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Concetti Chiave

  • L'indice Abi è utilizzato in medicina interna per valutare e riclassificare il rischio cardiovascolare, mentre in angiologia serve come indicatore di perfusione globale.
  • Abi è un valore numerico che, se inferiore a 1, indica una possibile stenosi vascolare, mentre valori superiori a 1.3 suggeriscono arterie rigide per condizioni come l'angiosclerosi.
  • L'indice Abi è un marker prognostico che correla con la mortalità: valori molto bassi o superiori a 1.3 sono associati a un aumento del rischio di mortalità.
  • La mortalità generale aumenta con valori di Abi bassi a causa di un maggiore carico ateromasico e con valori alti per la rigidità arteriosa, spesso presente in pazienti con patologie croniche.
  • Abi è riconosciuto nelle linee guida internazionali come parametro di calcolo del rischio cardiovascolare e della malattia arteriosa periferica, influenzando la classificazione del rischio del paziente.

Indice

  1. Introduzione
  2. Mortalità correlata all'indice

Introduzione

In ambito internistico, seguendo le linee guida, viene usato nella stadiazione del paziente per intercettare il rischio cardiovascolare, come riclassificatore del rischio cardiovascolare.
Mentre nell’ottica dell’angiologo l’indice Abi è un indice di perfusione globale, un indice funzionale usato prima e dopo un trattamento. Ci si chiede: come migliorerà la sua perfusione periferica? La pressione alla tibiale viene rapportata a quella valutata all’omerale. Si ottengono 4 valori, due per lato, dal momento che si considerano tibiale anteriore e posteriore. Si ottiene un valore globale che indica la presenza o meno di una stenosi, ma non permette di localizzarla.
Abi è un valore numerico, quindi molto maneggevole, con significato funzionale: la normalità è tra 1 e 1.3 (anche se tendenzialmente tra 0.9 e 1.3). Dal punto di vista concettuale la pressione deve essere la stessa ovunque la si misuri, ma se il rapporto è <1, ciò significa che c’è una pressione più bassa alla caviglia e ciò può essere dato da una stenosi. Per esempio, indica una pressione alla caviglia maggiore del polso, che non indica una miglior perfusione, ma che l’arteria è più rigida, probabilmente per angiosclerosi.

Mortalità correlata all'indice

L’Abi, oltre ad essere un marker di patologia in quanto indicatore di perfusione e indicatore prognostico, correla con il rischio cardiovascolare generale del paziente e con la mortalità.
Studi che correlano Abi e mortalità a 5-10 anni mostrano delle curve a “U”. La mortalità aumenta a valori bassi di Abi, ma anche per valori sopra 1.3. La mortalità nell’intervallo di riferimento (1-1.3) è la più bassa.
Al decrescere di Abi la mortalità per tutte le cause (non solo quelle cardiovascolari) incrementa in maniera importante, in quanto aumenta il carico ateromasico e la possibilità di altre localizzazioni.
La mortalità aumenta in modo esponenziale anche al crescere di Abi, la pendenza della curva aumenta molto velocemente nonostante i piccoli incrementi nell’Abi.
A dx del grafico sono i pazienti con arterie molto rigide, quindi possiamo immaginare una sclerosi vasale importante. Sono ad esempio i diabetici di lunga data, i fumatori, le malattie infiammatorie croniche (es. autoimmuni come artrite reumatoide) e pazienti uremici dializzati. Se questi fattori di rischio sono presenti contemporaneamente il rischio si moltiplica.
ABI rientra nelle linee guida internazionali come parametro di calcolo del rischio cardiovascolare e della Pad (peripheral artery disease). Può essere utilizzato come riclassificatore del rischio del paziente per patologia cardiovascolare: a parità di altri fattori di rischio, un Abu patologico può far riclassificare un paziente portandolo da basso rischio a moderato o severo.
La Pad condiziona la sopravvivenza, difatti porta ad un crollo del tasso di sopravvivenza. Confrontando la sopravvivenza in una paziente con infarto acuto del miocardio e con arteriopatia periferica si osserva che: nel breve periodo immediatamente successivo all’evento la mortalità è più elevata per ima, ma nel lungo termine avere una Pad con coronaropatia è peggio.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo dell'indice Abi in ambito internistico e angiologico?
  2. L'indice Abi è utilizzato in ambito internistico per valutare il rischio cardiovascolare e come riclassificatore del rischio, mentre in ambito angiologico è un indice di perfusione globale usato per valutare la perfusione periferica prima e dopo un trattamento.

  3. Qual è il significato dei valori dell'indice Abi?
  4. I valori normali dell'indice Abi sono tra 1 e 1.3. Un valore inferiore a 1 indica una pressione più bassa alla caviglia, suggerendo una possibile stenosi, mentre valori superiori a 1.3 indicano arterie rigide, spesso dovute a condizioni come l'angiosclerosi.

  5. Come l'indice Abi è correlato alla mortalità?
  6. L'indice Abi è correlato alla mortalità con una curva a "U", dove la mortalità aumenta sia per valori bassi che per valori superiori a 1.3. La mortalità è più bassa nell'intervallo di riferimento (1-1.3), ma aumenta significativamente con valori al di fuori di questo range.

  7. In che modo l'indice Abi influisce sulla classificazione del rischio cardiovascolare?
  8. L'indice Abi è incluso nelle linee guida internazionali come parametro per calcolare il rischio cardiovascolare e della malattia arteriosa periferica (Pad). Un valore patologico dell'Abi può riclassificare un paziente da basso a moderato o alto rischio cardiovascolare, influenzando la gestione clinica del paziente.

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