Concetti Chiave
- La triade di Virchow descrive i tre fattori principali della trombosi venosa: danno endoteliale, ipercoagulabilità e stasi ematica.
- Il tromboembolismo venoso presenta un rischio di mortalità significativo, con il 30% dei pazienti che muore a causa di embolia polmonare.
- Il rischio di trombosi venosa aumenta con l'età, raggiungendo un lifetime risk dell'8% dopo i 45 anni.
- Le complicazioni post-acute di una trombosi venosa possono portare a un tasso di mortalità del 23% entro un anno dall'evento.
- La presenza di cancro incrementa notevolmente il rischio di mortalità per embolia polmonare, collegando la gestione della trombosi alla valutazione oncologica.
Indice
Meccanismo della trombosi venosa
Il meccanismo fisiopatologico della trombosi venosa è rimasto praticamente quello descritto da Rudolf Virchow nel 1856: (1) danno endoteliale che si sovrappone a (2) ipercoagulabilità che si sovrappone a (3) stasi ematica (in questo caso venosa perché parliamo di trombosi venosa)¬.
La combinazione di questi tre fattori dà trombosi. Tutti i fattori di rischio del tromboembolismo venoso rientrano quindi in almeno uno di essi: l’intervento chirurgico, ad esempio, dà danno endoteliale (si taglia l’endotelio), stasi (il paziente è sul lettino operatorio) e ipercoagulabilità (le cellule endoteliali tagliate liberano il TF che attiva la coagulazione).Epidemiologia e rischio di trombosi
L’epidemiologia delle VTE rispetto a quella delle trombosi arteriosa dell’infarto acuto del miocardio è molto inferiore, ma è comunque alta: la morte di 3 pazienti su 10 è dovuta a embolia polmonare.
Il rischio lungo tutta la vita (lifetime risk) dall’età di 45 anni in poi di fare trombosi venosa è dell’8% (1 su 12).
Mortalità e gestione della trombosi
La mortalità a 30 giorni non è elevatissima (6,5%). Il vero problema sta in ciò che segue l’evento acuto: un quarto di questi pazienti morirà. Ci si preoccupa comunque molto della gestione in acuta del paziente (6-7% muore, e negli altri ci sono comunque delle conseguenze irrevocabili ).
Un trombo venoso, quando è piccolo, è lungo dai 5 ai 10 cm, ma in altri casi raggiungono le decine di centimetri (il prof. cita il caso di una paziente con trombosi venosa bilaterale il cui tronco si estendeva dalla caviglia all’arteria iliaca: aveva circa 70 cm di trombo per gamba).
Trombosi e cancro: un legame pericoloso
La mortalità a un anno è del 23%: questo valore è cumulativo vi incide certamente l’effetto dell’embolia polmonare, ma soprattutto il fatto che tutti i fattori di rischio dell’embolia polmonare possono di per sé essere letali, es. cancro. Un paziente col cancro ha 8-10 volte di possibilità in più di morire di embolia polmonare rispetto a un paziente senza cancro. Per questi motivi, nonostante la trombosi sia di per sé parzialmente responsabile della mortalità, sono molto rilevanti anche le cause sottostanti alla VTE. Ciò è dimostrato dal fatto che la sopravvivenza a un anno dei pazienti che hanno trombosi e cancro è del 47%, mentre quella di coloro che non hanno il cancro è del 93%. È consigliato fare una TAC a chi ha trombosi idiopatica e la cui ecografia degli arti inferiori non mostrava presenza di trombi: si è poi scoperto che avesse metastasi al fegato ed è morta di cancro nel giro di tre mesi. Si ribadisce quindi che il decorso di trombosi e cancro è molto legato: se un paziente ha una trombosi inspiegabile e indici di attivazione della coagulazione inspiegabilmente elevati, bisogna valutare la presenza di un cancro.
Domande da interrogazione
- Quali sono i tre fattori principali che contribuiscono alla trombosi venosa secondo la triade di Virchow?
- Qual è il rischio di sviluppare trombosi venosa dopo i 45 anni?
- Qual è la mortalità a un anno per i pazienti con trombosi venosa e cancro rispetto a quelli senza cancro?
- Perché è consigliato fare una TAC a chi ha trombosi idiopatica?
I tre fattori principali sono il danno endoteliale, l'ipercoagulabilità e la stasi ematica.
Il rischio di sviluppare trombosi venosa dopo i 45 anni è dell'8%, ovvero 1 su 12.
La sopravvivenza a un anno per i pazienti con trombosi e cancro è del 47%, mentre per quelli senza cancro è del 93%.
È consigliato fare una TAC per valutare la presenza di un cancro, poiché la trombosi inspiegabile può essere legata a neoplasie nascoste.