Concetti Chiave
- La profilassi antibiotica pre-peri-operatoria è cruciale per prevenire infezioni durante gli interventi chirurgici, utilizzando antibiotici basati sull'epidemiologia locale.
- L'asepsi assoluta in sala operatoria e l'uso di campi operatori con teli multipli sono essenziali per ridurre il rischio di infezioni.
- L'impianto cementato antibiotato è utile per pazienti a rischio, rilasciando antibiotici localmente, ma può portare a resistenza batterica.
- Il gold standard per il trattamento delle infezioni croniche è l'espianto e il successivo reimpianto della protesi, con approcci one stage o two stage.
- Lo spaziatore in cemento antibiotato nel two stage offre supporto meccanico e rilascio di antibiotici fino a 6 mesi, facilitando la mobilizzazione.
Esse sono:
Profilassi antibiotica e asepsi
- Profilassi antibiotica pre-peri-operatoria short-term per prevenire l’infezione durante l’impianto. La scelta dell’antibiotico è presa in base all’epidemiologia delle infezioni dell’ospedale in questione. Lo standard è una cefalosporina di ultima generazione, però in caso di MRSA si ricorre a Vancomicina o Teicoplanina (da somministrare durante l’intervento e 12h dopo);
- Asepsi assoluta in sala operatoria, con l’uso di campi operatori con due o tre teli;
- Impianto cementato antibiotato (per protesi cementate), ovvero cemento Pmma addizionato ad antibiotico che funge da drug delivery sistem rilasciando antibiotico localmente, anche se rischia di selezionare resistenze. Si può usare solo nei pazienti a rischio.
Gestione delle infezioni acute
Nello caso di infezione acuta (4-6 settimane) si esegue un (Debridment Antiobiotic Implant Retention) ovvero un debridement con antibioticoterapia e mantenimento dell’impianto. Il tasso di successo è intorno al 50-70%.
Un’altra possibile procedura è il (Debridement Antibiotic Pearl Implant Retention) in cui, oltre all’antibiotico endovena, vengono messe localmente delle perle contenenti antibiotico che si sciolgono localmente. Nell’infezione cronica il tasso di successo della scende al 15-20%; tuttavia, per i pazienti per cui l’espianto e il reimpianto della protesi sarebbe troppo pesante si fa comunque un’antibiotico soppressione, sottoponendo il paziente a cicli di antibiotici che non risolvono l’infezione, ma costituiscono un approccio meno aggressivo.
Il gold standard è la rimozione della protesi con successivo reimpianto:
Approccio one stage
- Approccio one stage: il reimpianto della protesi avviene contestualmente all’espianto. Ai fini dell’esecuzione di tale approccio è necessario avere identificato in sede pre-operatoria l’agente infettante. La protesi viene rimossa, viene pulita la zona, viene inserita la nuova protesi in cemento antibiotato e viene data una terapia antibiotica sistemica specifica per il batterio identificato per sei settimane. Il tasso di successo è maggiore dell’80%.
- Approccio two stage: il reimpianto della protesi avviene in un secondo momento rispetto all’espianto. Anche in questo caso è necessario isolare il batterio e somministrare terapia antibiotica sistemica.
Approccio two stage e spaziatore
In questo approccio dopo l’espianto si inserisce uno spaziatore in cemento antibiotato, una specie di protesi caricata di antibiotico (generalmente gentamicina e vancomicina).
Lo spaziatore presenta una duplice funzione: funzione meccanica, in quanto evita la retrazione dei tessuti periarticolari e mantiene una buona posizione dell’arto, consente la mobilizzazione fino alla successiva riprotesizzazione; funzione biologica, grazie al rilascio locale di antibiotico fino a 6 mesi. Il tempo di permanenza dello spaziatore consigliabile è di 60-90 giorni.
Infine viene eseguito il reimpianto definitivo. Il tasso di successo è intorno al 92%. Questa procedura viene considerata il gold standard.
Domande da interrogazione
- Quali sono le misure preventive contro l'osteomielite durante gli interventi chirurgici?
- Come si gestisce un'infezione acuta di osteomielite post-operatoria?
- Qual è il gold standard per il trattamento dell'osteomielite associata a protesi?
- Qual è la funzione dello spaziatore in cemento antibiotato utilizzato nell'approccio two stage?
Le misure preventive includono la profilassi antibiotica pre-peri-operatoria short-term, l'asepsi assoluta in sala operatoria e l'uso di impianto cementato antibiotato per i pazienti a rischio.
In caso di infezione acuta, si esegue un debridement con antibioticoterapia mantenendo l'impianto, con un tasso di successo tra il 50-70%.
Il gold standard è la rimozione della protesi con successivo reimpianto, che può avvenire attraverso un approccio one stage o two stage, con un tasso di successo maggiore dell'80% per il primo e del 92% per il secondo.
Lo spaziatore ha una duplice funzione: meccanica, evitando la retrazione dei tessuti e mantenendo una buona posizione dell'arto, e biologica, grazie al rilascio locale di antibiotico fino a 6 mesi, con un tempo di permanenza consigliabile di 60-90 giorni.