
Virgilio, che accompagna e guida Dante nel suo viaggio attraverso l’Inferno e il Purgatorio, è l’autore dell’Eneide, un poema epico che narra le vicende di Enea, eroe troiano destinato a giungere in Italia dove i suoi discendenti fonderanno Roma. Tale opera si pone come modello per la Divina Commedia non solo dal punto di vista letterario, poiché essa era interpretata allegoricamente come la rappresentazione della ricerca del perfezionamento spirituale da parte dell’animo umano. L’Eneide e la Divina Commedia si incentrano entrambe su un personaggio principale che costituisce l’eroe della narrazione: Enea nel poema latino, Dante in quello in volgare. La sostanziale ed evidente differenza è però che, in un caso, il protagonista (Enea) e il narratore (Virgilio) non coincidono, mentre nell’altro si raccontano eventi vissuti in prima persona.
Enea e Dante: eroi a confronto
Dante auctor e Dante agens
Il protagonista dell’Eneide è un eroe classico, già presente nell’Iliade e citato nella Teogonia di Esiodo. Il fatto che Dante sia il protagonista della sua opera potrebbe dunque sembrare in contraddizione con i dettami del Cristianesimo ma è il poeta stesso a spiegare, in un passo del Convivio (I, 2) che è concesso parlare di sé quando ciò arreca agli altri “grandissima utilitade per via di dottrina”. Per avvalorare la sua testi, egli cita Sant’Agostino le cui “Confessioni” rappresentano il modello dell’autobiografia cristiana. Pertanto, nell’ambito dell’autobiografismo cristiano, porsi come protagonista non ha il fine dell’esaltazione di sé ma di rappresentare un’io cristiano. Il personaggio Dante ha dunque una doppia valenza poiché si riferisce non solo a un individuo storico ma anche all’umanità in generale che si è smarrita nella selva del peccato. Tale dualità si ravvisa anche nell’aspetto morfologico dell’enunciato fin dai primi due versi del poema:
Dante-personaggio e Dante-autore
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura […]
L’aggettivo possessivo al plurale rimanda a tutti gli esseri umani, mentre la prima persona singolare del verso successivo al singolo individuo. Nell’ambito della complessità dell’”Io” della Divina Commedia è poi fondamentale distingure Dante-personaggio da Dante-autore. Il primo è il protagonista del racconto, colui che agisce nella narrazione (agens), il secondo è lo scrittore (auctor), che racconta ciò che ha vissuto rievocando le emozioni e i fatti della sua vicenda.
Il concetto di autore nel Medioevo
Nel Medioevo, poiché si riteneva che tutto ciò che l’essere umano possedeva e produceva fosse proprietà di Dio, non esisteva il concetto di autore così come lo intendiamo oggi. Porsi come autore firmando un’opera poteva rappresentare dunque un atto di superbia poiché significava presentarsi come autorità. È stato notato che nel De vulgari eloquentia Dante, quando cita le sue rime usa sempre delle perifrasi e non dice mai il suo nome. Inoltre, nel trentesimo canto del Purgatorio, ai versi 55-56, leggiamo:
Dante, perché Virgilio se ne vada,
non pianger anco, non piangere ancora;
Viene dunque citato il nome del poeta ma poco dopo, ai versi 62-63 troviamo:
quando mi volsi al suon del nome mio,
che di necessità qui si registra,
Con questi versi giustifica il fatto di essersi nominato nella propria opera -ed è l’unica volta in cui lo fa in tutta la Divina Commedia- poiché l’artista è solo il tramite della creazione divina. Tuttavia, gli autori successivi non avranno più la necessità di una tale giustificazione perché Dante con la Divina Commedia fonda in realtà una nuova tradizione imponendo un’idea forte di autore. In definitiva, sebbene si giustifichi in ossequio ai dettami medievali e cristiani, la presenza del suo nome in un punto di svolta in cui Dante personaggio è abbandonato da Virgilio ed è ora al cospetto di Beatrice, rappresenta l’auctoritas a cui è assurto lo scrittore che ha ormai superato il peccato.
Domande da interrogazione
- Qual è l'influenza dell'Eneide sulla Divina Commedia?
- Come si manifesta la dualità dell'Io nella Divina Commedia?
- Qual è la differenza tra Dante auctor e Dante agens?
- Come viene concepito il ruolo dell'autore nel Medioevo?
- Perché Dante si giustifica per aver menzionato il suo nome nella Divina Commedia?
L'Eneide di Virgilio funge da modello per la Divina Commedia, non solo letterariamente ma anche allegoricamente, rappresentando la ricerca del perfezionamento spirituale. Entrambe le opere si concentrano su un eroe principale, ma differiscono nel fatto che in una il protagonista e il narratore non coincidono, mentre nell'altra sì.
La dualità dell'Io si manifesta attraverso l'uso dell'aggettivo possessivo al plurale e la prima persona singolare, rappresentando sia l'umanità in generale che l'individuo. Inoltre, si distingue tra Dante-personaggio, che agisce nella narrazione, e Dante-autore, che racconta gli eventi.
Dante agens è il protagonista che agisce nella narrazione, mentre Dante auctor è lo scrittore che racconta e rievoca le emozioni e i fatti vissuti, distinguendo tra il personaggio e l'autore.
Nel Medioevo, l'idea di autore come la intendiamo oggi non esisteva, poiché tutto era considerato proprietà di Dio. Firmare un'opera poteva essere visto come un atto di superbia, ma Dante, con la Divina Commedia, impone una nuova idea di autore.
Dante si giustifica per aver menzionato il suo nome per rispettare i dettami medievali e cristiani, poiché l'artista è solo un tramite della creazione divina. Tuttavia, la sua opera fonda una nuova tradizione che non richiederà più tale giustificazione.