Concetti Chiave
- Le linee guida raccomandano la trasfusione quando l'emoglobina è sotto i 6 g/dl, mentre non è indicata oltre i 10 g/dl.
- L'approccio restrittivo alla trasfusione, con soglie di 7-8 g/dl, ha dimostrato esiti migliori rispetto all'approccio liberale.
- La trasfusione è un atto medico con rischi; alternative come la somministrazione di ferro endovenosa possono essere preferite in pazienti giovani senza comorbidità.
- Pazienti anziani con comorbidità cardiache richiedono valutazioni più attente, considerando i meccanismi di compensazione dell'anemia.
- Nuovi farmaci per la terapia del ferro permettono somministrazioni elevate in tempi ridotti, migliorando il recupero senza trasfusione.
Indicazioni alla trasfusione
Secondo le linee guida se l’emoglobina è inferiore a 6 g/dl la trasfusione è generalmente raccomandata, tranne circostanze particolari. Se l’emoglobina è oltre i 10 g/dl la trasfusione non è indicata. L’approccio trasfusionale può essere:-
● liberale: veniva adottato fino a qualche anno fa e non prevedeva alcuna soglia trasfusionale (valori di Hb 9-10 g/dl).
● restrittivo: prevede l’applicazione di soglie più restrittive (Hb 7-8 g/dl, mai al di sopra) alle quali sia più opportuno eseguire una trasfusione. Gli esiti di tale approccio si sono rivelati migliori.
Anche perché è importante ricordare che la trasfusione è un atto medico e come tale non è scevro da rischi.
Paziente giovane senza comorbidità si può decidere di non trasfondere, e somministrare la terapia con ferro ev in ps. Poi a seguito della dimissione si programma un percorso con un centro per le anemie, che la segua nei giorni successivi dopo la prima infusione di ferro in ps.
Altri aspetti
Pazienti con un’età avanzata e comorbidità a livello cardiaco sono da valutare con attenzione. Esempio un paziente con 80anni e 6 g/dl di Hb molto probabilmente sarà anche questo caso sideropenica ma non si può trattare allo stesso modo. Quanto sono importanti i meccanismi di compenso all’anemia, in condizioni normali solamente il 25% dell’ossigeno che viene trasportato nel sangue viene estratto dai tessuti quindi abbiamo una capacità di arrivare fino al 40% e poi abbiamo anche un aumento dell’output cardiaco. Si è visto da studi fatti anni fa epoi ripresi per stabilire la soglia restrittiva intorno a 7 g/dl addirittura in un soggetto sano il livello critico di Hb che determinerebbe in cronico anche delle importanti alterazioni tissutale è intono a 5g/dl. La signora
con 6g/dl ha un’anemia cronica, di lunga data ecc. ma è arrivata in PS con le sue gambe.
Oggigiorno ci sono dei farmaci per la terapia del ferro molto più sicuri di una volta che ci permettono di fare dosi elevate, fino ad 1g di ferro in una singola somministrazione in 15min.
Nel caso della nostra paziente che decidiamo di non trasfondere, fa la prima somministrazione in Ps, non ha comorbidità, non aveva sintomi cardiovascolari, aveva un Ecg normale, e poi una seconda somministrazione di ferro dopo 15 giorni con un buon recupero.
Possiamo sospettare che si tratti di un’anemia cronica perché il paziente ci riferisce dei sintomi che sono evoluti gradualmente nel corso delle ultime settimane. È venuto con le sue gambe anche questo paziente, Domanda: lo trasfondiamo? O ci manca qualche informazione? Sospetto di un’anemia da carenza di ferro dato che è microcitica. È un paziente che prendeva l’aspirina. Si decide di ricoverarlo, ma il meno possibile per il rischio di infezioni nocosomiali.
Domande da interrogazione
- Quali sono le linee guida per la trasfusione in base ai livelli di emoglobina?
- Qual è la differenza tra l'approccio trasfusionale liberale e restrittivo?
- Quali sono i rischi associati alla trasfusione?
- Come si gestisce un paziente anziano con comorbidità cardiache e anemia?
- Quali sono le considerazioni per un paziente con sospetta anemia cronica da carenza di ferro?
Le linee guida raccomandano la trasfusione se l'emoglobina è inferiore a 6 g/dl, mentre non è indicata se è oltre i 10 g/dl.
L'approccio liberale non prevedeva soglie trasfusionali specifiche, mentre quello restrittivo applica soglie più basse (Hb 7-8 g/dl), risultando in esiti migliori e minori rischi per il paziente.
La trasfusione è un atto medico che comporta rischi di effetti avversi e deve essere considerata attentamente, specialmente in pazienti giovani senza comorbidità.
I pazienti anziani con comorbidità cardiache devono essere valutati attentamente, considerando i meccanismi di compenso all'anemia e la possibilità di trattamenti alternativi come la terapia con ferro.
Per un paziente con sospetta anemia cronica, si può optare per la somministrazione di ferro, evitando la trasfusione se non ci sono sintomi cardiovascolari e l'ECG è normale, riducendo il rischio di infezioni nosocomiali.