Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Il De vulgari eloquentia di Dante è considerato contemporaneo o di poco successivo al Convivio, scritto tra il 1304 e il 1307.
  • Dante esplora la scelta del volgare rispetto al latino, cercando una lingua che possa avere una diffusione ampia e affettiva, affrontando critiche letterarie.
  • L'opera, composta da due libri, tratta di linguistica generale e retorica, con un focus particolare sui dialetti italiani e la ricerca di un volgare illustre.
  • Nel primo libro, Dante distingue tra lingua naturale e artificiale, analizzando la frammentazione linguistica post-Babele e cercando una lingua nazionale.
  • Il secondo libro si concentra sull'arte dell'eloquenza, distinguendo stili tragici e comici e identificando la canzone e l'endecasillabo come forme metriche elevate.

Indice

  1. Datazione dell'opera di Dante
  2. Il nesso tra Il Convivio e De vulgari eloquentia
  3. Struttura e contenuti dell'opera
  4. Distinzione tra lingua naturale e artificiale
  5. Lingua volgare e dialetti italiani
  6. Caratteristiche del volgare illustre
  7. Problemi dell'arte del dire
  8. Importanza dell'opera incompiuta

Datazione dell'opera di Dante

Non possiamo determinare con sicurezza la data in cui Dante compose questa sua opera. Generalmente viene considerata dagli studiosi contemporanea o di poco posteriore al Convivio e quindi l’avrebbe scritta fra il 1304 e il 1307.

Il nesso tra Il Convivio e De vulgari eloquentia

Occorre sottolineare il nesso che lega Il Convivio al De vulgari eloquentia.

Dante è consapevole del valore rivoluzionario della sua scelta del volgare per un trattato dottrinale come Il Convivio; tuttavia sembra quasi insoddisfatto delle argomentazioni che ha adottato per giustificarla sul piano comunicativo: si tratta di una lingua che garantisce una diffusione molto ampia e importante sul piano affettivo poiché è la lingua della infanzia e quella parlata dai genitori. Pertanto, sente la necessità di affrontare il problema dalle radici. Per questo motivo, è assai probabile che abbia interrotto il Convivio per l’urgenza di una chiarificazione teorica sul volgare che avesse come destinatari i detrattori di tale lingua, cioè i letterati che adoperavano correntemente il latino. È anche per questo che l’opera è redatta in latino

Struttura e contenuti dell'opera

Essa comprende due libri: il primo è articolato in 19 capitoli e il secondo solo di 10, perché l’opera non fu completata. Si presenta come un trattato complesso con argomenti di linguistica generale e di retorica. Non si discute soltanto di lingua e di dialetti ma anche di questioni poetiche, di stele e di questioni metriche.

Distinzione tra lingua naturale e artificiale

Nel primo libro Dante fa una distinzione tra lingua naturale (= locution vulgaris), appresa in modo istintivo nell’ambiente in cui si vive e lingua artificiale (= locution artificialis) che si apprende studiando; quest’ultima, chiamata anche grammatica, si identifica con il latino che era la lingua della cultura di quei tempi. All’origine dell’umanità esisteva un’unità linguistica che si dissolse in seguito al frantumarsi in varie comunità e alla confusione delle lingue, derivata dalla tentata costruzione della torre di Babele. (Il ricordo della torre di Babele dimostra un evidente legame di Dante con la cultura medioevale).

Lingua volgare e dialetti italiani

La comunità che si insediò in Europa portò con sé un unico idioma che al momento in cui Dante scrive si è distinto in tre varietà: il germanico a nord, il greco a sud-est e un terzo idioma nel sud, a sua volta articolato il lingua d’oc (o provenzale), lingua d’oil (o francese) e lingua del si (o italiano). Dopo aver esaminato queste tre lingue, Dante passa in rassegna i vari dialetti della penisola italica, individuandone quattordici. Fra questi, nessuno ha le prerogative necessarie per diventare lingua nazionale perché ognuna ha i propri municipalismi. L’espressione latina che adopera è significativa: “ubique et necubi” = in ogni luogo e in nessun luogo. Questa è,la caratteristica del volgare illustre che esala il suo profumo in ogni città, ma non coincide con nessuno dei volgari parlati.

Caratteristiche del volgare illustre

Della lingua ideale, Dante individua i caratteri: deve essere illustre perché usata nell’espressione artistica,, cardinale, dato che deve fare da cardine intorno a cui ruotano gli altri volgari, deve essere aulica perché adatta alla reggia (=aula) e curiale, ossia dotata di un tale equilibrio da essere usata nelle curie. Questa lingua volgare non viene localizzata in una precisa area geografica; tuttavia Dante la individua nella lingua della scuola siciliana e in quella adoperati dagli scrittori del dolce Stil novo. In realtà, esso è la lingua letteraria che, pur accogliendo elementi di vari dialetti, li dimentica e supera tutti attraverso la raffinata elaborazione linguistica, compiuta dagli scrittori.

Problemi dell'arte del dire

Nel secondo libro, Dante affronta in modo più specifico i problemi dell’arte del dire (= eloquentia). I temi che più si addicono al volgare illustre sono la prodezza nelle armi (=s alus), l’amore (= venus), la rettitudine della volontà, la virtù (= virtis). Inoltre, distingue lo stile tragico da quello comico e elegiaco, differenziandoli sulla base del contenuto, alto, medio e umile e additando come proprio del primo il volgare illustre. Fra le forme metriche, Dante considera la canzone quella più alta e fra i versi, ritiene l’endecasillabo il migliore. Purtroppo a questo punto, l’opera rimane interrotta.

Importanza dell'opera incompiuta

Pur essendo incompiuta, l’opera è di una notevole importanza. In essa si capisce la ricerca di Dante per trovare un linguaggio adatto alla sua Commedia e il sentimento di un’unità linguistica in tutta la penisola, da interpretare come una base dell’unità spirituale dell’ Italia. Inoltre è da sottolineare il rigore scientifico dell’argomentazione e a risolvere il problema della lingua letteraria italiana in modo concorde con il pensiero di quel tempo. Dante è il primo a porre tale esigenza anche se, nella relativa formulazione, resta comunque legato alle certe concezioni del tempo che oggi sono del tutto superate.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la datazione dell'opera "De vulgari eloquentia" di Dante?
  2. Non possiamo determinare con sicurezza la data esatta, ma generalmente si considera che Dante l'abbia scritta tra il 1304 e il 1307, contemporaneamente o poco dopo il Convivio.

  3. Qual è il nesso tra "Il Convivio" e "De vulgari eloquentia"?
  4. Dante vede un legame tra le due opere, poiché "De vulgari eloquentia" nasce dall'insoddisfazione per le argomentazioni sul volgare nel Convivio, spingendolo a chiarire teoricamente il valore del volgare contro i detrattori che preferivano il latino.

  5. Quali sono le caratteristiche del volgare illustre secondo Dante?
  6. Il volgare illustre deve essere illustre, cardinale, aulico e curiale, non localizzato in una precisa area geografica, ma rappresentato dalla lingua della scuola siciliana e del dolce Stil novo.

  7. Come Dante distingue tra lingua naturale e artificiale?
  8. Dante distingue la lingua naturale, appresa istintivamente, dalla lingua artificiale, appresa attraverso lo studio, identificata con il latino, lingua della cultura del tempo.

  9. Qual è l'importanza dell'opera incompiuta "De vulgari eloquentia"?
  10. Nonostante sia incompiuta, l'opera è importante per la ricerca di un linguaggio adatto alla Commedia e per il sentimento di un'unità linguistica in Italia, anticipando l'unità spirituale del paese.

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