Concetti Chiave
- Le reazioni avverse al mezzo di contrasto sono classificate in lievi, moderate e gravi, spesso causate dall'elevata osmolarità che altera l'equilibrio vascolare e cellulare.
- L'elevata osmolarità del mezzo di contrasto può provocare una sensazione di calore nei pazienti, dovuta a cambiamenti nel volume plasmatico e rallentamento del circolo sanguigno.
- I reni sono particolarmente vulnerabili alle reazioni chemiotossiche del mezzo di contrasto, con effetti vascolari e nefrotossici che riducono la perfusione e causano danni cellulari.
- Per ridurre il rischio di nefropatia da mezzo di contrasto, è consigliato correggere comorbidità, idratare adeguatamente e usare mezzi a bassa osmolarità in pazienti a rischio.
- Le reazioni ritardate al mezzo di contrasto, sebbene rare, possono includere sintomi come cefalea e reazioni cutanee, e sono spesso autolimitanti.
Indice
Reazioni avverse al mezzo di contrasto
Si tratta di reazioni inattese dannose che si verificano purtroppo quando si somministra il mezzo di contrasto.
Le reazioni avverse possono essere distinte in base alla gravità: lievi, moderate e gravi. L’elevata osmolarità può comportare alterazioni vascolari, si registra nello specifico:
- Alterazioni dell’endotelio
- Alterazioni della Bee
- Espansione del volume plasmatico: l’aumento dell’osmolarità plasmatica comporta richiamo di acqua nel compartimento vascolare.
Questo rappresenta un problema soprattutto nel paziente cardiovascolare.
- Alterazione del contenuto idrico di alcune cellule, come gli eritrociti che si raggrinziscono
Reazioni chemiotossiche comuni
La più comune reazione chemiotossica, lamentata da tutti i pazienti, è legata all’elevata osmolarità della sostanza: viene avvertito del calore, per richiamo di liquido a livello intravascolare e per rallentamento del circolo. Bisogna opportunamente avvertire il pz, che potrebbe spaventarsi per la sensazione avvertita di forte calore (teme di andare incontro ad effetti collaterali estremamente gravi).
• Il rene, maggiormente colpito dalle reazioni chemiotossiche. Il danno è spiegabile grazie a due meccanismi: vascolare e nefrotossico. L’iperosmolarità fa aumentare il volume ematico circolante, ma il mdc comporta una vasocostrizione renale con riduzione della perfusione renale, della Grf e ipossia della midollare (si riscontra proteinuria). Inoltre, si verifica a livello del tubulo un avido riassorbimento di acqua che comporta la concentrazione del mdc, con la distruzione dell’epitelio.
Rischi per pazienti con comorbidità
Precisazione 1: il pz diabetico con Gfr nella norma ha un rischio paragonabile al pz sano, il rischio di nefropatia da mdc aumenta significativamente quando al diabete si associa Irc. In altre parole, il diabete da solo non è un fattore di rischio.
Precisazione 2: Un tempo il mieloma multiplo era considerato una controindicazione assoluta all’esecuzione di esami con mdc. In realtà poi si è notato che il mieloma multiplo può essere causa di aumentato rischio solo se il paziente si trova in condizioni di disidratazione.
Accorgimenti per ridurre i rischi
In ultima analisi gli accorgimenti per ridurre il rischio di nefropatica da mdc sono:
1. Identificare/correggere comorbidità
2. Usare mdc a bassa osmolarità nei pazienti ad alto rischio (dimero non ionico)
3. Idratazione e.v. post-esame
4. Idratazione prima dell’esame
5. Farmaci nefrotossici: per esempio in caso di pz diabetico in terapia con metformina è necessaria la sospensione del farmaco 2 giorni prima e 4 giorni dopo l’esame, facendo terapia sostitutiva con insulina.
6. Dose minima possibile nei pazienti ad alto rischio
7. Dialisi dopo esame per pazienti dializzati
Reazioni ritardate e premedicazione
Esistono però anche delle reazioni ritardate (0,5-2% dei casi), che si verificano da 3 ora a diversi giorni dalla somministrazione del mdc. Queste reazioni, spesso autolimitanti, possono manifestarsi come reazioni cutanee, cefalea, dolori in sede di iniezione, sintomi simil-influenzali o disturbi gastrointestinali. Sono abbastanza difficili da attribuire al mdc dal punto di vista clinico.
È possibile eseguire una premedicazione con steroidi: secondo un vecchio protocollo si somministravano cortisonici associati a gastroprotettore e poco prima del mdc si davano antistaminici. Adesso si danno solo gli steroidi 12 e 1/2 prima a seconda del protocollo.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali reazioni avverse al mezzo di contrasto e come si classificano in base alla gravità?
- Qual è la reazione chemiotossica più comune causata dall'alta osmolarità del mezzo di contrasto?
- Come viene influenzato il rene dalle reazioni chemiotossiche del mezzo di contrasto?
- Quali accorgimenti possono ridurre il rischio di nefropatia da mezzo di contrasto?
Le reazioni avverse al mezzo di contrasto si classificano in lievi, moderate e gravi, e possono includere alterazioni dell'endotelio, della barriera emato-encefalica, espansione del volume plasmatico e alterazione del contenuto idrico di alcune cellule, come gli eritrociti.
La reazione chemiotossica più comune è la sensazione di calore, dovuta all'aumento dell'osmolarità plasmatica che causa richiamo di liquido a livello intravascolare e rallentamento del circolo.
Il rene è colpito da reazioni chemiotossiche attraverso meccanismi vascolari e nefrotossici, che includono vasocostrizione renale, riduzione della perfusione renale e ipossia della midollare, portando a proteinuria e distruzione dell'epitelio tubulare.
Gli accorgimenti includono l'identificazione e correzione di comorbidità, l'uso di mezzi di contrasto a bassa osmolarità nei pazienti ad alto rischio, idratazione pre e post-esame, sospensione di farmaci nefrotossici come la metformina nei diabetici, somministrazione della dose minima possibile e dialisi post-esame per pazienti dializzati.