Concetti Chiave
- I marker biochimici di turnover osseo si dividono in quelli di formazione, come la fosfatasi alcalina specifica dell'osso e l'osteocalcina, e quelli di riassorbimento, come il N-telopeptide del collagene.
- L'osteocalcina ha una grande variabilità preanalitica, rendendola poco affidabile per l'uso clinico generale, ma utile in studi dove la gestione dei campioni è standardizzata.
- Gli esami di primo livello per la diagnosi differenziale includono indici di flogosi, emocromo completo e calciuria delle 24h, fondamentale ma impegnativa per il paziente.
- Gli esami di secondo livello sono mirati in base al sospetto diagnostico e includono test come vitamina D, Tsh, fT3, fT4 e Pth.
- I marker specifici di turnover osseo nei test di secondo livello servono più al follow-up e alla valutazione della risposta alla terapia piuttosto che alla diagnosi iniziale.
Markers biochimici di turnover osseo
I marker di formazione/attività degli osteoblasti sono:- Fosfatasi alcalina specifica dell’osso (Bsap): un tempo in alternativa all’osteocalcina veniva utilizzata molto la fosfatasi alcalina totale, in presenza di una normale funzionalità epatica; altriment i si poteva fare riferimento all’isoenzima osseo, che è più specifico;
- Osteocalcina (Oc): utilizzata un tempo, ha però una variabilità preanalitica (il tempo tra il prelievo del campione e l’analisi) enorme, questo significa che ci sono troppi fattori ambientali che possono influenzare il risultato. Rimane ancora molto usata negli studi clinici, perché lì risulta essere standardizzata la raccolta e la gestione dei campioni, per cui si evitano quest i problemi;
- Propeptide del collagene di tipo I (P1np): a Verona rientra nella routine degli esami.
L’attività osteoblastica è la zona più grigia nella gestione del paziente con fragilità.
Mentre quelli di riassorbimento/attività degli osteoclasti sono:
- Dpd;
- N-telopeptide del collagene (Ntx);
I più attendibili sono questi ultimi, infatti, ci sono casi in cui la parte di attività osteoblastica non aiuta nell’interpretazione, cioè il turnover
che spesso ha (e questo determina un diverso atteggiamento dal punto di vista terapeutico).
Algoritmo per la diagnosi differenziale
È possibile sottoporre il paziente ad esami di primo e secondo livello.Gli esami di 1° livello sono:
- indici di flogosi;
- emocromo completo;
- protidemia frazionata;
- calcemia e fosforemia;
- fosfatasi alcalina totale;
- creatininemia;
- calciuria delle 24h: è un esame un po’ laborioso per il paziente, ma molto attendibile.
Quelli di secondo livello sono invece (eseguiti sulla base del sospetto della patologia che ho di fronte):
- transaminasi;
- Tsh, fT3, fT4;
- Pth;
- vitamina D;
- cortisoluria/24h
- testosterone libero nei maschi;
- elettroforesi proteica urinaria;
- Ab anti-gliadina, anti-endomisio, anti-transglutaminasi;
- altri esami specifici per patologie associate;
- marker specifici di turnover osseo (approfonditi più avanti): non servono tanto per la diagnosi, quanto per il follow-up e per valutare la risposta, o la compliance del paziente, alla terapia. Se, ad esempio, dopo la somministrazione di un farmaco che riduce il metabolismo osseo si fa un controllo del paziente e questo non presenta un’alterazione corrispondente all’atteso, o il farmaco non funziona, e quindi si deve rivalutare la diagnosi, o il paziente non lo assume correttamente.
Viene sottolineato come calcio e fosforo, pur essendo entro i range di normalità, hanno dei valori non proprio adeguati. Un valore di calcemia di 8.8 mg/dl, ad esempio, implica che l’assunzione e/o l’assorbimento intestinale non sono ottimali. Questo potrebbe essere già un motivo per incentivare l’assunzione di calcio, in qualche forma, in maniera più costante.
Domande da interrogazione
- Quali sono i marker di formazione degli osteoblasti più utilizzati?
- Quali esami di primo livello sono consigliati per la diagnosi differenziale?
- A cosa servono i marker specifici di turnover osseo nei test di secondo livello?
- Cosa indica un valore di calcemia di 8.8 mg/dl?
I marker di formazione degli osteoblasti includono la fosfatasi alcalina specifica dell’osso (Bsap), l'osteocalcina (Oc) e il propeptide del collagene di tipo I (P1np).
Gli esami di primo livello includono indici di flogosi, emocromo completo, protidemia frazionata, calcemia e fosforemia, fosfatasi alcalina totale, creatininemia e calciuria delle 24h.
I marker specifici di turnover osseo sono utilizzati principalmente per il follow-up e per valutare la risposta o la compliance del paziente alla terapia, piuttosto che per la diagnosi.
Un valore di calcemia di 8.8 mg/dl suggerisce che l'assunzione e/o l'assorbimento intestinale di calcio non sono ottimali, e potrebbe essere necessario incentivare l'assunzione di calcio in modo più costante.