Concetti Chiave
- Seneca, nato in Spagna, visse sotto gli imperi di Claudio, Caligola e Nerone, subendo esilio e accuse ingiuste, culminando nel suo suicidio stoico.
- Le "Epistulae Morales ad Lucilium" sono lettere filosofiche destinate alla pubblicazione, affrontando temi come il tempo, la morte e la condizione degli schiavi.
- Nei suoi scritti, Seneca enfatizza l'importanza del perfezionamento interiore, della dominazione delle passioni e dell'autarchia.
- Seneca utilizza uno stile paratattico con frasi brevi e coordinate, ritenuto accessibile ma criticato da Quintiliano.
- Le opere di Seneca, come i Dialogi e le Consolationes, esplorano la saggezza stoica e temi come l'otium, l'ira, e la clemenza.
Nasce in Spagna, si scaglia contro l'imperatore Claudio che lo aveva mandato in esilio in Corsica, perché accusato di presunto adulterio con la sorella di Caligola, suo predecessore.
In un certo senso, Seneca vive sotto gli imperi di Claudio (che lo manda in esilio), Caligola (per il presunto Adulterio), e Nerone. Infatti, a 50 anni torna dall'esilio e al potere c'è un giovinetto di 18 anni di nome Nerone. Così Seneca in una prima parte avrà la reggenza del potere e farà il precettore di Nerone.
Tuttavia, quando Nerone inizia a mostrare i primi segni di squilibrio, con il matricidio (Nerone fa uccidere la madre) e l'incendio doloso di Roma, Seneca decide di allontanarsi.
In seguito, La famiglia dei Pisoni organizza una congiura contro Nerone che se ne accorge, li processa, e identifica in Seneca la mente di tale congiura. Così Seneca, dopo essersi ritirato dalla vita politica, viene accusato da Nerone di aver cospirato la congiura dei Pisoni, che aveva come scopo l'uccisione di Nerone.
Da bravo saggio stoico, Seneca fa una sauna e durante questa sauna si incide le vene e muore suicida. Tacito ci racconta della sua morte.
Anche la moglie di Seneca, Paolina, tenta di suicidarsi, ma questo viene impedito da Nerone. Nerone non voleva essere accusato anche della morte di Paolina. Sarà Paolina a celebrare la grandezza del marito Seneca negli anni successivi alla sua morte.
Seneca ha scritto molte opere. Quella più matura, scritta dopo essersi ritirato dalla vita politica a vita privata, sono le "epistulae morales ad Lucilium". Quest'opera consta di 20 libri, scritte ad un certo Lucilio, nato in Campania, e questore in Sicilia. Quest'opera rappresenta il primo esempio di lettere filosofiche destinate alla pubblicazione.
In queste lettere Seneca affronta problemi e da consigli che non sono indirizzati solo a Lucilio, il destinatario di queste lettere, ma a tutti coloro che le leggono. Sono lettere destinate alla pubblicazione.
I temi trattati in quest'opera sono vari e non ordinati, ma mescolate.
Tra i temi trattati vi sono: il tempo, la morte, gli schiavi, l’otium, finalizzato al perfezionamento interiore, la clemenza e il beneficium.
IL TEMPO: troviamo molte massime filosofiche e Seneca ripete più volte che non è importante la quantità del tempo a nostra disposizione, ma la qualità. Quindi, non è importante la quantità di tempo, ma il modo in cui lo impegniamo, e l'esortazione di Seneca è quella di non dedicarci alle cose futili, ma al perfezionamento interiore.
LA MORTE: Seneca afferma che non bisogna temere la morte, perché, se siamo stati buoni, ci aspetta un aldilà, se non crediamo nell'aldilà, vuol dire che con la morte finiamo di vivere e non succede nulla.
GLI SCHIAVI: Secondo Seneca, gli schiavi sono "servi, ma anche uomini" e perciò non vanno maltrattati, bastonati, ma rispettati perché sono uomini, ma anche perché la ruota della fortuna è instabile.
Ci sono padroni che usano i servi solo per soddisfare i loro bisogni sessuali, trattandoli alla stregua di bestie.
E la summa di tutte le considerazioni di Seneca è: "Vivi con l'inferiore come vorresti il tuo superiore vivesse con te". Seneca approfondisce un tema che è molto più ampio, ovvero il rispetto della condizione umana che è un concetto nuovo.
Nelle lettere a Lucilio, oltre a questi tre temi cardinali, ne troviamo altri, comuni alle tragedie e alle altre opere di Seneca.
Seneca, da sapiens stoico, invita Lucilio a liberarsi dalle passioni travolgenti. Chi riesce a dominare le passioni può considerarsi un saggio. Tra le più brutte delle passioni c'è l'ira. Quando Nerone era dominato dall'ira, non capiva più nulla; (scrive un opera su ciò: il DE IRA).
Seneca afferma che si può vivere poco, ma bene; questo, dominando le passioni, curando la nostra interiorità, e dedicandosi all'otium (e non al negotium). Seneca esorta Lucilio ad allontanarsi dalla politica (come ha fatto lui), per raggiungere la sapienza; chi sa vivere lontano dagli eccessi e sa dominare le passioni può raggiungere l'Autarchia, ossia l'autosufficienza interiore.
Anche se l'autarchia è tipica della filosofia epicurea, Seneca approda alla confutazione finale che 'tutto ciò che è mio è vero'. Ciò che Seneca vuole dire, è che ciò che ha raggiunto è indipendente dalle correnti filosofiche.
Nella Lettera a Lucio 95 di Seneca, Catone diventa il modello della fermezza stoica spinta fino al sacrificio di sé. In Lucano Catone è sullo stesso piano degli dei o ancora meglio su un gradino superiore, perché:
A. Moralmente perfetto;
B. Compie scelte giuste;
C. Coerenza incrollabile.
Dante lo pone nel Purgatorio perché Catone è il simbolo della libertà umana.
In Seneca troviamo frasi spezzati e brevi; la sintassi di Seneca è detta paratassi, caratterizzata da un lessico di facile comprensione, in cui predilige la coordinazione alla subordinazione.
Quintiliano, padre della moderna pedagogia, critica Seneca, affermando che gli alunni devono tradurre bene Cicerone.
Tutti i temi trattati da Seneca nelle epistole, sono affrontati nelle opere precedenti: i "Dialogi" e i "Trattati".
Nei dialogi Seneca parla in terza persona e si rivolge ad un interlocutore fittizio che può essere un amico o uno che non esiste.
Ci sono tre consolationes e fanno parte dei Dialoghi. In queste opere Seneca consola qualcuno e il dialogo si svolge o con un interlocutore reale o fittizio. Delle tre consolatio, una è dedicata a Marzia che viene consolata da Seneca in seguito alla morte del figlio.
In questa consolazione Seneca parla della morte come fine di tutto o come passaggio ad un’altra vita eterna. [O non si è, o se si è, si è felici.]
Un'altra consolatio è dedicata ad Polibium; un personaggio della corte di Claudio, che ha perso il fratello. Tuttavia, in quest'opera ci sono lodi eccessive rivolte all'imperatore Claudio che lo aveva mandato in esilio e qualcuno pensa che a causa di queste lodi, quest'opera non sia di Seneca, altri ritengono che le lodi siano state fatte da Seneca all'imperatore affinché tornasse a Roma.
In entrambe le consolatio, sia Marzia che Polibium sono consolati per la morte di una persona cara. I presupposti sono quelli filosofici, quelli della filosofia stoica.
Anche la Madre di Seneca, Elvia, viene consolata dallo stesso Seneca, poiché si trova in esilio; il presupposto di questa consolatio è il cosmopolitismo, ovvero Seneca consola la madre dicendo che è cittadino del mondo; infatti, l'importante è stare bene con sé stessi, dovunque sia.
L'otio si contrapponeva al negozium, ovvero all'impegno politico. Staccarsi dai beni materiali, da ciò che è inutile, da felicità futili.
Seneca preferiva l'otio, perché la filosofia stoica affermava che bisognava stare lontano dalla vita politica e quindi, per raggiungere il perfezionamento interiore, non bisogna aver paura del dolore, della morte, praticando la parsimonia, evitando gli eccessi.
L’ira è una passione terribile e Seneca la paragona alla follia. Non farsi travolgere dalle passioni significa essere un saggio.
Siamo noi che non sappiamo sfruttare il tempo a nostra disposizione, facendo diventare breve la vita. Seneca sottolinea ancora una volta l'importanza del perfezionamento interiore.
Seneca infine afferma che nel mondo c'è un ordine provvidenziale, il logos, e ciò spiega il dolore, ma sempre nei limiti della filosofia stoica.
I mali sono prove che servono a fortificarci, a temprarci. È da ciò che nasce la forza per continuare a vivere; solo superando questi ostacoli, possiamo diventare dei saggi
Quando Nerone è da pochi anni al potere, Seneca teorizza il principio secondo cui l'imperatore deve essere buono.
Nel momento in cui è necessario, l'imperatore deve essere clemente, deve essere rispettoso nei confronti dei sudditi, non deve essere punitivo, anche in caso di monarchia assoluta.
Nel caso di confusione il monarca deve punire, ma la punizione deve essere educativa e non dettata dall'ira, come poi successe. Il principe non deve usare l'autorità, ma l'autorevolezza.
Inoltre in questo modo il principe è rispettato dai sudditi e quindi non deve temere la congiura. Questi consigli sono dati da Seneca a Nerone all'inizio del suo potere. Seneca sperava che Nerone fosse il principe illuminato.
Seneca ha la stessa posizione di Lucano, secondo i principi stoici è giusto che ci sia una monarchi assoluta.
Rapporto do ut des, il principe deve fare del bene nei confronti dei sudditi, e loro devono ricambiare.
Il principio è quello epicureo, quello di spiegare i fenomeni naturali in modo scientifico, per indurre gli uomini a non aver paura.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il ruolo di Seneca durante il regno di Nerone?
- Quali sono i temi principali trattati nelle "Epistulae Morales ad Lucilium"?
- Come viene descritto Catone nelle opere di Seneca?
- Qual è la posizione di Seneca riguardo all'ira?
- Cosa rappresenta l'otium secondo Seneca?
Seneca ha inizialmente avuto un ruolo di reggenza e precettore per il giovane imperatore Nerone, ma si è allontanato quando Nerone ha mostrato segni di squilibrio, come il matricidio e l'incendio di Roma.
I temi principali includono il tempo, la morte, il rispetto per gli schiavi, l'otium, la clemenza e il beneficium, con un'enfasi sul perfezionamento interiore e il dominio delle passioni.
Catone è descritto come un modello di fermezza stoica, moralmente perfetto, con scelte giuste e coerenza incrollabile, simbolo della libertà umana.
Seneca considera l'ira una passione terribile, paragonabile alla follia, e sostiene che non farsi travolgere dalle passioni è segno di saggezza.
L'otium rappresenta il distacco dai beni materiali e dalle felicità futili, favorendo il perfezionamento interiore e la lontananza dalla vita politica, in linea con la filosofia stoica.