Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • La Betaamiloide è un peptide naturale il cui squilibrio può causare malattie degenerative.
  • Non è completamente chiaro cosa causi l'eccessiva produzione di Betaamiloide, ma essa altera i neuroni aumentando il calcio.
  • La proteina tau, normalmente stabilizzante, forma grovigli nei neuroni nei pazienti con Alzheimer.
  • Le alterazioni degenerative si sviluppano nel tempo, portando alla progressiva perdita dei ricordi del paziente.
  • Le ricerche sulle cellule staminali sono promettenti, mentre i trattamenti attuali alleviano i sintomi tramite farmaci.

Indice

  1. Il ruolo della betaamiloide
  2. Effetti della proteina tau
  3. Speranze nella ricerca futura

Il ruolo della betaamiloide

La Betaamiloide è un piccolo peptide prodotto in modo naturale dal nostro organismo. I livelli legati alla sua produzione sono essenziali perché, in caso di scompenso o disequilibrio, le conseguenze possono essere molto rilevanti. Alcune malattie degenerative, ad esempio, sorgono proprio a causa dell’aumento della Betaamiloide.

Non è chiaro cosa esattamente capovolga l’equilibrio favorendo la produzione di più betaamiloide, ma si sa che questo piccolo peptide provoca alterazioni aumentando l’ingresso del calcio in determinati neuroni dell’encefalo.

Effetti della proteina tau

Un’altra linea di ricerca ha chiamato in causa la proteina tau, che sembra funzionare come le traversine ferroviarie nell’unire i «binari» di microtubuli.

Nell’encefalo delle persone affette da malattia di Alzheimer la proteina tau abbandona il suo ruolo di stabilizzazione dei microtubuli e si lega ad altre molecole tau, formando, all’interno del corpo cellulare dei neuroni, grovigli di neurofibrille simili a spaghetti.

Speranze nella ricerca futura

Queste alterazioni degenerative si sviluppano in un periodo di diversi anni, durante il quale i componenti della famiglia vedono «scomparire» il loro caro. È un cammino lungo e doloroso.

Si spera che le linee di ricerca, in particolare quelle sulle cellule staminali, possano alla fine convergere e indicare un trattamento, ma al momento attuale i più utili sono i farmaci che alleviano i sintomi inibendo la degradazione dell’acetilcolina.

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