Concetti Chiave
- Dante Alighieri è un innovatore della letteratura volgare, fondendo diversi stili nella sua Commedia e collegando la verità storica individuale con una prospettiva collettiva e universale centrata su Firenze.
- L'amore stilnovista di Dante, esemplificato dalla figura di Beatrice, evolve in una spiritualizzazione post-mortem, trasformando la donna in un tramite tra Dante e Dio, con un significato metafisico e storico.
- La visione etico-civile di Dante emerge dal suo impegno politico e filosofico, culminando nella riflessione sulla frammentazione linguistica e politica italiana, che affronta nel trattato De vulgari eloquentia.
- La Commedia è un poema allegorico e simbolico, strutturato attorno al numero 3, che esplora la redenzione attraverso un viaggio nei tre regni dell'aldilà, con un forte messaggio politico e profetico.
- La Vita Nova rappresenta un'opera autobiografica e allegorica che esplora l'amore per Beatrice, superando lo Stil Novo e prefigurando il culto di Beatrice nella poesia dantesca.
Indice
Dante: Innovatore della Letteratura
Dante Alighieri, oltre ad essere il fondatore della letteratura dell’Europa moderna è un innovatore. Dà una nuova impronta alla letteratura volgare (lingua difficile con cui è stata scritta la Commedia, nella quale confluiscono i diversi stili).
Dante pone le basi per un nuovo modo di narrare il rapporto fra biografia e creazione letteraria, infatti le sue vicende sono raccontate all’interno della Commedia. Nella sua opera, la verità umana e storica del singolo si collega a una prospettiva collettiva e universale, per cui l’epicentro della storia in questo caso è Firenze.
Dante non viene mai meno all’amore per la verità e per il bene comune, per questo anche dopo l’esilio, mantiene forte l’impegno letterario e civile. Egli si è autoaffermato come profeta, come colui che scaccerà le ingiustizie e la corruzione dal mondo.
L'Amore e la Poesia di Dante
Sin dall’inizio, l’amore si collega alla poesia nell’esperienza dantesca. Il primo amore di cui narra è un amore stilnovista; un amore divino, totalizzante ed ascetico, inglobato nella visione teocentrica di Dante. Nel quale la donna diviene il mezzo di Dio per far si che l’uomo si possa avvicinare al Signore.
Dante si distacca dall’esperienza di Guittone d’Arezzo per aderire alla scuola poetica che definisce lui stesso “Stil novo”. Nel quale condivide con Guinizelli e Cavalcanti temi come l’amore, la nobiltà d’animo.
Mentre, nella Vita Nova vengono esplorate la natura del sentimento amoroso e la funzione nobilitante dell’incontro con la donna. In questo caso si tratta di Beatrice, la “donna della mente”, quindi una donna idealizzata. L’amore per lei genera un nuovo modo di far poesia, che si realizza esclusivamente nella LODE dell’amata, per cui basta la lode per rendere felice il poeta.
Il successivo passaggio nella visione dantesca dell’amore è rappresentato dalla morte precoce di Beatrice, la quale crea le basi per la sua spiritualizzazione. La donna non è più solo paragonabile per bellezza a un angelo ma diviene angelo lei stessa e il tramite tra Dante e Dio, a cui permette di compiere il suo viaggio.
L’amore per Beatrice continua ad agire in Dante anche dopo la sua morte, fino ad assumere un significato metafisico (vive in una realtà dove ci sono le leggi divine). Ma nonostante questo processo di spiritualizzazione Beatrice conserva in tutte le opere in cui è presente, il suo carattere di persona storica. La prima conseguenza di questo processo è la crisi dell’amicizia con Cavalcanti, per via di diversi ideali. Per Cavalcanti, l’amore annienta le facoltà intellettive dell’uomo mentre per Dante le potenzia.
L'Impegno Politico di Dante
Gli anni che seguono la morte di Beatrice fino all’esilio sono segnati, oltre dalla composizione della Vita Nova, da due esperienze:
- L’impegno politico a Firenze.
- Gli interessi filosofici.
Durante la sua attività politica, Dante matura la consapevolezza della crisi in cui versano le istituzioni comunali, incapaci di assicurare la giustizia. La minaccia più vicina è rappresentata da Papa Bonifacio VIII, peggior nemico di Dante, che tende ad allargare la sua influenza sui comuni del Centro-Italia e della Toscana. Tutta la attività politica di Dante è tesa ad arginare questi fenomeni per garantire la pace e l’unità di Firenze.
Il distacco da Firenze, obbliga Dante a un cambiamento radicale: il Comune è alle sue spalle ed anche il mito di sé come garante della città. Per cui Dante riparte dall’esilio, destinato a diventare il mito su cui costruire un’identità rinnovata. Nasce così, l’immagine dell’exul inmeritus (esule immeritatamente), vittima dell’ingratitudine fiorentina, che apre la strada al cantor rectitudinis (poeta della rettitudine o profeta).
La Visione Linguistica di Dante
La riflessione politica è in collegamento con quella teorica sulla lingua. La frammentazione politica dell’Italia, causata dall’assenza dell’autorità imperiale, si riflette nella frammentazione linguistica. Questo tema viene affrontato nel trattato De vulgari Eloquentia, nel quale Dante si pone alla ricerca della lingua del sì (lingua dalla cui frammentazione sono nati i volgari).
Dante si vuole rivolgere alla borghesia perché pensa che questa possa cambiare il Comune.
Due importanti conseguenze linguistiche:
- La dimostrazione che volgare e latino hanno pari dignità in ambito culturale.
- La necessità dell'avvento di un volgare italiano nazionale come veicolo di coesione politica e civile.
La visione Dantesca dell’uomo è una visione totale. L’esperienza storica e umana diventa un racconto allegorico, acquisendo un significato più profondo. Nella Commedia la prospettiva individuale si allarga fino a comprendere una dimensione collettiva e universale, inserendosi in un disegno più ampio, di natura provvidenziale.
Secondo questa visione totale, l’uomo porta in sé la scintilla delle divinità che lo ha creato. In lui Dio ha infatti infuso l’intelletto e la capacità di parola. L’uomo ha in comune con Dio anche l’esercizio di volontà, con cui si realizza il libero arbitrio. L’uomo è considerato mediatore tra la dimensione terrena e quella celeste.
La crisi dell’epoca di Dante è segnata dal rapporto tra Chiesa e Impero. La Chiesa, detentrice del potere spirituale, ha esteso il suo controllo anche sul potere temporale. Per Dante, l’unica soluzione è il ripristino dell’autorità politica dell’imperatore, che però necessità una collaborazione e sovranità da entrambe le parti.
Tutta la produzione poetica di Dante non compresa nella Vita Nova e nel Convivio, è raccolta sotto il titolo di Rime. Sono testi vari, composti in tempi diversi che fanno riferimento a quel periodo pre-commedia. Sono utilizzate da Dante come esercizio di stile.
Nelle liriche di Dante è possibile osservare l’alternanza fra una linea dolce e una aspra. La dolcezza dello stile dipende dalla chiarezza dei versi e dalla dolcezza dei suoni, mentre lo stile aspro prevede l’uso di parole rare e difficili e con sonorità dure.
Le liriche degli anni giovanili di Dante sono influenzate da Guittone d’Arezzo e sono caratterizzate da una complessa ricerca stilistica. In una fase successiva si avvicina allo Stil Novo con poesie dedicate al tema amoroso e dell’amicizia.
Successivamente Dante supera lo Stil novo, concludendo anche la sua amicizia con Cavalcanti. Questa evoluzione culmina nella loda, secondo la quale la felicità del poeta consiste solo nelle parole che celebrano l’amate. Un esempio importante sono le canzoni dottrinali.
Poi si hanno dei sonetti realizzati con Forese Donati, il capo dei guelfi bianchi. Sono caratterizzati da modi vicini alla poesia comico realistica, l’esagerazione dei toni e l’aggressività dello stile. La tenzone si compone di sei sonetti. Questi stili torneranno a risuonare in alcuni canti del basso Inferno.
Infine si ha un gruppo di quattro poesie dette petrose, dedicate a una donna Pietra e che si caratterizzano per una grande ricercatezza formale, un linguaggio difficile e l’asprezza dello stile. La petrosità stilistica richiama una passione amorosa resa impossibile dalla crudeltà della donna.
Lo stile aspro, visivo di queste rime, lontano da quello stilnovistico, rappresenta un passaggio fondamentale verso il linguaggio della Commedia, nella quale si ha un plurilinguismo che deriva dalle sue esperienze stilistiche.
La Vita Nova: Un Racconto Allegorico
La Vita nova è l’opera più importante composta da Dante prima dell’esilio, tra il 1292 e il 1295 (piena attività lavorativa). L’opera risponde al genere del prosimetro (testo misto di prosa e versi nel quale antepone a ogni poesia un commento). Utilizza molto il sonetto che è un metro agevole per trattare tematiche amorose.
La Vita nova è un racconto autobiografico che ruota intorno all’amore del protagonista per una donna chiamata Beatrice. Questa si chiamava Bice Portinari, figlia del fiorentino Folco Portinari.
La Vita nova non si conclude alla morte dell’amata ma mostra anche l’avvilimento del poeta.
Il titolo ha un duplice significato, l’aggettivo nova gli conferisce il senso di “vita giovanile” ma in senso metaforico significa “vita rinnovata”, sia spiritualmente che poeticamente grazie all’amore per Beatrice. Con quest’opera Dante supera definitivamente lo Stil novo.
Le vicende della Vita nova si raggruppano in tre nuclei narrativi:
- L’innamoramento di Dante (primo incontro tra Dante e Bea a 9 anni, secondo incontro…)
- La poesia in lode di Beatrice (svolta poetica dell’autore)
- La crisi del poeta successiva alla morte di lei (incontro con una donna gentile, contemplazione di Beatrice in paradiso)
Dante incontra Beatrice per la prima volta all’età di 9 anni, l’incontro si ripete 9 anni dopo con l’aggiunta del saluto salvifico di Beatrice. Segue il sogno del cuore mangiato, in cui Amore nutre Beatrice con il cuore del poeta. Dante dice di aver composto un sonetto e lo manda ad altri poeti per interpretarlo, si ha solo la risposta di Cavalcanti, a cui Dante dedica la Vita nova. Per stornare le curiosità dei pettegoli, Dante finge di riservare attenzioni a un’altra persona (donna-schermo). Però i pettegolezzi riguardo alla nuova passione di Dante creano lo sdegno di Beatrice che decide di negargli il saluto. Il poeta cade in uno stato di disperazione, che culmina con l’episodio del gabbo: nel corso di una festa di nozze Dante avvista Bea in un corteo di donne e l’effetto dell’apparizione è talmente forte che il poeta viene meno e Bea con le sue compagne lo deride. Nei toni dolorosi di queste liriche è evidente l’influsso della visione angosciosa dell’amore tipica di Cavalcanti.
Nella seconda parte dell’opera matura la svolta della poesia della loda: la felicità consiste nel lodare Beatrice senza attendersi nulla in cambio. Questo passaggio è segnato dalla canzone Donne ch’avete intelletto d’amore. Beatrice assume sempre di più i caratteri soprannaturali della donna-angelo che genera amore in chiunque la incontri. Qui viene evidenziata l’influenza di Guinizelli. Nella seconda canzone, il presagio della morte di Beatrice si manifesta in un incubo popolato di donne piangenti insieme a segni apocalittici, simili a quelli che nei Vangeli accompagnano la morte di Gesù; Bea viene accostata alla figura di Cristo, prefigurando il ruolo che Beatrice avrà nella Commedia. Dante, rivolgendosi a Cavalcanti, dice di aver visto la donna di lui camminare per le strade di Firenze avanti a Beatrice; la scena viene collegata al ruolo di Giovanni Battista che aveva preannunciato la morte di Gesù.
Nella terza parte avviene la morte di Beatrice. Il dolore del poeta è lenito dalle attenzioni di una donna gentile, tradendo la memoria di Beatrice. Ma quest’ultima nell’ora nona di un giorno gli appare e lo richiama a sé. La Vita nova si conclude con una mirabile visione che suggerisce a Dante di ritornare con il pensiero a Beatrice e di trattare più degnamente di lei in futuro. Questa conclusione contiene in sé un annuncio del progetto della Commedia.
Le vicende sono ambientate in un contesto dai tratti indeterminati; si colgono riferimenti a luoghi cittadini e si riesce a riconoscere la città di Firenze. Dante e Beatrice si incontrano sempre in pubblico. Beatrice si muove in una dimensione di superiorità quasi fosse già volta verso la beatitudine.
Nel racconto non ci sono date esplicite ma tutta la storia si esplica negli anni 80 del 200. Il primo incontro con Beatrice può essere fissato al Calendimaggio del 1274.
Questo numero assume una rilevanza particolare e viene indicato dall’autore come il numero del miracolo e di Beatrice stessa. Un ipotesi è che Dante abbia costruito ad arte una sequenza cronologica a partire dal valore simbolico del 9 (quadrato di 3, numero della Trinità), per suggerire la natura provvidenziale del ruolo di Bea.
É presente uno sdoppiamento tra il personaggio e la voce narrante: da una parte c’è l’io del personaggio che rievoca i sentimenti e le vicende e dall’altra l’io del narratore che li racconta.
L’autore inserisce all’interno dei capitoli in prosa una serie di testi poetici. Le parti prosastiche mirano a:
Raccontare le circostanze biografiche
Illustrare le parti di cui le liriche si compongono
Il modello di Dante è rappresentato, dalle vidas, biografie romanzate, e dalle razos che illustrano in prosa i motivi dei testi poetici.
La vita nova si tratta di un’opera unitaria e organica, che si articola da una sequenza di eventi, come un racconto. L’autore conferisce un carattere universale a un’esperienza personale, creando un’autobiografia ideale e allegorica.
Molte liriche risalgono ad un’epoca anteriore rispetto alla stesura del libro, e in generale quest’opera va oltre lo Stil novo, com’è dimostrato nel significato della morte di Beatrice, che alimenta il poeta e gli dà un impulso per continuare a scrivere. Con quest’opera nascono il culto e il mito di Beatrice nella poesia Dantesca, in quanto la presenza della donna ha un significato miracoloso. C’è una santificazione di Beatrice, e infatti la Vita nova è come una vera e propria Leggenda di Santa Beatrice.
Il tono è alto e il lessico è ricco di latinismi derivati dalle Sacre Scritture. Le parole vengono spesso ripetute, che spesso servivano per organizzare la logica del testo. Nelle rime si riducono i latinismi e scompaiono i tecnicismi. La vita nova è rivolta ai cosiddetti “fedeli d’Amore”, tra cui Cavalcanti, il fratello di Beatrice e altri poeti e amici. Dante indica anche le donne, purché siano gentili, ovvero di animo nobile.
Infatti solo coloro in grado di amare possono comprendere tali opere che parlano d’amore.
Si rivolge anche idealmente ad un pubblico più alto. La prima stampa della vita nova risale al 1576.
Il Convivio e Altri Trattati
Negli anni successivi all’esilio Dante scrive tre trattati. Il Convivio, De vulgari eloquentia e la Monarchia.
Sono opere dottrinate e trattati, dunque testi in prosa che trattano di temi teorici, tra cui l’importanza del sapere per la società del tempo. Dopo l’esilio Dante ha bisogno di sentirsi apprezzato in un nuovo ruolo, ovvero quello del poeta che deve guidare in questo processo d’istruzione a nuovi interlocutori della società, nonché intellettuali laici. In tali trattati rientra anche il bilinguismo: De vulgari eloquentia e Monarchia in latino, il Convivio invece in volgare.
Il Convivio risale agli anni 1304-08 e sarebbe dovuto essere di 15 trattati, ma non fu mai terminato. Il titolo Convivio deriva da banchetto, ed è stato scelto per due motivi: per la metafora tra nutrimento del sapere e della conoscenza, ma anche per la struttura dell’opera, dove le canzoni sono la vivanda e i commenti ad esse, il pane. Il Convivio è organizzato in quattro libri.
Nel primo si espongono i contenuti dell’opera e si giustifica la scelta del volgare, ovvero che avrebbe incluso un pubblico più ampio e diverso, ma anche perché i trattati sono scritti in forma di commento filosofico di liriche in volgare.
Il secondo libro ha come temi un nuovo amore per una donna gentile e la spiegazione di donna gentile.
Nel terzo libro i temi sono la spiegazione di cos’è l’amore e di come si manifesti negli uomini.
Infine nel quarto ci sono i concetti di gentilezza e nobiltà (opposizione cupidigia=avarizia) e poi il tema politico: dunque l’idea di Impero come unica forma politica giusta per portare pace e giustizia nel mondo e che per estirpare dalla Terra la cupidigia l’unica soluzione è l’Impero.
Dante compone il De volgari eloquentia negli stessi anni del Convivio ma viene interrotto probabilmente per l’inizio della Commedia. Questo trattato è scritto in latino per rappresentare la pari altezza tra questa e il volgare e perché l’autore voleva rivolgersi al gruppo ristretto dei doctores illustres; ovvero i poeti che volevano servirsi del volgare illustre per i propri scritti. Secondo Dante infatti vi è un idioma superiore agli altri; ovvero il volgare italiano illustre, lingua usata dai poeti e collegata alla rinascita politica italiana.
L’intento di Dante era quello di creare un volgare ideale per tutta l’Italia, ed è solo lui che già nel 1300 capisce che la lingua è uno degli strumenti fondamentali per l’unificazione di uno Stato.
Dante prende in considerazione tutti gli idiomi volgari italiani e giunge alla conclusione che ne esistono vari, ma che il migliore per cultura è il volgare siciliano illustre, che gli intellettuali laici utilizzano. Secondo Dante però questo non basta poiché serve un unico volgare che possa comprendere tutta l’Italia. Ciò diventa il volgare italiano, da cui deriva l’italiano vero e proprio.
Il volgare italiano è riconoscibile per alcune sue qualità:
- illustre, usato da figure come nobili e poeti;
- cardinale, come punto di riferimento della lingua;
- regale, usato anche nel palazzo.
La base di tale lingua sarebbe infatti la lingua poetica e non quella parlata.
Egli ripercorre le più importanti esperienze letterarie in volgare a lui precedenti e contemporanee e le sottopone a una classificazione per stabilire una gerarchia dei testi in base alla materia, al genere, alla forma metrica e alla misura del verso.
Con Dante viene riaffermata la tripartizione degli stili a ciascuno dei quali è associato un tipo di volgare (tragico, comico, elegiaco). Inoltre viene ribadito l’endecasillabo, unico metro adatto alla materia alta delle nuove opere.
La data di composizione di quest’altro trattato è una questione aperta e incerta. L’opera si rivolge ai ceti dirigenti ed è scritta in latino. È l’unica delle tre ad essere stata completata e si concentra sull’analisi dell’Impero secondo tre punti:
- se la monarchia sia necessaria al benessere umano;
- se la monarchia spetti di diritto al popolo romano;
- se l’autorità del monarca dipenda da Dio o dal Papa.
Nel primo libro Dante afferma l’utilità dell’Impero, che avviene su basi politiche e filosofiche. L’autorità del monarca è l’unica al riparo dalla cupidigia e assicura agli uomini giustizia e libertà.
Nel secondo libro Dante dimostra che il popolo romano, che ha dato vita all’unico esempio storico di monarchia universale, ha il compito di guidare l’Impero. Il potere romano ha anche un carattere provvidenziale perché Cristo scelse di nascere nell’Impero romano e alla morte si sottomise a una sentenza pronunciata in nome dell’Imperatore.
Nel terzo libro viene trattata l’origine dell’autorità del monarca e affrontata la questione dei rapporti tra Impero e Chiesa. Dante quindi illustra le ragioni che rendono necessaria l’esistenza di due autorità autonome, entrambe dipendenti da Dio e ognuna sovrana in un ambito della vita umana.
Secondo tutto il trattato vi è l’idea di base che l’Impero servirà per la felicità terrena, mentre la Chiesa per la felicità celeste. Tale idea diventerà un problema per la diffusione del trattato in quanto verrà considerata eretica e dunque condannata dalla Chiesa.
Dante in realtà scrive il trattato non tanto per ciò che stava accadendo a livello politico nel tempo, ma più per sostenere un’idea generale secondo una prospettiva teorica nella quale la trattazione filosofica è in primo piano. Legando la necessità di un Impero a un disegno provvidenziale, egli esplicita l’aspirazione utopica all’universale res publica christiana.
La Commedia: Un Poema Totale
Dante comincia a scrivere la Commedia nei primi anni dell’esilio, dunque circa dieci anni dopo la stesura della Vita Nova.
1304-08: l’Inferno (34 canti, + 1 introduttivo)
1309-12: il Purgatorio (33 canti)
1316-21: il Paradiso (33 canti, viene preannunciato da una lettera dedicata a Cangrande della Scala).
La Commedia è un poema totale, che afferma forti idee sul destino dell’uomo dopo la morte, sulla Chiesa, sull’Impero, sui limiti dell’azione umana.
L’iniziale titolo del poema era in realtà solo Commedia o Comedia, sarà infatti Boccaccio ad aggiungere l’aggettivo divina, che poi entrerà stabilmente nel titolo.
La Commedia viene considerata tale in riferimento allo stile e al contenuto; inizia negativamente e finisce positivamente; lo stile è a metà fra quello basso dell’elegia e quello alto della tragedia.
Dante è infatti un poeta plurilinguista (vi è l’uso del fiorentino contemporaneo, il latino, il provenzale e alcuni neologismi) che scrive secondo una tripartizione degli stili (tragico, comico, elegiaco). Dante adotta i registri linguistici più disparati, con un lessico che va dalle vette elevate della filosofia ai più bassi volgarissimi. Il titolo Commedia indica uno stile diverso da quello della Tragedia dove un registro alto e aulico coesiste con uno basso e comico, come nelle figure dove coesistono immagini sublimi a basse.
“Inizia la Commedia Dante Alighieri, fiorentino di nascita, non di costumi” sarebbe l’incipit della commedia, che viene riportato anche nell’Epistola a Cangrande della scala.
Nell’epistola a Cangrande della scala la differenza tra tragedia e commedia è legata anche alla materia poetica e all’esito della narrazione (tragedia inizia bene e finisce male, commedia inizia male e finisce bene); inoltre in questa lettera si chiariscono i significati molteplici della Commedia, ci possono essere 3 significati: letterale, allegorico o anagogico (trascendente).
Anche in questo caso inizia con lo smarrimento nella selva e termina col ritorno del pellegrino sulla retta via. Il poema infatti narra il viaggio intrapreso dal poeta nei tre mondi dell’aldilà in quella che viene chiamata catabasi.
Il tutto inizia quando Dante si smarrisce in una selva oscura dalla quale non riesce a trovare via d’uscita e viene quindi soccorso dall’anima del poeta Virgilio (era il suo maestro e rappresenta il libero arbitrio); questo lo accompagnerà fino al termine del purgatorio, dove poi seguirà con la guida di Beatrice per il Paradiso.
Il viaggio è ambientato nel 1300, anno del primo giubileo cristiano (simbolo per espiare le proprie colpe e iniziare il viaggio di purificazione). Giunto all’Inferno Dante dialoga con le anime dei morti e viene spesso spiegata la loro storia.
Dante descrive l’architettura dei tre regni dell’Aldilà: l’Inferno consiste in un’enorme voragine aperta nella terra, in cui le anime dannate sono collocate in diversi gironi in base al peccato compiuto. Poi vi è il Limbo dove ci sono i bambini non battezzati e coloro nati prima di Cristo. I peccati sono distribuiti in ordine crescente di gravità fino al centro della Terra, sede di Lucifero.
Sulla montagna del purgatorio invece i peccati sono espiati dal più al meno grave fino alla vetta, da cui poi parte il Paradiso.
Nei cieli del Paradiso ci sono le anime dei beati e infine c’è Dio.
Struttura e Simbolismo della Commedia
La Commedia è una grande allegoria, ovvero una figura retorica secondo un sistema di idee e valori che tutti conoscono. Tramite essa si può esplorare la realtà, Dante infatti ne fa uso e presenta il suo viaggio come un fatto realmente accaduto. Attraverso le tre tappe del suo viaggio, Dante si ravvede dal peccato e diventa degno di contemplare Dio.
La struttura ha un valore allegorico, ma anche simbolico, in quanto è costruita attorno al numero 3 e il suo multiplo 9 che rappresentano la circolarità del principio divino e la perfezione dell’universo.
- la terzina narrativa è il metro inventato da Dante;
- il poema è diviso in tre cantiche;
- ci sono 33 canti ciascuno (99+1 inferno=100 canti);
- ternaria è l’organizzazione dei tre mondi.
In tali numeri si rispecchia l’ordine geometrico e cosmico. La Terra è il luogo più distante da Dio e Lucifero vi fu scagliato dopo la sua ribellione, e il suo impatto con la crosta terrestre creò la voragine conica dell’Inferno e per il ritrarsi della terra, dalla parte opposta si creò la montagna del purgatorio.
Nei tre mondi sono organizzati i peccati e le inclinazioni nobili dell’uomo.
Per l’inferno Dante segue l’Etica Nicomachea di Aristotele dove ci sono tre disposizioni principali al peccato:
L’Incontinenza, mancanza di freno agli istinti umani
La Violenza, contro il prossimo o se stessi
La Malizia, l’uso della ragione per ingannare il prossimo.
I peccati sono disposti dal meno al più grave, verso il centro della terra. Per il purgatorio invece i sette peccati capitali vanno in senso inverso. Infine nel paradiso sono ordinati in rapporto all’amore.
L’Inferno è una grande cavità formatasi quando Lucifero fu precipitato dal cielo per il suo atto di superbia e di ribellione, e geograficamente si trova al di sotto di Gerusalemme. Esso è formato da cerchi concentrici digradanti verso il basso ed è diviso in alto e basso Inferno. Al centro della Terra vi è Lucifero che dilania i traditori della autorità religiosa e politica. Oltre il centro della Terra, attraverso uno stretto passaggio sotterraneo, si esce dinanzi alla montagna del Purgatorio.
Esiste la legge del contrappasso che mette in rapporto la colpa e la pena da espiare del peccato.
Per Dante il peccato peggiore è il tradimento, essendo stato tradito lui stesso da Bonifacio.
Il tempo e lo spazio hanno valore simbolico e letterale. Il tempo è quello reale in cui il viaggio si svolge e quello simbolico dell’eternità. Lo spazio invece è quello fisico della voragine e montagna opposta, ma anche quello simbolico nell’organizzazione tra basso e alto.
La libertà d’arbitrio è in realtà il tema più importante della Commedia, dove ognuno è responsabile della sua vita nell’Aldilà e delle pene o pace che gli spetta.
L’allegoria dantesca del poema riguarda l’individualità, ma al tempo stesso l’umanità e il disorientamento di Dante rappresenta lo smarrimento nell’umanità cristiana, si rivive infatti l’esodo ebraico dall’Egitto.
Nella commedia è presente non solo Dante personaggio, ma anche Dante narratore, che ci spiega le vicende secondo il proprio punto di vista. Allo stesso modo anche Beatrice e Virgilio sono persone esistite: Virgilio rappresenta simbolicamente la forza della ragione, mentre Beatrice la sapienza teologica e l’elevazione dello spirito. Beatrice rappresenta un po’ anche il punto finale del grande viaggio di Dante e la Commedia non è altro che un ritorno poetico e umano di Dante a Beatrice, finalmente può stare con la donna amata in questo poema sacro, che è una nuova creazione letteraria mai usata fino ad ora (temi reali e immaginari, con Dio).
Temi e Modelli della Commedia
Il poema come già visto ha una riflessione politica su quelli che sono i tempi di allora, e sull’idea che il male di tutto si trova nella corruzione tra Impero e Chiesa che porta al declino dei valori nelle città italiane. Nella concezione di Dante, la Chiesa e l’Impero sono due istituzioni volute da Dio per governare l’universo, la prima per garantire la felicità spirituale dell’uomo, la seconda per garantire la felicità terrena. Perciò Dante costella il poema di invettive sia contro la corruzione della Chiesa sia contro l’ignavia degli imperatori. Con la sua opera vuole quindi ribadire gli ideali politici veri e giusti per l’uomo.
Dante ambientando il poema nel 1300 può scrivere delle profezie future dette dalle anime (già successe) su avvenimenti storici o sulla sua vita, come per l’esilio.
Ciò dona un valore profetico come se dovesse parlare di un piano provvidenziale, che Dante nomina come un misterioso “veltro” e un numero 510 e 5 che puniranno i responsabili della corruzione della Chiesa e faranno giustizia. Così al termine del viaggio Dante torna con profezie personali e un messaggio da Dio per l’umanità.
La Commedia si ispira a molti modelli: classici come Virgilio, Ovidio; testi mistici come testi sacri e leggende; la letteratura araba come il libro della Scala.
Domande da interrogazione
- Qual è l'innovazione principale di Dante nella letteratura?
- Come si manifesta l'amore nella poesia di Dante?
- Qual è stato l'impegno politico di Dante e come ha influenzato la sua opera?
- Qual è la visione linguistica di Dante e come si riflette nelle sue opere?
- Qual è il significato allegorico della "Vita Nova"?
Dante è considerato un innovatore della letteratura volgare, poiché ha dato una nuova impronta alla narrazione, collegando la biografia personale a una prospettiva collettiva e universale, come evidenziato nella "Commedia".
L'amore nella poesia di Dante è inizialmente stilnovista, divino e ascetico, culminando nella spiritualizzazione di Beatrice, che diventa un tramite tra Dante e Dio, influenzando profondamente la sua produzione poetica.
Dante ha partecipato attivamente alla politica di Firenze, cercando di arginare l'influenza di Papa Bonifacio VIII. L'esilio ha portato a un cambiamento radicale nella sua vita, influenzando la sua identità e la sua opera, come riflesso nella figura dell'exul inmeritus.
Dante ha cercato di dimostrare la pari dignità tra volgare e latino, promuovendo un volgare italiano nazionale come veicolo di coesione politica e civile, come discusso nel "De vulgari Eloquentia".
La "Vita Nova" è un racconto autobiografico e allegorico che esplora l'amore per Beatrice, conferendo un carattere universale a un'esperienza personale e prefigurando il progetto della "Commedia".