Concetti Chiave
- Le diagnosi differenziali dello shock post-trauma includono emorragia massiva, pneumotorace iperteso, tamponamento cardiaco e contusione cardiaca.
- Modelli matematici simulano interventi di shock emorragico, mostrando effetti di cristalloidi su volume, pressione arteriosa e ematocrito.
- La damage control resuscitation mira a fermare precocemente il sanguinamento e minimizzare l'uso di cristalloidi per evitare la "triade letale".
- Nella gestione post-stabilizzazione, si utilizzano sistemi per monitoraggio emodinamico e per ridurre l'ipotermia, con un focus su emoderivati e coagulazione.
- Il controllo emorragico e la gestione precisa dei fattori di coagulazione sono cruciali per evitare instabilità emodinamica e arresto cardiaco.
Diagnosi differenziale di shock dopo trauma
Quali sono le diagnosi differenziali dello shock dopo un trauma?-
1. Emorragia massiva
2. Pneumotorace iperteso
3. Tamponamento cardiaco
4. Contusione cardiaca Queste sono le più frequenti.
Si dice che per ripristinare la perdita completa di sangue servono 3 – 4 L di cristalloidi. Stessa cosa si può vedere con la pressione arteriosa: la somministrazione di liquidi la aumenta ma quando si sospende tende a diminuire. Stessa cosa per l’ematocrito.
Questo è un modello ma è molto fedele alla realtà. La fase di stravaso corrisponde alla formazione di edema. Dall’immagine si può anche vedere il trasporto di ossigeno (Do2): con l’emorragia diminuisce, con la somministrazione dei cristalloidi aumenta ma pur mantenendone la trasfusione tende successivamente a calare. Questo per ciò che è stato detto prima: l’effetto dell’emodiluizione riduce il trasporto di ossigeno.
Quand’è che il trasporto di ossigeno diventa critico? (Normalmente il trasporto è 4 volte il consumo) Quando il trasporto è due volte il consumo. Quando si scende sotto questa soglia critica inizia l’acidosi lattica.
Altri aspetti
Nella prima fase è presente la damage control resuscitation. L’obiettivo è quello di mantenere:-
1. P sistolica ≤ 100 e P arteriosa media ~ 60 mmHg. L’obiettivo è quello di fermare precocemente il sanguinamento intervenendo anche chirurgicamente, in sala angiografica o sul campo anche con la semplice pressione
2. Usare prodotti emogoagulativi concentrati
3. Minimizzare l’utilizzo di cristalloidi
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1. Ipotermia
2. Discoagulopatie pro-emorragiche
3. Acidosi
Il paziente è stabilizzato ed è quindi stata interrotta l’emorragia. Il paziente ha un controllo ma non ancora completo. In questa fase le priorità cliniche? Si passa ad una gestione del paziente più raffinata e precisa rispetto a prima:
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1. Accesso arterioso per valutare pressione in continuo
2. Cvc
3. Sistemi per ridurre l’insorgenza dell’ipotermia e per bloccarla. Può essere effettuata con:
4. Trasfusione di emoderivati possibile ma non si utilizza più un protocollo di trasfusione massiva, ci si basa sull’emoglobina ed i lattati
5. Somministrazione precisa dei fattori della coagulazione, questo viene effettuato valutando la coagulazione con i test viscoelastici che permettono di stabilire quale alterazione della coagulazione è presente (garantendo quindi un intervento specifico).
6. Colloidi e cristalloidi, si possono utilizzare più tranquillamente
7. Sistemi di recupero ematico dal campo operatorio, si potrà quindi utilizzare il sangue del paziente
8. Sistemi di monitoraggio emodinamico complesso (es. Eco transesofageo).
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali diagnosi differenziali dello shock dopo un trauma?
- Come vengono utilizzati i modelli matematici nello shock emorragico?
- Qual è l'obiettivo della damage control resuscitation nella gestione dello shock?
- Quando il trasporto di ossigeno diventa critico nello shock emorragico?
- Quali sono le priorità cliniche nella gestione avanzata del paziente post-trauma?
Le principali diagnosi differenziali dello shock dopo un trauma includono emorragia massiva, pneumotorace iperteso, tamponamento cardiaco e contusione cardiaca.
I modelli matematici nello shock emorragico permettono di simulare gli interventi clinici e di osservare gli effetti della somministrazione di cristalloidi su volume, pressione arteriosa ed ematocrito.
L'obiettivo della damage control resuscitation è mantenere la pressione sistolica ≤ 100 mmHg e la pressione arteriosa media ~ 60 mmHg, fermare precocemente il sanguinamento e minimizzare l'uso di cristalloidi per limitare la "triade letale" di ipotermia, discoagulopatie pro-emorragiche e acidosi.
Il trasporto di ossigeno diventa critico quando scende a due volte il consumo, sotto questa soglia critica inizia l'acidosi lattica.
Le priorità cliniche includono l'accesso arterioso per valutare la pressione in continuo, l'uso di sistemi per ridurre l'ipotermia, la somministrazione precisa dei fattori della coagulazione, l'uso di colloidi e cristalloidi, e il monitoraggio emodinamico complesso.