Concetti Chiave
- La vitamina D viene convertita nel fegato in 25-Oh vitamina D (calcifediolo) e ulteriormente idrossilata nei reni a 1,25(Oh)2D3 (calcitriolo), un ormone attivo.
- La sintesi della vitamina D è influenzata da fattori come funzionalità epatica e renale, età, tempo di esposizione al sole e uso di creme solari.
- La vitamina D, se combinata con calcio, può ridurre il rischio di fratture negli anziani, ma da sola non è efficace nel contrastare la fragilità ossea.
- I recettori della vitamina D sono presenti in vari organi, come paratiroidi, reni, intestino e scheletro, influenzando diversi meccanismi corporei.
- Inaspettatamente, l'ipovitaminosi D è più comune nei Paesi del Mediterraneo rispetto ai Paesi Scandinavi, a causa di un maggiore uso di cibi fortificati nel Nord Europa.
Metabolismo e meccanismo d'azione
La vitamina D subisce un metabolismo che è indotto dagli Uv:- questa viene convertita in 25-Oh vitamina D nel fegato (calcifediolo), un metabolita attivo;
- il calcifediolo viene poi idrossilato in posizione 1 ad opera della la-idrossilasi renale divenendo 1,25(Oh)2D3 (calcitriolo), ormone attivo. Si forma anche 24-25 (Oh)2D3, metabolita poco attivo.
Fattori che influenzano la sintesi
Esistono dei fattori che influenzano la sintesi della vitamina D, quali:- funzionalità epatica;
- funzionalità renale;
- età: nell’anziano la cute è più sottile, quindi l’accumulo di vitamina D risulta essere inferiore. Quindi, già di per sé l’anziano tenderà ad avere vitamina D bassa, inoltre, tende a coprirsi di più e a muoversi ed uscire di meno quindi l’esposizione al sole risulta essere ridotta;
- tempo di irradiazione;
- utilizzo di creme protettive/permanenza prolungata dentro casa: le creme anche se necessarie per ridurre l’incidenza dei tumori della pelle legat i all’esposizione diretta ai raggi Uv, tramite la loro funzione di filtro, ostacolano l’attivazione del metabolismo della vitamina D, riducendo fino al 97% la sintesi cutanea. Un compromesso può essere stare all’aria aperta anche con il tempo nuvoloso. Allo stesso modo i vetri delle finestre filtrano gli Uv.
Si è visto che dando vitamina D e calcio ai pazienti istituzionalizzati si riduce un po' il rischio di frattura, ma ciò che è stato accertato, anche tramite revisioni Cochrane su popolazioni molto vaste, è che la vitamina D da sola non è in grado di ridurre la fragilità ossea. Risulta, molto utile per garantire l’efficacia delle terapie mirate contro la fragilità, perché (se il valore è inferiore gli effetti sulla massa ossea dei bifosfonati sono ridotti. Il meccanismo d’azione della vitamina D si basa su un meccanismo recettoriale, tramite recettori posti a vari livelli: paratiroidi, rene, intestino, scheletro. Recentemente si è scoperto che questi recettori si trovano a molti livelli, come elencato in figura 12.
In letteratura si trovano studi come quello mostrato in figura 13B dove in base ai livelli di vitamina D il controllo della pressione migliora, ma si trovano anche delle informazioni opposte, in cui la supplementazione di vitamina D nel paziente iperteso sembra non avere effetto nei controlli della pressione.
Viene mostrato uno studio in cui si evidenzia come il maggior riscontro di ipovitaminosi D si abbia, al contrario di quello che si potrebbe pensare, nei Paesi del Mediterraneo
rispetto ai Paesi Scandinavi. La spiegazione è che l’influenza del sole va un po' ridimensionata, con l’età e nelle diverse situazioni, dando maggiore importanza al ruolo dell’alimentazione. Nei Paesi Scandinavi si è raggiunta prima questa consapevolezza, per questo da 30 anni si offrono i cibi fortificati, addizionati abbondantemente, ma molto, di vitamina D.
Domande da interrogazione
- Qual è il processo di metabolismo della vitamina D nel corpo umano?
- Quali fattori influenzano la sintesi della vitamina D?
- La vitamina D da sola è efficace nel ridurre la fragilità ossea?
- Perché nei Paesi del Mediterraneo si riscontra più ipovitaminosi D rispetto ai Paesi Scandinavi?
La vitamina D viene convertita in 25-Oh vitamina D nel fegato e successivamente idrossilata nei reni per diventare 1,25(Oh)2D3, un ormone attivo.
La sintesi della vitamina D è influenzata da funzionalità epatica e renale, età, tempo di irradiazione, e uso di creme protettive o permanenza prolungata in casa.
No, la vitamina D da sola non riduce la fragilità ossea, ma è utile per l'efficacia delle terapie mirate contro la fragilità.
Nei Paesi del Mediterraneo si riscontra più ipovitaminosi D perché l'influenza del sole è ridimensionata dall'età e dalle situazioni, mentre nei Paesi Scandinavi si usano cibi fortificati con vitamina D da 30 anni.