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Concetti Chiave

  • Il disboscamento indiscriminato, intensificato dallo sviluppo tecnologico, provoca gravi problemi ecologici, come frane e desertificazione, riducendo le foreste fondamentali per la biodiversità e l'assorbimento del carbonio.
  • Le barriere coralline, essenziali per molte specie marine, sono gravemente danneggiate da pratiche di pesca distruttive e inquinamento, con previsioni di ulteriore perdita entro il 2030.
  • L'eutrofizzazione, causata da un'eccessiva crescita algale dovuta a nutrienti come fosfati e nitrati, compromette gli ecosistemi acquatici riducendo l'ossigeno disponibile e favorendo la diffusione di microrganismi patogeni.
  • I disastri ambientali, come i naufragi di petroliere, causano danni immediati e difficili da prevenire agli ecosistemi, con significative perdite di idrocarburi nel mare, soprattutto vicino alle coste.
  • Il traffico marittimo in crescita aumenta il rischio di incidenti ambientali, nonostante le misure preventive, con pesanti conseguenze per la fauna marina e l'ambiente costiero.

Indice

  1. Impatto del disboscamento
  2. Minaccia alle barriere coralline
  3. Problemi causati dalle alghe
  4. Disastri ambientali e petrolio

Impatto del disboscamento

L’uomo da sempre ha eliminato gli alberi da determinate aree per ottenere legname o allo scopo di utilizzare i terreni per l’agricoltura o per la pastorizia. Nonostante gli immediati vantaggi economici, il disboscamento indiscriminato provoca tuttavia gravissimi inconvenienti, specie nelle regioni collinari o sui monti, dove le acque piovane, non più trattenute dalle radici e dall’humus prodotto dalle piante, precipitano a valle provocando frane, smottamenti e inondazioni.

La deforestazione è aumentata purtroppo esponenzialmente con lo sviluppo tecnologico della società umana: in Europa questo processo ha caratterizzato il periodo di storia che va dal Medioevo a oggi. Il fenomeno ha poi colpito in maniera disastrosa vasti territori asiatici, nordafricani e soprattutto sudamericani: è proprio nell’America meridionale che la superficie forestale ha subito la massima diminuzione. Oltre a svolgere un ruolo primario per la conservazione della biodiversità, le foreste sono fonda-mentali per la difesa del territorio e la conservazione delle acque, per evitare il pericolo di valanghe e contrastare la desertificazione, per stabilizzare le dune sabbiose e proteggere le zone costiere. Inoltre sono importanti serbatoi per l’assorbimento del carbonio.

Minaccia alle barriere coralline

L’estensione delle barriere coralline è pari a quella delle foreste tropicali sulla terraferma. Un terzo di queste barriere è già stato danneggiato e, continuando all’attuale ritmo di distruzione, entro il 2030 ne scomparirà circa la metà delle restanti. Le barriere coralline costituiscono l’habitat di un’enorme quantità di specie marine. Le cause della loro distruzione sono innumerevoli. Alcuni metodi di pesca, come gli esplosivi o l’utilizzo di sostanze velenose, distruggono gli strati superficiali dei fondali oceanici meno profondi e tutte le specie che vi abitano. La pesca intensiva inoltre ha ridotto il numero di pesci erbivori, il che causa una proliferazione di alghe che soffocano i coralli. Anche il rilascio nel mare di sostanze inquinanti provenienti dalle navi o dalle coste può avere un forte impatto sulle comunità dei coralli, interferendo con i loro processi di crescita e di conseguenza con l’equilibrio dell’intera comunità biologica.

Problemi causati dalle alghe

Il ruolo delle alghe negli ecosistemi marini è fondamentale in quanto esse rappresentano la maggiore fonte di cibo per gli erbivori marini e, con la fotosintesi, forniscono una notevole percentuale dell’ossigeno disponibile per la respirazione di tutti gli organismi. Tuttavia, le alghe hanno rappresentato un grave problema ambientale per il fenomeno delle fioriture algali, crescite improvvise e incontrollate di alghe in acque calde. Le fioriture algali determinano un fenomeno noto come eutrofizzazione. SI tratta di un processo di evoluzione degli ambienti acquatici verso uno stadio di squilibrio della biomassa per eccessivo sviluppo di vegetazione in seguito ad arricchimento delle acque in materiali organici, soprattutto fosfati. I fosfati e i nitrati sono sostanze altamente nutritive per le alghe che, in loro presenza, si accrescono a dismisura. Subito dopo la morte, le alghe sono però attaccate da batteri aerobi che le ossidano, liberando grandi quantità di anidride carbonica. (CO_2) In questo modo si crea nell’acqua una notevole diminuzione dell’ossigeno e ciò compromette la vita animale, soprattutto nei bacini chiusi, come i laghi, e nei mari poco profondi, come l’Adriatico. Le alghe morte si depositano infine sul fondo, dove, a causa della scarsità di ossigeno, vengono decomposte da batteri anaerobi che producono sostanze quali il metano, l’ammoniaca e l’acido solforico (che causa il caratteristico odore di «uova marce»). In questa gran massa di residui organici prosperano microrganismi patogeni, responsabili di gravi malattie. L’aumento di tali esplosioni algali è purtroppo una conseguenza del riscaldamento del pianeta, e l’inquinamento termico sta causando l’estensione di questo fenomeno verso regioni sempre più settentrionali.

Disastri ambientali e petrolio

La distruzione degli habitat a opera dell’uomo è un fenomeno lento e inesorabile che sembra toccare quasi ogni parte del globo. Accanto a questo processo capillare, che avviene a un ritmo noto e studiato dagli scienziati, si affiancano singoli eventi difficilmente prevedibili durante i quali, in un breve lasso di tempo, si ha la distruzione immediata o la contaminazione di ampi ecosistemi: si tratta dei cosiddetti «disastri ambientali». Nel corso degli ultimi decenni ci sono stati numerosi disastri ambientali causati dal naufragio di petroliere. Quando gli incidenti si verificano vicino alle coste, gli effetti negativi sono di grande evidenza. Gli uccelli e i mammiferi marini rimangono facilmente invischiati dalle masse oleose che si accumulano sulle coste o che stratificano sulla superficie del mare. Non è facile stabilire la quantità di idrocarburi che si perde ogni anno in mare, tuttavia le stime di tali perdite sembrano aggirarsi su una media di 4 milioni di tonnellate l’anno (di cui 600 000 tonnellate per il solo Mediterraneo). Nonostante i diversi interventi preventivi, gli incidenti tendono ad aumentare, perché si intensifica il traffico marittimo che dalle principali aree di produzione del greggio (Medio Oriente) conduce ai paesi importatori di petrolio come l’America, l’Europa, il Giappone e la Australia.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le conseguenze del disboscamento indiscriminato?
  2. Il disboscamento indiscriminato provoca frane, smottamenti e inondazioni, specialmente in regioni collinari o montuose, e contribuisce alla desertificazione e alla perdita di biodiversità.

  3. Quali sono le principali cause della distruzione delle barriere coralline?
  4. Le principali cause includono metodi di pesca distruttivi, pesca intensiva, e l'inquinamento marino che interferisce con i processi di crescita dei coralli.

  5. Cos'è l'eutrofizzazione e quali sono le sue conseguenze?
  6. L'eutrofizzazione è un processo di squilibrio della biomassa acquatica dovuto all'eccessivo sviluppo di alghe, che porta a una diminuzione dell'ossigeno nell'acqua e compromette la vita animale.

  7. Quali sono gli effetti dei disastri ambientali causati dal naufragio di petroliere?
  8. Gli effetti includono la contaminazione degli ecosistemi marini, con uccelli e mammiferi marini che rimangono invischiati nelle masse oleose, e una perdita media di 4 milioni di tonnellate di idrocarburi all'anno.

  9. Come il riscaldamento globale influisce sulle fioriture algali?
  10. Il riscaldamento globale aumenta la frequenza delle fioriture algali, estendendo il fenomeno verso regioni più settentrionali a causa dell'inquinamento termico.

Domande e risposte