Concetti Chiave
- La metafora è descritta come la figura retorica più ingegnosa e straordinaria, capace di connettere idee e immagini di oggetti distanti tra loro.
- Aristotele sottolinea che la creazione di metafore richiede un ingegno perspicace, rendendola una delle figure retoriche più intelligenti e riflessive.
- La metafora offre un piacere unico derivante dalla meraviglia e dalla novità, permettendo di comprendere e apprezzare concetti complessi attraverso immagini inaspettate.
- Le metafore barocche, in particolare, sono caratterizzate da esagerazione e ingegnosità, cercando di sorprendere e deliziare il pubblico con accostamenti inusuali.
- La metafora non solo diverte, ma è anche utile nel sopperire alle carenze linguistiche, offrendo sostituti creativi quando mancano i vocaboli appropriati.
Indice
L'Ingegno della Metafora
Ed eccoci infine arrivati passo dopo passo al vertice delle figure retoriche in, in confronto delle quali le altre figure fin qui esaminate perdono di valore, poiché la metafora è il frutto della ragione umana più ingegnoso e acuto, il più raro e straordinario e ammirevole, il più utile e piacevole, il più convincente e fecondo.
[Da notare i voluti bisticci di parole: facondo/fecondo, gioviale/giovevole]. Veramente è un artifizio letterario molto ingegnoso, dato che se l’ingegno consiste (come abbiamo detto) nel connettere le idee e le immagini di oggetti distanti fra di loro, questo, appunto, è il compito della metafora, e non di nessun’altra figura retorica: per il fatto che essa [la metafora] trasportando quasi la mente del lettore, come del resto la parola stessa, da un ambito all’altro, arriva ad esprimere un concetto per mezzo di un altro e diverso concetto, individuando gli elementi di analogia fra aspetti del reale a prima vista dissimili. Per cui, il nostro autore [Aristotele, alla cui trattazione della metafora nella Retorica, lo scrittore fa costante riferimento] conclude che costruire delle metafore richiede la fatica di un perspicace e molto agile ingegno. Per questo motivo, la metafora è fra le figure retoriche più intelligenti: mentre le altre figure vengono create quasi con un procedimento grammaticale [e senza particolari implicazioni semantiche, ossia quasi meccanicamente e in modo superficiale] e si arrestano alla superficie del vocabolo, la metafora, con attitudine conoscitiva e riflessiva, penetra e studia attentamente le nozioni più difficilmente comprensibili per metterle insieme; e se le altre figure retoriche nascondono dei concetti, la metafora riveste le stesse parole di concetti.
Pertanto, fra tutte le altre figure retoriche, la metafora è la più straordinaria per la novità portata da un accoppiamento frutto dell’ingegno del poeta: in assenza di tale novità, l’ingegno perde la sua gloria e la metafora la sua forza. Perciò, Aristotele ci fa presente che essa deve essere ricercata solo dentro di noi e non derivata dall’esterno [la metafora è un prodotto tutto mentale e fantastico che avvicina, in modo inaspettato, elementi del tutto distanti], mentre l’animo dell’interlocutore, sopraffatto dalla novità, apprezza l’acutezza dell’ingegno che compie l’atto di rappresentare e l’inaspettata immagine dell’oggetto rappresentato.
La Metafora e il Piacere
Se la metafora è tanto sorprendente, è opportuno che essa sia altrettanto piacevole e divertente, poiché dalla meraviglia nasce il piacere, come succede dagli improvvisi cambiamenti della scena e dagli spettacoli mai veduti prima. Che se il diletto che ci arrecano le figure retoriche deriva (come ci insegna Aristotele) da quel desiderio della mente umana di imparare cose nuove senza fatica e molte cose con un piccolo volume che le riassuma, certamente, la metafora sarà più dilettevole fra tutte le altre figure retoriche prodotte dall’ingegno: la quale facendo volare la nostra mente da un campo semantico all’altro, ci fa intravedere più oggetti in una sola parola. Per questo motivo se tu dice “Prata amœna sunt” si dà l’immagine dei prati verdeggianti; ma se diciamo “Prata rident” rappresenterai (come ho già detto) la Terra un essere vivente, il prato sarebbe la faccia e la bellezza il riso felice. Con questo, da una piccola parola traspaiono tutte queste nozioni di generi differenti: terra, prato, piacevolezza, uomo, anima, riso, gioia. In modo reciproco, immediatamente, nel viso umano, noto l’aspetto dei prati e tutte le proporzioni esistenti fra queste e quelle, che in un altro momento non ho osservato. Questo è quel rapido e facile insegnamento da cui ha origine il divertimento, poiché nella mente di colui che sente un solo vocabolo appare colmo di meraviglie.
L'Utilità della Metafora
La metafora non è meno utile a coloro che la utilizzano di quanto non sia divertente per gli interlocutori. Sì, perché molte volte, per sua natura, la metafora sopperisce in modo provvidenziale alle carenze della lingua e, qualora manchi il vocabolo adatto, il traslato [= la metafora] trova il relativo sostituto [Questo tipo di metafora si chiama catacresi – es. le “gambe” del tavolo]: come se tu volessi dire con dei vocaboli propri “vites gemmant” e “sol lucem spargit”, non ci riusciresti. Per questo motivo scrive giustamente Cicerone, le metafore assomigliano alle vesti che, trovate per necessità, possono servire ancora per una festa di gala o per ornamento. […]
L'Acutezza della Metafora
Quindi quanto più la metafora sarà rara e straordinaria, tante più qualità straordinarie rinchiuderà in un vocalo: e aggiungo che tanto più sarà acuta e frutto di un grande ingegno, quanto più meno superficiali sono le particolarità che in essa sono rappresentate. Infatti se dici “pecuniae trabax”, non sottolinei altro che una nozione superficiale e generica, cioè l’azione di trarre verso di sé il denaro. Invece “pecuniae accipiter” rende l’idea dell’azione dello sparviero che con gli artigli, afferra la preda e, rapidamente, la trascina verso di sé. Quindi se si ricerca maggiore perspicacità a capire subito tante nozioni nascoste al di sotto di quel genere, la metafore si fa più ingegnosa e acuta. Nel caso in cui tu dicessi “accipitrare pecuniam” [il significato è lo stesso della frase precedente, ma in questo caso è stato inventato il verbo accipitrare derivato da accipiter, difficile da tradurre in italiano – forse “afferrare come fa uno sparviero”], all’acutezza della metafora si aggiungerebbe la rarità straordinaria del verbo derivato e il valore del tuo ingegno e il divertimento dell’uditore ne risulterebbero raddoppiati. Nello stesso modo più ingegnosa .e acuta è la metafora quando le caratteristiche sono talmente distanti fra di loro che è necessario compiere molti passaggi logici per comprendere in un solo attimo il senso del traslato.
Esempi di Metafore Ingegnose
Se, per esempio, tu avessi chiamato Tossilo [si tratta del personaggio di una commedia di Plauto] “pistrinorum circulus” [circolo dei mulini”, per far capire che egli gira in continuazione intorno alla macina dei mulini, come la circonferenza girà intorno al centro, sarebbe una metafora piena di ingegno, poiché si indica l’azione, come dicono gli studiosi di logica e di grammatica, cioè attribuiamo il predicato dell’azione ad una persona: si tratta della metafora che passa dall’azione a colui che compie l’azione [consiste nel definire colui che compie l’opera (il girare in circolo attorno alla macina) attraverso l’opera stessa, cioè il cerchio descritto intorno alla macina]. Ma ancora più ingegnosa è la metafora dell’acutissimo Plauto, “pistrinorum civitas”; il senso del girare intorno alla macina è trasportato alla circonferenza del cerchio e da questa alla circonferenza delle mura che corrono intorno alla città [in questo esempio, Tesauro fraintende il significato di “civitas” che non significa “città”, bensì “cittadinanza”]: in questo modo indica la città con le mura, le mura con la circonferenza del cerchio descritto dalla cinta muraria, tale circonferenza rimanda al percorso che segue il mugnaio intorno alla macina, e quindi la metafora “pistrinorum civitas”indica il giro per la persona che compie il giro: si vede allora con quale velocità e quanti gradi, e in un solo momento, il tuo pensiero deve attraversare per giungere al concetto previsto, e quanta perspicacità e velocità di ragionamento sia necessaria sia colui che costruisce la metafora che a colui che arriva a capirne il significato.
Il brano è tratto da Il cannocchiale aristotelico, opera scritta verso la metà del XVII secolo, ma pubblicata solo nel 1670. In sintesi esso tratta delle potenzialità che offre la metafora, indicando anche alcuni principi basilari della poetica barocca come l’acutezza, l’ingegno, il fine edonistico dell’arte e il concetto di meraviglia.
I testi classici, a cui l’autore rimanda in continuazione, sono la Poetica e la Retorica di Aristotele. I teorici barocchi, di Aristotele rifiutavano il canone della verosimiglianza e il concetto di poesia come imitazione. Invece accoglievano la concezione edonistica dell’arte (lo scopo dell’arte è il divertimento). Nel Seicento sono molto di attualità anche gli aspetti tecnico-teorici del filosofo greco e in particolare la trattazione della metafora. Tuttavia i poeti del XVII danno del pensiero poetico di Aristotile una lettura barocca. Nel Cinquecento, i poeti concordavano con i filosofo greco per consigliare la moderazione e condannavano l’uso di metafore troppo artificiose e che nascondevano concetti troppo complessi. Invece i poeti barocchi, come i marinisti, sulla traccia della teoria del Tesauro, prediligono gli estremi, ossia più la metafora è ingegnosa e meglio è. La metafora è anche, e soprattutto, un mezzo per arrivare alla “meraviglia”, uno dei canoni della poetica barocca: essa congiunge due campi semantici totalmente opposti (= “ligare insieme le remote e separate nozioni”)
Il testo può essere scomposto in cinque parti
• Definizione generale della metafora - La sua base: la sorpresa
• Funzione di diletto della metafora
• Utilità della metafora
• Caratteristiche della metafora barocca – L’esagerazione
• Esempi di metafora
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo della metafora secondo il testo?
- Come la metafora contribuisce al piacere del lettore?
- In che modo la metafora è utile nella lingua?
- Quali sono le caratteristiche della metafora barocca?
- Qual è l'importanza della metafora secondo i teorici barocchi?
La metafora è considerata la figura retorica più ingegnosa e acuta, capace di connettere idee e immagini di oggetti distanti, esprimendo concetti attraverso altri concetti diversi.
La metafora sorprende e diverte, poiché dalla meraviglia nasce il piacere. Essa permette di vedere più oggetti in una sola parola, offrendo un insegnamento rapido e facile che intrattiene l'uditore.
La metafora sopperisce alle carenze linguistiche, trovando sostituti per vocaboli mancanti e arricchendo il discorso, come nel caso della catacresi, dove si usano metafore per descrivere concetti senza termini propri.
La metafora barocca è caratterizzata dall'esagerazione e dall'ingegno, prediligendo accostamenti estremi e sorprendenti per raggiungere la "meraviglia", un canone della poetica barocca.
I teorici barocchi valorizzano la metafora per la sua capacità di divertire e stupire, rifiutando il canone della verosimiglianza e abbracciando la concezione edonistica dell'arte, in contrasto con la moderazione consigliata dai poeti del Cinquecento.