Concetti Chiave
- La vitamina D è associata come cofattore nello sviluppo di patologie neoplastiche e malattie endocrine, agendo come adiuvante nella prevenzione dei tumori e migliorando il controllo del diabete mellito di tipo 2.
- Studi importanti indicano che la supplementazione di vitamina D può ridurre la mortalità totale del 20%, sottolineando la sua importanza nel regime di salute pubblica.
- La maggior parte della vitamina D viene assimilata attraverso l'esposizione solare (80%), mentre solo il 20% proviene dall'alimentazione, suggerendo l'importanza di una buona esposizione al sole.
- Il colecalciferolo, la forma inattiva di vitamina D, è sicuro da usare e si accumula nel tessuto adiposo senza rischio di tossicità, a differenza del calcitriolo che può causare ipercalcemia se assunto in eccesso.
- L'alimentazione da sola non è sufficiente per una buona supplementazione di vitamina D, poiché i cibi ricchi di questa vitamina, come l'olio di fegato di merluzzo e l'anguilla, non sono consumati frequentemente.
Mortalità correlata con vitamina D
La vitamina D si è osservato che si associa come concausa allo sviluppo di:- patologie neoplastiche: la vitamina D è effettivamente importante non tanto per prevenire i tumori, ma come adiuvante nella prevenzione. In diversi ceppi tumorali è stato riscontrato il recettore per la vitamina D e quindi di fatto questa azione adiuvante probabilmente si trova in moltissimi ambiti (prostata, colon, mammella, ecc.). Si tratta di studi molto interessanti ancora in via di sviluppo;
- malattie endocrine, come il diabete mellito di tipo 2: avere elevati livelli di vitamina D migliora di gran Questo si attribuisce a diversi effetti: insulina ad insulina), effetto indiretto: azione sul recettore periferico dell’insulina aumentandone la sensibilità. Tutto questo si traduce poi in un miglior controllo della malattia e in un fabbisogno minore di insulina o di farmaci antidiabetici;
Nelle metanalisi più importanti si è visto che la supplementazione di vitamina D riduce del 20% la mortalità totale.
Conseguenze
Da queste osservazioni deriva la necessità di supplementare adeguatamente la vitamina, il cui apporto deriva da:- 80% esposizione solare,
- 20% alimentazione.
Le preparazioni di vitamina D sono tantissime, a livello commerciale qualsiasi passaggio metabolico ha un suo corrispettivo farmaceutico.
La vitamina D inattiva, cioè il colecalciferolo è quella che si trova anche nelle formulazioni da banco e anche in associazione ai bifosfonati; altrimenti si hanno la porzione idrossilata a livello epatico (calcifediolo), la porzione idrossilata a livello renale e l’ormone attivo (calcitriolo), idrossilato sia a livello epatico che renale.
Il metabolita da usare è il colecalciferolo, quindi quello inattivo, che una volta dato si accumula nel tessuto adiposo e l’organismo lo recupera in base alle necessità. Il rischio di tossicità associato al colecalciferolo è pressoché nullo.
Eventuali intossicazioni da vitamina D si hanno per l’ormone attivo, cioè il calcitriolo, che non dovendo essere attivato non presenta feedback; pertanto, se preso in eccesso, i livelli aumentano e si possono avere crisi di ipercalcemia.
Con il colecalciferolo questo non può succedere, a conferma di ciò viene raccontata un aneddoto dal professore: una signora anziana a cui era stata prescritta l’assunzione di colecalciferolo, una fiala da 100'000 Ui una volta al mese, dopo due mesi si ripresenta all’ambulatorio comunicando di averla assunta tutti i giorni. Dosando la vitamina D questa risultò ovviamente alta, ma non c’era alcun effetto collaterale, alla conferma del fatto che con il colecalciferolo è praticamente impossibile avere una tossicità. Analizzando la tabella sopra si vede, però, come l’alimentazione non sia di grande aiuto alla supplementazione della vitamina D, dal momento che i cibi più ricchi (olio di fegato di merluzzo, anguilla) non sono aliment i che vengono mangiat i frequentemente. Curiosità: nel caso di un paziente vegano si potrebbe suggerire l’assunzione del fungo della quercia (Shiitake), ma chiaramente questo non può essere assunto tutti i giorni. Inoltre, vi è anche un vitamina D.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo della vitamina D nella prevenzione delle patologie neoplastiche?
- Come influisce la vitamina D sul diabete mellito di tipo 2?
- Qual è la principale fonte di vitamina D per l'organismo?
- Quali sono i rischi associati all'assunzione di vitamina D?
La vitamina D non previene direttamente i tumori, ma agisce come adiuvante nella prevenzione, grazie alla presenza del recettore per la vitamina D in diversi ceppi tumorali, come prostata, colon e mammella.
Elevati livelli di vitamina D migliorano il controllo del diabete mellito di tipo 2 aumentando la sensibilità del recettore periferico dell'insulina, riducendo così il fabbisogno di insulina o di farmaci antidiabetici.
L'80% della vitamina D proviene dall'esposizione solare, mentre il restante 20% deriva dall'alimentazione.
Il colecalciferolo, la forma inattiva della vitamina D, non presenta rischi di tossicità. Tuttavia, l'assunzione eccessiva di calcitriolo, l'ormone attivo, può causare ipercalcemia.