Concetti Chiave
- Echinococcus granulosus è comune nelle regioni pastorali come la Sardegna, con un significativo impatto sulla salute umana.
- Il parassita sviluppa proglottidi mature con uova in 37-45 giorni nel cane, rendendo cruciali i trattamenti antiparassitari tempestivi.
- E. multilocularis può essere trasmesso attraverso prodotti del bosco contaminati, con rischi elevati nelle aree endemiche.
- La forma larvale di E. granulosus forma cisti con tessuto connettivo, mentre E. multilocularis provoca idatidosi alveolare, richiedendo la rimozione chirurgica estesa.
- Le moderne tecniche diagnostiche come ecografie e Tac hanno migliorato notevolmente l'identificazione delle cisti, riducendo errori diagnostici passati.
Distribuzione e ciclo di vita
E. granulosus si trova in tutto il mondo, ma è estremamente legato alle attività pastorali, per cui è molto presente in Sardegna, dove è ancora un problema enorme, perché si hanno ancora 10-14 casi ogni 100.000 abitanti.
E’ un parassita molto piccolo, con 3 proglottidi ed in quest’immagine si può vedere l’ultima proglottide quando viene eliminata. T. saginata produce 40.000 oncosfere; in questo caso questo parassita ne ha davvero poche.
Si sa che dal giorno 1 in cui il cane ingerisce l’idatide, ci vanno almeno 37-45 gg per avere una proglottide matura con le uova, che si stacca e può contaminare l’ambiente, permettendo la replicazione del ciclo. Se si trattasse il cane a 30 gg, si ucciderebbe il parassita prima che possa eliminare delle uova, per cui si andrebbe ad interrompere il ciclo.
Rischi e prevenzione
Per E. multilocularis, uno dei rischi è rappresentato dall’ingestione di prodotti del bosco (anche se non è mai stato verificato), come funghi, fragole, ecc, che possono avere le uova trasportate dall’acqua e l’uomo ingerendone una corre il rischio di sviluppare l’idatidosi alveolare a livello del polmone. Il 70-75% delle volpi ha uova o oncosfere sul proprio pelo, per cui in zone endemiche toccare una volpe può essere molto rischioso. Se si trattasse il cane a 30 gg, si ucciderebbe il parassita prima che possa eliminare delle uova, per cui si andrebbe ad interrompere il ciclo.
Diagnosi e complicazioni
La forma larvale è un’idatide, che ha le cisti figlie: in E. granulosus esiste anche uno strato avventiziale, formato da tessuto connettivo, perché l’organismo cercava di delimitare le idatidi, per cui si ha questa forma con all’interno tutte le cisti figlie; E. multilocularis dà invece l’idatidosi alveolare, che, come si può vedere in quest’immagine a sinistra, metastatizza, si infiltra, per cui in questo caso l’unico sistema che si ha per intervenire è asportare non solo tutta la zona colpita, ma andare anche oltre, perché si vuole essere sicuri, come nei tumori, di asportare anche un pezzo che magari sembra sano, ma magari contiene una piccola parte. Infatti un piccolo pezzo di questa membrana germinativa è in grado di ricreare l’idatide. Oggigiorno la situazione è molto cambiata, perché si hanno le ecografie, le Tac, ecc e non è più un problema, ma 30-40 anni fa una ciste di E. granulosus veniva diagnosticata in un soggetto che aveva problemi al fegato o ai polmoni ed in radiografia si vedeva una massa rotondeggiante radiopaca, che di solito veniva diagnosticata come neoplasia. Il problema era che si interveniva pensando ad una neoplasia, ma poi in realtà ci si trovava con questa ciste: basta che si buchi (e così facendo si fa ripartire il ciclo, per cui si è intervenuti per nulla) per far fuoriuscire gli antigeni che si trovano all’interno all’esterno. Quando l’uomo è sottoposto ad una forte stimolazione antigenica si arriva allo shock anafilattico, per cui i pazienti morivano sotto i ferri, perché ci si aspettava un tumore, non una ciste.
Domande da interrogazione
- Qual è l'area geografica in cui E. granulosus è particolarmente diffuso e perché?
- Quanto tempo è necessario affinché E. granulosus sviluppi una proglottide matura dopo essere stato ingerito da un cane?
- Quali misure possono interrompere il ciclo di vita di E. granulosus e prevenire la contaminazione ambientale?
- Quali sono le differenze tra le malattie causate da E. granulosus ed E. multilocularis e come si diagnostica oggi efficacemente?
E. granulosus è molto presente in Sardegna a causa delle attività pastorali, rendendolo ancora un problema significativo con 10-14 casi ogni 100.000 abitanti.
Dopo l'ingestione dell'idatide da parte di un cane, sono necessari almeno 37-45 giorni per sviluppare una proglottide matura contenente le uova.
Trattare il cane con un antiparassitario a 30 giorni dall'ingestione dell'idatide può uccidere il parassita prima che possa eliminare le uova, interrompendo così il ciclo di vita del parassita.
E. granulosus causa la formazione di cisti idatidee, mentre E. multilocularis causa l'idatidosi alveolare, che può metastatizzare. Oggi, grazie all'avanzamento tecnologico come ecografie e Tac, la diagnosi di queste malattie è molto più accurata rispetto a 30-40 anni fa, quando potevano essere scambiate per neoplasie.