Concetti Chiave
- Ace2 è espresso a livello endoteliale, correlando con manifestazioni cardiache e complicanze trombotiche, giustificando l'uso di anticoagulanti.
- Il Covid-19 è sistemico, non solo polmonare; il virus invade la circolazione, attaccando le cellule endoteliali e causando complicanze tromboemboliche.
- Esiste una relazione bidirezionale tra Covid-19 e complicanze cardiovascolari, con le malattie cardiovascolari preesistenti che aumentano la gravità dell'infezione.
- I farmaci usati nella prima fase, come l'azitromicina, possono peggiorare il quadro clinico, mentre il Remdesivir ha dimostrato utilità.
- Il quadro grave del Covid-19 è caratterizzato da infiammazione eccessiva, trattata con farmaci come Tocilizumab, Anakinra e glucocorticoidi.
Indice
Manifestazioni cardiache e complicanze
Ace2 viene espresso anche a livello endoteliale. Ciò correla con le manifestazioni cardiache, come la cardiomiopatia di Takotsubo, miocarditi (con danno miocardico che si manifesta con scompenso e aumentati livelli di troponina), aritmie e complicanze trombotiche in senso arterioso (infarto miocardico). Questo avvalora l’utilizzo dei farmaci anticoagulanti.
Covid-19: una malattia sistemica
Nei casi più gravi si sono verificate anche insufficienza renale acuta, aumento degli indici epatici (transaminasi, bilirubina ma molto spesso questi valori alterati non hanno avuto un riscontro di tipo clinico) e manifestazioni a livello neurologico come encefalopatia, anosmia e ageusia (specie nelle prime varianti). Quindi la Covid è sistemica e non solo polmonare: il virus di solito entra a livello delle vie respiratorie, si replica in maniera efficiente, invade la circolazione e si diffonde, attacca le cellule endoteliali dando capillariti e quindi, specie a livello cardiaco, complicanze tromboemboliche.
Relazione bidirezionale tra Covid e malattie cardiovascolari
Quello che si è visto è che tra il Covid e le complicanze cardiovascolari esiste una relazione bidirezionale. Infatti, da un lato si osserva il fenomeno appena citato: ossia il Covid grave che quando sistemico può determinare direttamente complicanze a livello cardiaco, ma dall’altra parte si è visto che la presenza di malattie cardiovascolari (ipertensione, malattie coronariche, ma anche diabete) prima dell’infezione è un importante fattore di suscettibilità di malattie gravi. Questo diventa un circolo vizioso.
Effetti dei farmaci nella prima fase
Si sottolinea che, specie nella prima fase, molto spesso il quadro clinico veniva peggiorato ulteriormente proprio dai farmaci utilizzati. L’azitromicina (si pensava fosse utile non tanto per l’effetto antibatterico quanto per ipotizzate interazioni con il metabolismo cellulare che potessero contrastare lo sviluppo della malattia grave), ad esempio, può dare danno cardiaco agendo in senso pro-aritmico con allungamento del qt, associato a rischio maggiore di sviluppo di aritmie. L’unico farmaco usato nella prima fase la cui utilità è stata supportata dall’evidenza è il Rendesivir. È stato abbandonato anche l’utilizzo dell’idrossiclorochina. Covid-19 è una malattia complessa, la quale può essere caratterizzata sia da un quadro iperinfiammatorio che da immunoparalisi.
Infiammazione e trattamento farmacologico
Il quadro grave da Covid è rappresentato da un’infiammazione eccessiva, sregolata e con necessità di trattamento farmacologico. Nella maggior parte dei pazienti i sintomi si attenuano dopo 5-7 giorni in una fase sostanzialmente simil-influenzale con sola febbre, tosse secca ecc. Tuttavia, in una minoranza dei casi, ad un certo punto può comparire una sindrome più grave, caratterizzata dal marcato aumento degli indici di infiammazione (Pcr) sostenuto dalla cosiddetta tempesta citochinica (in particolare sovrapproduzione di Il1- beta, Il-6, Ifny ecc.). Questo ha fatto pensare all’utilizzo di farmaci come Tocilizumab (anti Il-6) o Anakinra (anti Il-1beta). Le citochine pro-infiammatorie contribuiscono al danno multiorgano e attivano fattori di trascrizione come Nf-kb e Stat-3. I glucocorticoidi, rispetto ai farmaci contro le citochine, bloccano questi sistemi più in basso nella catena di segnalazione molecolare. Essi sono stati ampiamente utilizzati nelle forme gravi fin da subito con risultati positivi e vengono tutt’ora usati. Altri farmaci utilizzati sono i Jak inhibitors (usati normalmente per trattare malattie ematologiche come policitemia vera, trombocitemia essenziale), come il Baricitinib.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo del recettore Ace2 nelle manifestazioni cardiache legate al Covid-19?
- Qual è la relazione tra Covid-19 e le malattie cardiovascolari preesistenti?
- Quali farmaci sono stati utilizzati nella gestione del Covid-19 e quali sono stati i loro effetti?
- Come si manifesta il quadro grave del Covid-19 e quali trattamenti sono stati impiegati?
Il recettore Ace2 è espresso a livello endoteliale e la sua presenza è correlata a manifestazioni cardiache come la cardiomiopatia di Takotsubo, miocarditi, aritmie e complicanze trombotiche arteriose, avvalorando l'uso di farmaci anticoagulanti.
Esiste una relazione bidirezionale tra Covid-19 e complicanze cardiovascolari; il Covid grave può causare complicanze cardiache, mentre le malattie cardiovascolari preesistenti aumentano la suscettibilità a forme gravi di Covid-19.
Nella prima fase, farmaci come l'azitromicina e l'idrossiclorochina sono stati utilizzati ma poi abbandonati. Il Rendesivir ha mostrato utilità, mentre i glucocorticoidi e farmaci come Tocilizumab e Anakinra sono stati usati per gestire l'infiammazione eccessiva.
Il quadro grave è caratterizzato da un'infiammazione eccessiva e una tempesta citochinica, trattata con farmaci come Tocilizumab, Anakinra, glucocorticoidi e Jak inhibitors per ridurre il danno multiorgano.