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Concetti Chiave

  • Il danno midollare, meno frequente del trauma cranico, può causare gravi disabilità fisiche e psicologiche, colpendo principalmente i giovani esposti a traumi sportivi o lesioni da incidenti stradali.
  • Il danno del rachide può avvenire senza fratture ossee, con situazioni di instabilità che rappresentano un pericolo, specialmente nei segmenti vertebrali medio e mobile.
  • L'accertamento della morte per arresto cardiaco è possibile da qualsiasi medico attraverso l'asistolia per almeno 20 minuti, mentre l'accertamento neurologico richiede un collegio medico specializzato.
  • Per dichiarare la morte cerebrale, è necessario verificare stato di incoscienza, assenza di riflessi specifici e silenzio elettrico cerebrale all'Eeg.
  • La donazione di organi può avvenire dopo accertamento di morte cerebrale o cardiaca, con differenze nel rischio di ischemia calda degli organi.

Indice

  1. Danno midollare
  2. Danno del rachide

Danno midollare

È molto meno frequente del trauma cranico ma può correlare a conseguenze di disabilità fisica e psicologica molto pesanti. Colpisce una fascia di popolazione tendenzialmente più giovane, dal momento che è maggiormente esposta alle cause di questo danno (traumi sportivi, lesioni da arma da fuoco…). In Italia le cause principali sono legate ad incidenti stradali o a tuffi imprudenti. Caratterizzata da stiramento del midollo senza lesione ossea.
È tipico nell’impiccagione (non quella con asfissia), nel bambino strangolato dalle cinture di sicurezza, incidente con il motociclo o con la motoslitta, contro cavi o fili metallici tesi. È dovuta a cadute dall’alto: con l’impatto al suolo l’energia si scarica bilateralmente a livello del sacro e nella regione dorsale del rachide, infatti, altre lesioni associate a queste cadute sono a carico dell’articolazione dell’anca (cotile).

Danno del rachide

Il rachide, pur permettendo una notevole articolazione, è una struttura molto solida, soprattutto nello scorrimento latero-laterale e antero-posteriore.
Sono possibili quindi situazioni di instabilità in assenza di fratture ossee. L’instabilità è uno degli elementi più pericolosi e si verifica soprattutto a livello:
- del segmento vertebrale medio (formato dalla porzione posteriore del corpo, dai peduncoli e dalle lamine), che costituisce il canale vertebrale;
- del segmento vertebrale mobile (disco, legamenti, faccette articolari) con possibili slittamenti ed effetto “ghigliottina” sul midollo.

La morte per arresto cardiaco può essere accertata da qualsiasi medico che rilevi un’asistolia all’Ecg per almeno 20 minuti. Questo perché dopo questo lasso di tempo tutte le funzioni cerebrali sono sicuramente compromesse.
L’accertamento di morte per criterio neurologico invece dev’essere fatto da un collegio costituito da un medico neurologo o con esperienza in neurofisiologia (in grado quindi di interpretare un Eeg), un medico anestesista e rianimatore che deve accertare l’assenza del riflesso bulbare del respiro legato a ipercapnia e acidosi e un medico legale che verifichi la correttezza della procedura e della documentazione.
La morte dev’essere accertata in presenza di tutti i segni di morte cerebrale:
1. Stato di incoscienza (coma);
2. Assenza dei riflessi fotomotore (paziente midriatico), oculo-cefalico, oculo- vestibolare, carenale e non devono esserci atti respiratori per aumenti della Pco2;
3. Silenzio elettrico cerebrale all’Eeg.

La donazione può avvenire secondo due modalità: la prima ad essere introdotta (tuttora più frequente) è la donazione dopo accertamento di morte cerebrale (“heart beeting cadavers”, più frequente), ma non è da sola sufficiente a sopperire alla necessità di organi; Si è quindi cercato di percorrere altre vie, arrivando così alla donazione di organi dopo morte cardiaca: rene, fegato e da poco anche il cuore possono essere trapiantati con questa modalità. La differenza risiede nel rischio di ischemia calda degli organi in caso di donazione dopo arresto cardiocircolatorio.

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